Travaglio, un vero gentleman scatenato contro Napolitano

ROMA – Per un quarto d’ora, minuto più minuto meno, Marco Travaglio , da  Servizio pubblico, utilizzando la platea che Santoro gli mette a disposizione, ha cercato di ridicolizzare il Presidente della Repubblica. Ma non lo ha fatto in prima persona.

Lui è furbo, mica si fa prendere in castagna, sia mai. Ha utilizzato articoli di giornale in cui si commentava il discorso pronunciato davanti alle Camere riunite dopo aver giurato, per la seconda volta, fedeltà alla Costituzione. Fatto unico nella storia del nostro Paese, un Presidente della Repubblica che viene confermato nell’incarico e con un voto a stragrande maggioranza. Il furbo Marco, bravissimo nella intonazione della voce e delle smorfie facciali, ha preso in giro tutti coloro che hanno avuto parole di elogio nei confronti del Capo dello Stato e gà che c’era se l’è presa anche con Clio, la moglie. Giornalisti, editorialisti, politologi, costituzionalisti, personalità del mondo della cultura, tutti utilizzati  per attaccare Napolitano. I troppi elogi che gli hanno rivolto nelle pagine di giornali, nelle tv e nelle radio, sono diventato motivo per schernire, con il sorriso sulle labbra, il Capo dello Stato, per  accusarlo delle peggiori nefandezze fino a quello che a dire del Marco, sarebbe un tentativo, anzi più di un tentativo, di impagliare la stampa. Travaglio non si rende neppure conto di quello che dice. Infatti che bisogno ci sarebbe di mettere il bavaglio ad una  informazione che per lui fa il tifo sfegatato? Ma il Travaglio non è in grado di dare  risposte ragionate. Non ne è capace, o meglio non vuole proprio darle. Lui, il cavaliere senza macchia e senza paura, si sente il padrone del mondo, tutti devono mettersi al suo servizio, aspetta, e sollecita quando non arriva, l’applauso del pubblico reclutato dalla organizzazione del programma. Un pubblico che applaude le cazzate del giornalista che meglio di lui non c’è nessuno, ma anche Santoro che prende le distanze dal personaggio Travaglio, che lui stesso ha costruito. Un pubblico, insomma un po’ disorientato, Evidentemente il conduttore  si è reso conto  che i limiti della decenza erano stati sorpassati. Il bersaglio da colpire  infatti  non è stato solo Napolitano. Prima di  lui il Marco aveva preso di mira Stefano Fassina. Sempre con il sorriso beffardo sulle labbra aveva sproloquiato sul ventennio dell’inciucio fra Berlusconi e il  Pd  che è nato non venti anni fa ma molto dopo. Ma Travaglio conosce solo il  librone dove sono segnate le cause giudiziarie. La storia gli fa un baffo.

Anche  Stefano Fassina entra nel mirino

Quando Fassina, dimissionario come tutta la segreteria del Pd, ha tentato di replicare, lo ha fatto con garbo e con misura, ha tirato fuori il sorriso beffardo, quello delle grandi occasioni. Fassina ha avuto l’ardire di chiedergli cosa avesse da ridere e lui  non ha avuto dubbi: lo faccio perché non posso scompisciarmi. Davvero un gentleman. Il programma sembrava aver preso una strada interessante. Landini, il segretario della Fiom , ha posto il problema del governo. Poche cose da fare, le emergenze, a partire dai problemi del lavoro e dalle riforme costituzionali, la elettorale e poi al voto. Fassina cercava di dire che lo stesso Enrico Letta, in streaming con i grillini aveva enunciato le cose da fare, tentava di parlare del programma, concordando che affrontata l’emergenza, esodati, cassa integrati, si doveva votare. Ma a Santoro il programma faceva un baffo. Sarà Renzi il capo del Pd? Fassina cercava invano di sottolineare che sarà il congresso a decidere, ora era più importante discutere le cose da fare, in quella strana alleanza fra Pd e Pdl per dare al paese un governo, cosa che lo stesso Santoro e, prima di lui Cacciari, ospite fisso del programma, considerava una cosa necessaria. Fassina si doveva accontentare. Aver avuto l’occasione di pronunciare la parola programma è già un privilegio. Travaglio permettendo.

Alessandro Cardulli

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