Economia. Nuova manovra a rischio aspettando la legge di stabilità

ROMA – La conclusione della tornata elettorale amministrativa in Sicilia ha dato segnali che andrebbero tenuti in seria considerazione da parte del centrosinistra, soprattutto dal Pd.

Anzitutto il fenomeno del M5S, che, piaccia o non piaccia, è stato la novità politica più significativa delle elezioni politiche di febbraio, non è affatto scomparso come qualche frettoloso commento aveva sentenziato. E’ probabilmente un fenomeno politico ridimensionato, anche per le cattive prove date in questi mesi, ma resta tuttora il bacino di disagio e protesta in cui ha pescato voti e cioè la delusione creata dalla rappresentanza parlamentare dei partiti tradizionali.

 Dal voto di protesta si  passa all’astensione
 
Infatti il forte distacco, la critica feroce alla rappresentanza politica perdurano tuttora, forse sono addirittura in crescita, e quando non si esprimono in un voto di protesta, come nel caso del M5S, diventano nuovo allontanamento dal voto. La crescita dell’astensione alle elezioni amministrative (solo 2 mesi dopo le politiche) è impressionante. Inoltre liste locali fortemente caratterizzate hanno conquistato la guida di comuni come Messina. E’ cosa diversa dal M5S, ma è pur sempre una posizione che sostiene con radicalità obiettivi in alternativa anche ai partiti di centrosinistra.
Se qualcuno nel Pd vuole insistere a cantare vittoria per l’esito delle amministrative malgrado una crescente valanga astensionista e la perdita di 240.000 voti in soli 2 mesi come è capitato al Pd vuol dire che sottovaluta pesantemente le posizioni di disappunto, di critica feroce e di distacco politico. Questo nulla toglie al buon risultato elettorale del centrosinistra e del Pd nelle amministrative, ottenuto però per una discesa più contenuta di consensi rispetto al crollo del centrodestra.
Per di più la situazione politica resta scivolosa e la formazione del Governo di larghe intese (si fa per dire) non aiuta.

Il governo persegue la quadratura del cerchio

Veniamo al Governo di larghe intese. Il Governo persegue la quadratura del cerchio, sfida intellettuale fantastica, ma di esito incerto. Da un lato proclama di voler rispettare con intransigenza il 3% di deficit con l’obiettivo di acquisire qualche piccolo margine di manovra dall’Europa nel 2014. In questo assomiglia fin troppo al Governo precedente. Non si capisce perché nello stesso quadro di decisioni europee ci sono 6 paesi che hanno ottenuto proroghe di uno o due anni per rispettare il deficit al 3%, mentre l’Italia ha di fatto rinunciato ad insistere su questo obiettivo che avrebbe consentito margini di manovra maggiori ed immediati, indispensabili per aiutare la ripresa economica e l’occupazione.
Dall’altro inevitabilmente si muove in ristrettezze che rendono un poco strano e un tantino propagandistico ridurre tutto al titolo del “fare”, quasi che la linea di faglia passasse tra chi fa e chi non fa. Mentre il problema è che il Governo ha una maggioranza bloccata. La destra propone di spendere, ma ha priorità discutibili e di bandiera e sembra fingere di dimenticare che se siamo nei pasticci lo dobbiamo anzitutto agli impegni presi proprio da Berlusconi.

 Equità significa trovare nuove  e diverse entrate

La destra in realtà blocca la possibilità di trovare nuove e diverse entrate, alleggerendo così gli strati sociali che oggi soffrono di più e consentendo di trovare le risorse per aiutare la ripresa e l’occupazione. E’ la questione dell’equità che Monti ha ignorato. Il problema di fondo di questa maggioranza anomala è che una sua parte è per definizione quella che blocca le possibili iniziative, dell’altra, sempre che questa naturalmente ne abbia il coraggio. Senza disponibilità di risorse adeguate si rischia di avere ancora per mesi l’annuncio di iniziative senza realizzazioni concrete adeguate, con lo stillicidio di rinvii di qualche mese, senza risolvere nulla.
In sostanza per ora il finanziamento delle iniziative annunciate, di per sé insufficienti, viene effettuato riducendo fondi da una parte con la promessa di reintegrarli dall’altra con la legge di stabilità. Tutto è rinviato a questo mitico appuntamento.

 Tesoro: Si parla di 8 miliardi da sborsare per coprire operazioni malfatte

Se poi dovesse essere confermato che con la politica finanziaria del Tesoro, inaugurata da Mario Draghi quando era dirigente del Ministero e proseguita con i successori, lo Stato dovrà sborsare altri 8 miliardi di euro. Operazioni malfatte, in merito all’utilizzo dei derivati. , stiamo in realtà prenotando una nuova manovra, un’operazione di ulteriore contrazione, tagli.

Purtroppo per l’Italia il Governo di larghe intese non ha né la forza né i margini per realizzare gli ambiziosi obiettivi dichiarati ed è abbastanza triste vedere che ci si preoccupa più di durare che di governare, mentre sarebbe necessario ed urgente arrivare ad un Governo con pochi e forti obiettivi, tra cui la legge elettorale con cui tornare al voto. Obiettivo che il Governo Letta ha messo in coda alle riforme costituzionali e che lasciano ancora una volta il paese nelle mani del porcellum in caso di elezioni anticipate. In questo caso il minimo corrisponde al prezzo massimo.

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