Conoscendo Guglielmo Epifani

ROMA – Ho provato rabbia, ma anche tristezza, leggendo i molti commenti alla elezione di Guglielmo Epifani a segretario del Partito democratico. Scontati quelli dei giornali di destra, ci riferiamo a giornali  che fanno riferimento esplicito al campo riformista o che vantano   autonomia, indipendenza, magari condita  di “terzismo”, o “cerchiobottismo”, “ “sì ma anche”. Dico subito che questo articolo, scritto in prima  persona, non è oggettivo.

Io ho lavorato insieme ad Epifani per molti anni sia indirettamente che direttamente. L’ho conosciuto quando era segretario generale aggiunto del sindacato dei poligrafici e cartai della Cgil ed io nella segretaria e poi vicesegretario della federazione nazionale della stampa.  In seguito, siamo al 1983, Epifani diventa segretario generale della Filis, la federazione italiana lavoratori dell’informazione e spettacolo della Cgil, di nuova costituzione, un salto di qualità nel più grande sindacato italiano che intende affrontare a tutto campi i problemi della comunicazione. Io vengo eletto come segretario generale aggiunto, il vice insomma. Stima affetto, interessi politici in comune. Epifani è fra i fondatori della associazione che si chiama Laboratorio politico della  sinistra di cui anche io faccio parte. Il suo contributo è stato ed  è essenziale per l’attività. Siamo nati, con iscritti e non al Pd, richiamando i valori del socialismo europeo, dell’ecologisno e del solidarismo.  E  Laboratorio ha presentato all’assemblea un documento con significative indicazioni per ricostruire e rinnovare il partito, un percorso e le modalità per un Congresso che rappresenrti un reale momento di partecipazione e confronto. Documento accolto dalla presidenza. Vediamo in breve  quale “ trattamento” è stato riservato al nuovo segretario del Pd.

Il tentativo di sminuire il significato dell’elezione del  segretario del Pd

Leggendo cronache e commenti all’Assemlea nazionale del pd  viene in evidenza il tentativo  di trasformate l’elezione di Epifani a segretario del Pd in una operazione di piccolo cabotaggio. Si è parlato di “ reggente”, “ traghettatore”. Niente di male. Ma, aggiungendo aggettivi o sostantivi a quello di “segretario”, ovviamente se ne sminuisce il significato. Epifani viene  ad assumere il ruolo di una specie di foglia di fico, per arrivare al Congresso.  Un  re travicello piovuto ai ranocchi, altri sono i veri protagonisti.  E si annuncia, fin da ora che il duello vero è fra Enrico Letta e Matteo Renzi.  Questo tormentone ce lo porteremo fino al congresso, previsto entro fine ottobre. Non è un caso se il premier  ha voluto sottolineare, nell’intervento all’assemblea, che  Epifani è un “segretario senza aggiunte di aggettivi”. In realtà si vuole un Pd debole, privo di una vera guida, chi ha fatto il tifo per le larghe intese ha bisogno di un partito debole, in confusione. Del resto , anche dall’interno del Pd, è proprio a conclusione dell’assemblea qualche esponente anche autorevole, ha dichiarato in tv che Epifani era stato eletto perché “ non si trovava nessun altro, lui si é offerto volontariamente”. E il sindaco di Bari, Emiliano, lo definisce “ un camerlengo”.  Per non parlare del rilievo dato da Repubblica ad una intervista con il prodiano Sandro Gozi il quale ricorda che si è astenuto  e critica Epifani  perché “ sta lavorando per succedere a se stesso, ma Guglielmo non rappresenta il nuovo”. Sarebbe l’ora che questo” nuovo “ venisse alla ribalta. Del resto Gozi ha parlato in Assemblea  non ha detto che “Guglielmo non rappresenta il nuovo”.  Perlomeno non l’ho sentito. Già poi è singolare questa storia di Epifani che sotto sotto tramerebbe per ripresentare la sua candidatura al Congresso. Allora non sarebbe un “ traghettatore”, tutta una finta. In ogni partito quando si arriva al Congresso il gruppo dirigente si presenta dimissionario. Se ne deve eleggere uno nuovo e tutti, secondo le norme previste dagli statuti, si  possono  candidare. Allora dove sta l’inganno. Ma ciò che più ha suscitato la mia rabbia sono alcune espressione usate per parlare di Epifani.

Toni offensivi nei confronti del leder di Democratici

Sempre Repubblica ha fatto da capofila. Goffredo De Marchis scrive che “ Epifani è un dettaglio “. Quasi uno che passava per caso dalla Nuova Fiera di Roma, Curzio Maltese, dalla prosa sempre fluente addebita ai tanti  errori del Pd anche quello di “ farsi rubare la scena” da Berlusconi anche nel giorno in cui si elegge il nuovo segretario. Si riferisce ai fischi al cavaliere nel corso della manifestazione di Brescia che ha fatto titolo, ovviamente, togliendo visibilità al Pd. Che rispondere a simile sciocchezze? Niente. Sempre da Curzio Maltese: “ La strategia (delle varie correnti ndr) prevedeva la nomina di un reggente di scarso peso, Guglielmo Epifani, per traghettare il partito fino all’autunno in attesa di farsi venire  una buona idea per far fuori Matteo Renzi”. Questo Epifani  non è quello che ho conosciuto e conosco. Chi ha la capacità di dirigere una grande organizzazione della Cgil, quasi sei milioni di iscritti, qualche peso lo deve pur avere. Forse, ci consenta Maltese, più di lui. Io ho conosciuto Epifani come un dirigente sindacale in prima fila, quando poco se ne parlava, nella battaglia per la libertà dell’informazione. Da una parte c’erano i consigli di fabbrica, dall’altra i comitati di redazione che erano sorti nelle testate giornalistiche , anche all’Unità, il quotidiano del Pci. La costruzione di un rapporto   fra i due sindacati consentì il superamento del corporativismo che caratterizzava in particolare giornalisti e poligrafici ed anche le altre categorie che le organizzazioni rappresentavano. Le lotte per il rinnovo dei contratti di lavoro in un periodo di grande difficoltà, di ristrutturazioni aziendali con l’introduzione del settore dell’editoria delle nuove tecnologie,  dello sviluppo delle televisioni commerciali, leggi ingresso di Berlusconi, rapprsentarono un forte collante con la battaglia più generale per la libertà e l’autonomia dell’informazione, del mondo della comunicazione nel suo complesso.

Le battaglia della Filis Cgil e della Fnsi per la libertà dell’informazione

 E in quegli anni che nasce lo slogan “ il diritto dei giornalisti ad informare e dei cittadini ad essere informati”. E’ quella stagione a cavallo della fine degli anni  settanta e poi per tutti gli anni ottanta che vede importanti e significative iniziativa fra le quale un dibattito ai cancelli della Fiat fra giornalisti e poligrafici. E poi una grande manifestazione a Filano, davanti al Corriere della Sera contro la P2. Ricordo fra i tanti tipografi che incontravano uno , Ennio Stefanoni, il capo degli operai del Corriere che ci “ insegnava “ la partecipazione. Era la nostra “ religione”, una vera scuola. Quando trattavi con il padrone e avevi alle tue spalle   i lavoratori dei comitati di azienda, ti suggerivano, tin incoraggiavano, non ti perdevano d’occhio. Una lezione di vita sindacale e politica che non si dimentica. Già la politica. Il sindacato non né avulso, si deve immergere nella politica , portando la sua esperienza , rimanendo autonomo. Noi, lui ed io, siamo cresciuti insieme alla scuola di Lame, Trentin, Garavini, Scheda, Boni, Didò, comunisti e socialisti che credevano nell’unità sindacale, litigavano anche in modo aspro ma senza perdere la bussola.

Socialista, vicino a Giolitti e agli intellettuali di Mondo Operaio

 Io orgoglioso di essere comunista,  ingraiano,Epifani di essere socialista, vicino all’ area di Giolitti, a Mmondo operaio,   la bussola dell’unità non l’abbiamo mai persa. Così come tutta la Cgil superammo la prova del referendum sulla scala mobile. Nella Filis i lavoratori iscritti erano in gran maggioranza comunisti, simpatizzanti. Non l’ abbiamo  fatto pesare,noi contavamo quanto i socialisti. Ora  il fatto di provenire dal partito socialista del nuovo segretario del Pd viene preso per una segnale di disgregazione da ambienti diciamo di una sinistra  con la puzza sotto il naso. Noi ricordiamo solo che quando Craxi vinse la partita congressuale Epifani disse: “ Noi che eravamo vicini agli intellettuali di Mondo operaio perdemmo”. Quando il Psi si estingue si iscrive ai Ds, “ un approdo naturale”, disse. E D’Aledma gli propose di assumere la responsabilità dell’organizzazione. Epifani  completare la sua esperienza nella Cgil. Se già allora  aveva il “ peso” per assumere un incarico di grande responsabilità nel partito, non si vede perchè non dovrebbe averlo ora, dopo aver diretto da segretario generale il più grande sindacato italiano.. Con buona pace di Curzio Maltese.

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