Dal 13 dicembre, al centro ricerche ENEA di Bologna è entrato in funzione ed è disponibile al pubblico il primo Mirror italiano di Software Heritage, l’archivio che raccoglie, conserva e rende accessibile il codice sorgente di tutti i software pubblicamente disponibili al mondo
Un’iniziativa internazionale, no-profit, di gran rilevanza culturale, sociale e scientifica, promossa da INRIA, l’istituto francese per la ricerca sull’informatica e l’automazione, in cooperazione con l’UNESCO.
Dal 13 dicembre, il centro ricerche ENEA di Bologna si fa promotore dell’iniziativa internazionale di Software Heritage, l’archivio che stabilisce una conservazione digitale del codice sorgente di tutti i software pubblicamente disponibili al mondo. Questa no profit in collaborazione con l’UNESCO è di grandissima rilevanza sociale, culturale e scientifica. Il primo mirror italiano è ora a disposizione del pubblico per la consultazione e lo studio.
INRIA, l’istituto francese per la ricerca sull’informatica e l’automazione, é il promotore di questa imprescindibile iniziativa.
“La nostra soddisfazione è immensa nell’accogliere ENEA come primo mirror istituzionale europeo di Software Heritage”, annuncia con orgoglio il Professor Di Cosmo, direttore di Software Heritage.
“Siamo desiderosi di scoprire insieme le molteplici opportunità che questa collaborazione ci offrirà”. L’obiettivo di questa biblioteca digitale è di preservare il patrimonio dell’ingegno, dell’intelligenza e della cultura del mondo contemporaneo. I visitatori curiosi possono ora sfogliare quest’immenso archivio di codici ed algoritmi che risolvono problemi matematici e riproducono dettagliatamente i modelli di sistemi complessi grazie alla scienza e alla tecnologia che l’avvento dei calcolatori ci ha donato.
Uno dei codici rintracciabili è quello che guidò il computer di bordo di Apollo11 che, a 50 anni fa, col suo traguardo storico portò l’uomo sulla luna.
Non solo. Si può trovare anche TAUmus, uno dei primi software in assoluto per la computer music realizzato negli anni Settanta grazie alla collaborazione tra il musicista, M° Pietro Grossi, pioniere della musica elettronica, e i ricercatori del Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico di Pisa.
Il Centro ENEA di Bologna sarà il conservatore di uno specchio dell’intero archivio che conta più di 17 miliardi di programmi sorgente. Lo specchio garantirà la sicurezza e la disponibilità continua dell’archivio in lingua italiana.
Non solo si avrà accesso ad una miniera di codici e algoritmi, ma si potrà anche studiarli ed analizzarli in modo da sviluppare nuovi metodi per trarne informazioni e conoscenza. Questo processo, analogo a quello dei Big Data, darà vita ad una nuova era dei “Big Code”. In questo caso, la grande quantità di codice sorgente verrà utilizzata per addestrare un’Intelligenza Artificiale in grado di generare software in modo automatico.
Giovanni Ponti, responsabile della Divisione per lo Sviluppo dei Sistemi per l’Informatica e l’ICT dell’ENEA, afferma: “È stato svolto un importante lavoro in termini di crescita di infrastruttura di storage e di innovazione tecnologica in ambito ICT, che ha guidato in questi anni la progettazione e l’implementazione del mirror di Software Heritage in ENEA.”
La collaborazione tra ENEA ed INRIA non è casuale se si considera la forte esperienza di ENEA nella modellistica, nel calcolo e nello sviluppo di codici, strumenti fondamentali per il progresso in ogni campo del sapere e della tecnologia.
Fu proprio nel lontano 1958 che ENEA, allora noto come CNEN Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, insieme all’Università di Bologna, diede vita al primo centro di calcolo scientifico in Italia e fondò il proprio centro di calcolo due anni dopo, sempre a Bologna. Quest’ultimo vide la collaborazione di un team di eccellenti ingegneri, fisici e matematici, che lavoravano con uno dei più potenti calcolatori dell’epoca, un IBM 740.
Ancora oggi, ENEA può vantare una delle infrastrutture di supercalcolo più avanzate in Italia, grazie a CRESCO6.
Questa iniziativa è solo una delle numerose testimonianze del crescente sviluppo tecnologico che caratterizza il Tecnopolo Bolognese, con l’arrivo del Centro Dati Meteo Europeo e di Leonardo, un supercomputer destinato a essere classificato tra i primi cinque al mondo. Questi importanti investimenti fanno di Bologna e dell’Emilia-Romagna una fucina internazionale di High Performance Computing e di Big Data.