ROMA – Se Renzi vuole mettere a riparo il governo Maria Elena Boschi deve dimettersi. Non ha scelta il premier che, in queste ore, invece di gettare acqua sul fuoco, fomenta la polemica politica e quella con gli organi di informazione. Stiamo vedendo un presidente del Consiglio che non accetta critiche, che non ammette errori che pure sono più che evidenti. Un premier infastidito, al contrattacco, ma che sta perdendo di vista la realtà delle cose e il macroscopico conflitto di interessi del suo ministro.
Non ne uscirà indenne il suo governo dallo scandalo delle banche, prima fra tutte la Banca Etruria di cui è stato per lungo tempo alto dirigente proprio il padre della Boschi, fino a diventarne vice presidente poco dopo la nomina a ministro di sua figlia. Seppure non sottoposto ad alcun procedimento giudiziario, difficile credere che Boschi padre non fosse a conoscenza di ciò che accadeva all’interno del suo istituto di credito. Anche il fratello del ministro era impiegato presso Banca Etruria. Ne è uscito qualche mese fa, giusto in tempo per mettersi al riparo dal fallimento imminente. Tempistica sospetta.
Il decreto salva-banche del governo, che ha messo a riparo correntisti e lavoratori, come sappiamo ha dimenticato i risparmiatori che avendo acquistato obbligazioni secondarie hanno perduto tutti i risparmi. L’esecutivo, in primis il ministro Padoan, sta correndo ai ripari cercando una soluzione per i risparmiatori beffati dalle Banche – oltre all’Etruria, Carichieti, Carife e Banca Marche – ma l’’aiuto’ finora è stato modesto. Renzi insiste sull’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta che faccia chiarezza. Ma la bomba è scoppiata e nonostante coinvolga banche e istituzioni che avrebbero dovuto controllarne l’operato e non lo hanno fatto, è il caso della famiglia Boschi e del conflitto di interessi del ministro il vero bandolo della matassa che il premier dovrà sbrogliare. Di certo, non attaccando giornalisti e opposizione politica, ma prendendo atto che la vicenda del suo ministro delle Riforme, che gode ad oggi dell’appoggio di tutto il Pd e della maggioranza, diventa man mano che passano i giorni una valanga che rischia di travolgere l’intero esecutivo. Renzi dimentica che qualche mese fa ha chiesto la testa del ministro Lupi per molto meno; e se finora la minoranza del Partito democratico si è stretta intorno al segretario non è detto che continuerà a farlo in futuro.
Da febbraio 2014, ovvero dalla nascita del suo governo, questa è la partita politicamente più complessa per Renzi, prenderla sotto gamba sarebbe un errore enorme. Le dimissioni della Boschi sono ormai un atto dovuto, e dal punto di vista del premier potrebbero rappresentare il male minore. Il governo ne uscirebbe indebolito, ma potrebbe continuare a lavorare fino alla conclusione naturale della legislatura. Il ministro delle Riforme è stato il suo braccio destro, ma non metterne in discussione la permanenza nell’esecutivo esporrebbe oggi Renzi a rischi troppo grandi.