La competitività, problema di sistema

ROMA – Rischiamo la banalità: l’aggravarsi della situazione economica dovrebbe indurre in tutti gli attori    – politici, sociali, istituzionali – un di più di rigore nelle analisi e di chiarezza nelle proposte.

Dovrebbe. Invece succede che ci si rifugi nei tatticismi, nei messaggi allusivi più che impegnativi, da cui non di rado originano dispute accanite quanto simboliche. E intanto: recessione prolungata, chiusure di siti produttivi, inoccupazione giovanile… e nessun elemento di novità all’orizzonte.
Detto con chiarezza e in buona coscienza: ho considerato interessante l’annuncio –qualche giorno fa- dell’intento del Governo di promuovere una tornata di incontri con le parti sociali sul tema della produttività. Finalmente una novità, ho pensato. In effetti il nostro sistema economico-produttivo sconta un pesante deficit di produttività.

 Creatività delle nuove generazioni e patrimonio culturale

Non sa investire sulle risorse umane e materiali di cui dispone: la creatività delle nuove generazioni, il patrimonio culturale e paesistico di cui dispone. Non sa sostenere l’ossatura fondamentale del suo apparato industriale: ci sono filiere produttive di grande pregio che, pur nella crisi, mantengono od accrescono la propria capacità competitiva sui mercati globali, ma vivono ed operano in solitudine, senza sostegni in termini di innovazione, di accesso al credito, di promozione all’export. Annunciamo, con cadenze almeno biennali, riforme globali del sistema formativo, ma ancora non disponiamo di un repertorio delle competenze per l’innovazione, comparabile su scala europea o globale. Rivendichiamo –e con ragione- di essere ancora, e nonostante tutto, il secondo paese più industrializzato d’Europa, ma l’esperienza peculiare delle “reti o filiere” di medie imprese (la nostra vera peculiarità) è fenomeno del tutto spontaneo e privo perfino di una adeguata personalità giuridica; mentre gli ultimi tentativi di “politica industriale” degni di questo nome risalgono ad alcuni decenni fa.

Latitano i programmi infrastrutturali

Ogni documento solenne di politica economica afferma che il Sud è una opportunità piuttosto che un problema, ma i programmi infrastrutturali latitano –costano troppo-, le misure anticorruzione sono terreno di lotta eminentemente politica, come se non fossero un handicap colossale per lo sviluppo economico (non solo per il Sud, in verità).
Un sistema che non sa colmare questi handicap sconta inevitabilmente un enorme deficit di capacità competitiva. Nessuno può sottrarsi a questa consapevolezza. Da qui l’interesse per l’annunciato confronto, e l’auspicio che ciascuno degli attori vi partecipi  con lungimiranza e determinazione, senza processi preventivi alle reciproche intenzioni.

 Emergono ambiguità e tatticismi dei ministri

Purtroppo sono bastate alcune ore a far emergere ambiguità, quanto meno il rischio di strumentali tatticismi. “Ottimizzare l’occupazione” dice la Ministro Fornero. Che vuol dire? Che la strada da battere è quella della intensificazione della prestazione lavorativa? Occorrerà spiegare alla Ministro che oggi la capacità competitiva non la si misura sui costi di produzione di ogni singola impresa, ma è la risultante di una pluralità di fattori che attengono essenzialmente al sistema in cui la singola impresa opera. A sua volta il Ministro Passera evoca, in proposito, l’assetto del sistema contrattuale. Sta forse alludendo a stravaganti soluzioni “alla Sacconi”, del tipo de-tassazione del salario di produttività? Non farebbe onore a se stesso né alla sua esperienza di manager moderno. A fronte di queste esternazioni sono indubbiamente condivisibili le aspre reazioni di Camusso che prefigura una risposta in termini di lotta.

Iniziativa autonoma delle parti sociali

Tuttavia  il problema esiste, anzi: in termini di sistema è il nostro problema principale. Che fare, dunque? Azzardo una ipotesi; un auspicio, se si vuole: le parti sociali assumano con decisione una iniziativa autonoma. Un tavolo bilaterale sulle misure possibili per un recupero consistente di capacità competitiva al nostro sistema economico. Ne hanno la forza e la volontà? Me lo auguro. E il Presidente Monti si renderebbe disponibile ad un successivo confronto con le parti?  Dovrebbe correggere in certa misura le posizioni di recente espresse in tema di rapporto fra esercizio della funzione di governo e rappresentanze sociali, ma il paese ne trarrebbe comunque beneficio.

 

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