Rivoluzione nel trattamento del dolore cronico: nuove frontiere della terapia genica
Il dolore serve come meccanismo di difesa del corpo, scatenando una sensazione forte per spingerci a rispondere a uno stimolo e prevenire ulteriori danni. Tuttavia, talvolta, lesioni, danni ai nervi o infezioni possono trasformarsi in episodi di dolore grave e persistente che rendono la vita quotidiana insopportabile.
Innovazioni dalla UNC School of Medicine
I ricercatori della UNC School of Medicine, il dottor Bryan L. Roth e il dottor Grégory Scherrer, hanno sviluppato una possibile soluzione per spegnere i recettori del dolore. Questa nuova terapia genica, ideata utilizzando uno strumento creato da Roth nei primi anni 2000, ha mostrato risultati promettenti nei modelli murini, riducendo significativamente il dolore acuto e quello infiammatorio causato da lesioni tissutali.
Le origini dello strumento chemogenetico
Nel corso degli anni ’90, Roth, allora professore di biochimica alla Case Western Reserve University, ha esplorato l’uso dell’evoluzione molecolare diretta per sviluppare terapie innovative che potessero combattere le malattie evitando effetti collaterali gravi.
L’obiettivo era creare un ricevitore molecolare che, inserito in specifiche regioni cerebrali o tipi cellulari, potesse imitare gli effetti di un farmaco di interesse.
Il potere di attivare e disattivare i neuroni a volontà
Perfezionata nel 2005, la tecnologia chemogenetica di Roth utilizza un organismo modello, il lievito, per ingegnerizzare un recettore proteico artificiale attivabile esclusivamente da un composto inerte simile a un farmaco, il clozapina N-ossido.
Questa tecnica, nota come recettori designer esclusivamente attivati da farmaci designer (DREADDs), funge da serratura molecolare che, una volta attivata, permette di modificare selettivamente il sistema nervoso.
Futuri usi della chemogenetica nel sistema nervoso periferico
Dopo anni di ricerca, il laboratorio di Roth ha adattato questa tecnologia al sistema nervoso periferico (PNS), tradizionalmente più difficile da studiare a causa della sua complessa interazione con il sistema nervoso centrale.
Il nuovo sistema, basato sul recettore dell’acido idrossicarbossilico 2 (HCA2), viene attivato specificamente da un composto inerte che agisce solo nel PNS, riducendo la capacità dei nocicettori di trasmettere segnali di dolore al cervello e al midollo spinale.
Sebbene questa tecnologia sia ancora lontana dall’uso umano, i suoi sviluppatori hanno già previsto come potrebbe essere meglio somministrata nel corpo: attraverso la terapia genica, usando tecnologie di trasferimento genico sviluppate da Jude Samulski, Ph.D., pioniere della terapia genica e professore distinto di farmacologia alla UNC School of Medicine.
L’innovativa strumentazione chemogenetica si prospetta come un potenziale strumento cruciale non solo per avanzare la comprensione del dolore cronico ma anche per esplorare nuovi trattamenti per diverse malattie legate al sistema nervoso periferico.