Venezia 81. L’eco dei leoni in corsa

VENEZIA – Una volta, quando il cinema italiano era grande e tutto il mondo ce lo invidiava (al punto che Cinecittà era stata ribattezzata Hollywood sul Tevere), c’erano i grandi maestri: Visconti e Fellini, Blasetti e Bolognini, De Sica e Rossellini, Risi e Rosi, Lizzani e Pasolini, Antonioni e Bertolucci, per dire dei maggiori. 

E c’era una pattuglia di attori e attrici da gran pavese: Lollo e Loren, Mangano e Bosè, Gassman e Vitti, Cardinale e Magnani, Mastroianni e Sordi, Tognazzi e Manfredi per dire dei principali. 

Ed ogni regista lavorava da solo, faceva il suo film con la sua attrice (che spesso per sottrarla alla concorrenza aveva sposato) e ogni attore-celebrità faceva il suo da protagonista, oscurando i comprimari che tutt’al più potevano godere di di luce riflessa.

Oggi quel cinema non c’è più. E la mostra di Venezia dà  spazio ai giovani registi e ai loro film da esordienti, come è giusto che faccia un festival nato per far conoscere i nuovi talenti.

L’ottantunesima edizione si è appena aperta con L’oro di Napoli, un doppio omaggio: a Vittorio De Sica che lo diresse e che è scomparso esattamente cinquant’anni fa  e a una giovanissima Sophia Loren che è fra gli interpreti e che il 20 settembre taglierà l’ambito traguardo dei 90. 

Il film della preapertura fu in concorso alla Mostra di Venezia del 1955 e ha avuto l’onore di aprire in anteprima una rassegna che si annuncia kolossal, come si dice dei grandi eventi d’oltreoceano. A cominciare dalla giuria internazionale che quest’ anno è presieduta da Isabelle Huppert, attrice francese fra le più apprezzate.

Ventuno i film in concorso, cinque gli italiani. Gianni Amelio, premiato con il Leone d’oro nel 1998, presenta il suo Campo di battaglia, una storia ambientata nella Grande Guerra di cui sono protagonisti nei camici di due medici Alessandro Borghi e Gabriel Montesi. Si parla di ospedali da campo, di trincee, di dolore, di sofferenza. Un argomento di non facile approccio per il pubblico festivaliero.

Oggi il cinema è di coppia: sul Lido, gli esordienti Fabio Grassadonia e Antonio Piazza firmano un film, Iddu, ritratto di Matteo Mesina Denaro, il boss mafioso di recente assicurato alle patrie galere dopo quasi quarant’anni di dorata latitanza.

Elio Germano ne è il protagonista nei panni del pezzo da novanta e Toni Servillo in quelli di un fiancheggiatore. Anche questa una scelta coraggiosa che non è detto sarà apprezzata appieno dalla giuria internazionale

Un altro personaggio non facile da portare sullo schermo è Riccardo Schicchi, lo scopritore di Ilona Staller, più nota come Cicciolina, e della pornodiva Moana Pozzi. Ne è autrice la regista Giulia Steigerwalt e il film prende il titolo, Diva futura, dal nome dell’agenzia di pornodive di cui Schicchi era il patron e la Pozzi è stata la stella più splendente. Ne è interprete da protagonista Pietro Castellitto e fra gli interpreti non poteva mancare uno stuolo di belle ragazze. 

Luca Guadagnino, che due anni fa ebbe il Leone d’argento è in gara con Queer, che ha tratto da un romanzo di Williams S. Burroughs di cui è protagonista Daniel Craig nei panni di un omosessuale eroinomane nella Città del Messico degli anni Quaranta. 

Chiude la pattuglia degli italiani in gara il film Vermiglio di Maura Del Pero, storia di tre sorelle adolescenti travolte da vicende drammatiche negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale  ambientate fra i monti del Trentino Alto Adige. 

Nelle parole del direttore Alberto Barbera, la mostra di quest’anno sarà ricca di tutto, anche di nomi importanti che hanno assicurato la presenza indipendentemente dal fatto che il loro film sia in uscita, in concorso o no: a Venezia anche le sezioni collaterali ai Leoni con le loro giurie e i loro premi speciali sono ambitissime.

Fra i grossi calibri del cinema mondiale che uno dopo l’altro per non rubarsi la scena, ci saranno Tim Burton e Monica Bellucci, insieme nella vita e sul set di Beetlejuice, sequel di  Spiritello porcello del 1988. 

Ci sarà Nicole Kidman, star di Baby girl, dramma erotico di Halina Rejin. Sul tappeto rosso sono attese Lady Gaga e Kate Blanchett, Julianne Moore, Tilda Swinton e Angelina Jolie, ma anche Pedro Almodovar, Brad Pitt, Kevin Kostner, Richard Gere, Antonio Bandera e George Clooney.

Fra i divi di casa nostra “mai come quest’anno – ha detto il direttore Barbera – sono presenti tutti i cast senza defezioni”. 

 E si fanno i nomi di Valerio Mastrandrea con la sua opera seconda, che apre la sezione Orizzonti, di Francesca Comencini il cui film Il tempo che ci vuole è attesissimo anche se fuori gara. Non mancherà Nanni Moretti il cui Ecce Bombo sarà proiettato in una versione accuratamente restaurata neanche fosse un classico del cinema muto. 

Una rassegna di documentari porterà all’attenzione degli spettatori soprattutto i più giovani gli attuali confitti in corso in Russia e Ucraina e in Israele e Palestina. I Leoni di Venezia avranno ancora da ruggire.  

Condividi sui social

Articoli correlati