Un governo senza identità, il bipolarismo all’italiana

ROMA – Evviva il bipolarismo. La parola salvifica  che tutto regge nella vita politica,istituzionale del nostro Paese. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, con l’aggiunta di Alfano che ha il problema di sopravvivere il più possibile, ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia.

Ma è la solita “italietta” delle parole con i fatti che dicono l’esatto contrario. Il governo di  Renzi e della sua segreteria, ceto politico mascherato dalla giovane età privo di professionalità, vissuto nelle pieghe  di clientele localistiche, è la riprova delle menzogne che vengono raccontate agli elettori. Del resto il modo  in cui è stata liquidata Emma Bonino, il ministro degli esteri  sempre in testa nei sondaggi,la dice lunga

Al Senato nella maggioranza c’è di tutto

Sono i fatti e i numeri a smentire il mito del bipolarismo in base al quale si sta mettendo a punto una legge elettorale che è un secondo porcellum, a dir poco. Guardiamo quale è la maggioranza che al Senato sostiene il governo:  Allo stato può contare su 173 voti voti, un fruscìo e va giù. Dovrebbe essere formata da  12 Popolari per l’Italia, forse, 11 di Gal, , berlusconiani mascherati  una variegata compagine, non molto chiara che potrebbe andare in soccorso qualora sei senatori del Pd, i “civatiani” si chiamassero  fuori, 12 Autonomisti, 8 di Scelta civica, due Udc, oltre ai 31 del Nuovo centro destra di Alfano, Ancora se i sei civatiani si sfilano potrebbe nascere Nuovo centrosinistra  insieme ai sette  senatori di Sel e qualche grillino cacciato dal capocomico.Questo è il bipolarismo all’italiana, una situazione di perenne instabilità con una maggioranza di governo fra  forze, gruppi e gruppetti, che la pensano diversamente su tutte le questioni più importanti.

Lo sguardo vigile del pregiudicato che dirige il traffico

Non di larghe o piccole intese si tratta o di una grande coalizione tipo quelle che governano diversi paesi europei, a partire dalla Germania. Ma una maggioranza priva di identità, un programma che non si conosce, un vivere alla giornata, dove il centro, la sinistra, la destra sono solo parole ormai prive di senso.Tutto si confonde, tutto si stempera sotto lo sguardo vigile di Berlusconi,il pregiudicato resuscitato. Si dirà ma la legge elettorale serve proprio a garantire il bipolarismo, a togliere potere ai partitini. Altra bugia perché proprio gli sbarramenti previsti  costringono questi partitini ad entrare le liste dei partitoni  per assicurarsi una quale presenza in Parlamento. Perché di questi voti  il Pd e Forza Italia hanno bisogno come  del pane. L’esito delle elezioni in Sardegna è lì a dimostrarlo.  Il centrosinistra vince con un Pd che porta a casa  il 22%, un altro 20% lo assicurano partititi e movimenti.

Davvero si può pensare  che il governo  duri fino al 2018?

Se questo è il panorama, e lo è, si può pensare ad un governo che arriva al 2018?  Il governo Letta si era dato un obiettivo ragionevole: tornare alle urne appena varate le riforme , elettorale, senato e tutolo quinto della Costituzione e messo a punto un programma economico e sociale di emergenza. Un governo di scopo come era stato detto. Ma proprio Renzi che ne aveva bloccato  la messa a punto di questo “patto di governo” per dare spazio alla riforme elettorale, lo ha fatto cadere accusandolo di essersi impantanato in una palude. Palude che esiste, quella della “profonda sintonia “ annunciata dal segretario del Pd c on il pregiudicato. Prima blocchi Letta e poi lo accusa di non muoversi. Lo scenario che si apre per il terzo governo non legittimato da un voto popolare è quanto mai inquietante.

La minoranza del Pd se vuole esistere batta un colpo

Non basta la baldanza di Renzi il quale annuncia “Siamo l’Italia. Ce la faremo, noi liberi e semplici”.Bella frase, che non vuol dire niente.  Infine  certo non ultimo problema, forse il più importante . il Pd. Quattro componenti della segreteria sono diventati membri del governo a partire dal segretario. Si parla di una vicesegretario reggente  con Lotti e Serracchiani, che è un po’ come il prezzemolo, alla guida del partito. Già, ma quale partito? Allo stato è un partito “personale”, come “personale” e il governo. La partecipazione degli iscritti, il ruolo dei Circoli, delle  Federazioni, inesistente, un partito destrutturato, dove e come si costruiscono le politiche, lo statuto che sembra scritto da un gruppo di allegri compari dopo una allegra cena. Tanti problemi. La minoranza o le minoranze, se  vogliono esistere battano un colpo. Ne va del futuro non solo del Pd, della esistenza o meno di una sinistra, ma dell’Italia.

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