13 ottobre 2023 – Aula Seminari Francesco Autuori – Università degli Studi di Tor Vergata Via della Ricerca Scientifica, 1 00133 Roma RM
La nanotecnologia, cioè lo sfruttamento delle caratteristiche proprietà che la materia assume nella nano-scala (1-10nm), promette grandi progressi scientifici e tecnologici in moltissimi settori a grande impatto economico e sociale, che includono, ad esempio, energia, manifattura, ambiente e medicina.
Quest’ultimo settore sta già vivendo uno sviluppo notevole per l’apporto che la nanotecnologia fornisce alle tecniche diagnostiche, soprattutto nell’analisi di immagine, i cui protocolli sono già entrati nella corrente pratica clinica.
Molto promettente è la possibile applicazione di nanotecnologie alla terapia, campo in cui sono già stati individuati possibili utilizzi.
Si possono identificare due principali indirizzi, uno consistente nell’uso di nanoparticelle come “zattere” polifunzionali di ancoraggio di farmaci, l’altro che consiste nello sfruttamento delle capacita enzimatiche che particelle composte da alcuni elementi (es. ossidi metallici) acquisiscono nella nano-scala (“nanozimi”).
A differenza delle pratiche diagnostiche, che in larga misura non prevedono il contatto tra le nanoparticelle e l’organismo del paziente, la terapia implica la loro stretta interconnessione.
Questo comporta che prima di poter sperimentare sul paziente la potenzialità terapeutica delle diverse nanoparticelle, è necessario assicurarsi di eventuali effetti avversi, visto che tali agenti non sono finora mai venuti a contatto con gli organismi.
I dati pre-clinici disponbili, che includono studi in vitro e in sistemi animali, stanno già delineando quali nanoparticelle possano essere considerate efficaci e sicure; i primi passi per testarne l’uso terapeutico sperimentale sono già stati intrapresi.
In questa ottica, l’applicazione in problematiche dermatologiche sembra essere una preferenziale via di inizio. La possibilità di applicazioni topiche sulla cute, infatti, evita gli eventuali problemi tossicologici derivanti da applicazioni sistemiche. Coerentemente, il settore dermatologico è tra i più ricchi di studi nel campo di potenziali terapie nanotecnologiche.
“Questo corso – precisa Lina Ghibelli, professoressa di biologia applicata, all’università degli Studi di Tor Vergata – nasce a conclusione di un proficuo studio (PANACERIA) finanziato dalla Regione Lazio, in cui abbiamo studiato la duplice attività di nanoparticelle di ossido di cerio (“nanoceria”) di assorbire i raggi ultravioletti (UV), da un lato, e dall’altro di eliminare le specie reattive dell’ossigeno che gli UV provocano quando colpiscono tessuti/cellule.
Questa duplice attività rende nanoceria promettenti agenti anti-UV di nuova generazione. In occasione del workshop, abbiamo voluto allargare il campo a colleghi che presenteranno i loro studi, considerando sia i principi generali che i dati sperimentali”.
Lina Ghibelli
Gli argomenti che si tratteranno riguarderanno la sicurezza dei nanomateriali; i metodi analitici per la loro determinazione; i modelli di patologie cutanee per la nanodermatologia; la progettazione e applicazione di nano-bio piattaforme come protettori da UV; la potenzialità di vettori a base di nanoparticelle d’oro per una sicura veicolazione di farmaci.
Gli speaker invitati sono esperti riconosciuti nei loro campi specifici, e forniranno un’utile visione d’insieme per questo campo di studi in rapida evoluzione.
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