Terapia long-acting per l’HIV: speranza concreta per i pazienti fragili

All’ICAR 2024 di Padova si parla anche di sommerso e prevenzione tra i giovani

Arriva da Milano una nuova speranza per le persone che vivono con l’HIV, grazie alla terapia a lunga durata basata su cabotegravir e rilpivirina. La strategia “long-acting”, che prevede una singola iniezione bimestrale, ha dato risultati promettenti anche nei pazienti con scarsa aderenza alla terapia orale quotidiana, una delle categorie più fragili nella gestione dell’infezione.

Secondo gli esperti dell’Università Bicocca e dell’Ospedale Niguarda, oltre il 75% dei partecipanti allo studio ha raggiunto la soppressione virale nonostante una carica virale inizialmente rilevabile. Un dato significativo che dimostra come questa nuova modalità terapeutica possa cambiare radicalmente la qualità della vita dei pazienti e migliorare l’efficacia del trattamento.

Questi risultati sono stati presentati durante l’ICAR – Italian Conference on Aids and Antiviral Research, in corso a Padova, che ha riunito oltre 1.200 esperti tra medici, ricercatori, infermieri e operatori sociali, per fare il punto sui progressi nella lotta all’HIV e alle malattie sessualmente trasmissibili.


L’emersione del sommerso: almeno 9.000 persone inconsapevolmente sieropositive

Un altro tema centrale affrontato al congresso è quello dell’emersione del sommerso, cioè delle persone sieropositive che non sanno di esserlo. Si stima che siano almeno 9.000 in Italia, e che spesso non si sottopongano ai test per via di stigmi sociali e barriere culturali.

Come ha spiegato Paolo Meli, referente della Comunità Emmaus e della FTC Bergamo, “le persone che vivono in condizioni di vulnerabilità sociale, come i migranti, sono le più difficili da intercettare. È su di loro che dobbiamo concentrare gli sforzi in termini di sensibilizzazione e accesso ai test”.

Il tema è legato anche alla prevenzione collettiva, attraverso l’effetto noto come “treatment as prevention”: ridurre la carica virale nei pazienti, anche quelli meno aderenti alla terapia, significa abbattere il rischio di trasmissione del virus nella popolazione.


Test rapidi tra i giovani: la prevenzione passa anche dalla strada

Nel corso del convegno, è stato avviato un progetto di screening tra i più giovani, promosso in collaborazione con la Fondazione Carlo Foresta e la Croce Rossa Italiana. In zona universitaria, presso gli spazi de Il Naviglio, è attiva una clinica mobile per l’effettuazione di test rapidi gratuiti per HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili.

L’obiettivo è chiaro: superare i 2.000 test in tre giornate, a cui si aggiungerà una quarta serata il 28 maggio. I giovani rappresentano la fascia di popolazione più sensibile alla prevenzione, ma anche la più esposta in termini di rischio.

Il congresso, presieduto da Annamaria Cattelan, direttrice dell’UOC Malattie Infettive dell’AOU di Padova, si concluderà venerdì, confermando ICAR come uno degli appuntamenti scientifici più rilevanti a livello nazionale nel campo delle malattie infettive.

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