Antibiotici. Utilità, rischi e regole in Europa

Perché gli antibiotici sono (ancora) indispensabili

Gli antibiotici hanno rivoluzionato la medicina moderna: curano infezioni batteriche che, fino a pochi decenni fa, erano frequentemente mortali. Sono fondamentali per trattare polmoniti batteriche, sepsi, meningiti, infezioni urinarie complicate e per prevenire infezioni in chirurgia, trapianti e chemioterapie. Non funzionano invece contro i virus (raffreddore, influenza, molte faringiti): usarli in questi casi non porta benefici e favorisce lo sviluppo di resistenze. Lo ricordano OMS e autorità sanitarie europee da anni.

Quando usarli (e quando no)

La regola d’oro è la prescrizione mirata: diagnosi clinica, eventuali esami colturali con antibiogramma, scelta dell’antibiotico più adatto (spettro, sede d’infezione, fattori del paziente), dose corretta e durata ottimale. Nei contesti in cui non è immediatamente disponibile un antibiogramma, si ricorre a terapia empirica basata su linee guida e si de-scala appena arrivano i risultati. Tutto questo rientra nei programmi di antimicrobial stewardship, che migliorano gli esiti clinici e riducono resistenze e costi sanitari.

Controindicazioni e rischi principali da conoscere

Anche se la maggior parte dei pazienti tollera bene la terapia, gli antibiotici non sono privi di rischi. Ecco i profili più rilevanti, con attenzione al contesto europeo:

  • Allergie e reazioni cutanee (penicilline come amoxicillina): disturbi gastrointestinali, rash; più raramente reazioni gravi.
  • Infezione da Clostridioides difficile: è la complicanza più nota della “diarrea da antibiotici”, favorita dall’uso di molecole ad ampio spettro e da terapie prolungate o multiple. Prevenzione: limitare durata e numero di antibiotici, stewardship e controllo dell’infezione.
  • Fluorochinoloni (es. ciprofloxacina, levofloxacina): in UE l’EMA ha imposto restrizioni per effetti avversi rari ma gravi e potenzialmente permanenti (tendiniti/rotture tendinee, neuropatie, disturbi dell’umore e cognitivi, ecc.). Evitare in pazienti a rischio e l’uso con corticosteroidi.
  • Macrolidi (es. azitromicina, claritromicina): prolungamento del QT e rischio aritmie in predisposti o con farmaci che interagiscono; cautela in cardiopatici.
  • Interazioni farmacologiche: aumento dell’INR e del rischio di sanguinamento con warfarin e diversi antibiotici (macrolidi, fluorochinoloni, cotrimossazolo); interazioni anche con DOAC e statine (es. claritromicina). Serve monitoraggio e, quando possibile, scelta alternativa.

Messaggio chiave: antibiotici sì quando servono, ma non come “coperta di sicurezza” per virus o sintomi lievi; valutare sempre rischi/benefici e possibili interazioni.

Come si usano gli antibiotici in Europa: numeri, tendenze e obiettivi

In UE/SEE, il consumo totale di antibatterici sistemici nel 2023 è stato 20,0 DDD per 1.000 abitanti al giorno (range Paesi 9,6–28,5), 1% sopra il 2019 e ancora lontano dal target 2030 (15,9 DDD). Nel territorio, la media in comunità è 18,3 DDD, mentre in ospedale 1,6 DDD. La quota di antibiotici Access (OMS AWaRe) è 61,5%, sotto il traguardo >65%; in ospedale cresce l’uso dei farmaci Reserve.

Questi obiettivi derivano dalla Raccomandazione del Consiglio UE (22 giugno 2023) sul contrasto all’AMR con approccio One Health, che punta anche a misure su prevenzione, controllo delle infezioni e disponibilità di antibiotici a spettro ristretto. L’UE stima >35.000 decessi/anno attribuibili a infezioni resistenti.

AWaRe: usare prima gli “Access”

L’OMS classifica gli antibiotici in Access, Watch, Reserve per guidare i Paesi verso un uso più appropriato (almeno 60% Access sul totale). L’Europa sta migliorando, ma non basta: occorre spostare ulteriormente i consumi verso Access e ridurre Watch/Reserve, salvo necessità cliniche.

Veterinaria e filiera alimentare: cosa prevede l’UE

L’Europa ha vietato dal 2006 l’uso di antibiotici come promotori di crescita nei mangimi (Reg. CE 1831/2003). Dal 28 gennaio 2022 è in vigore il Reg. (UE) 2019/6 sui medicinali veterinari: stop all’uso profilattico di gruppo, restrizioni alla metafilassi e possibilità di riservare alcune molecole all’uso umano. Le stesse regole si riflettono anche sulle importazioni alimentari. Queste politiche riducono la pressione selettiva lungo tutta la catena One Health.

Buone pratiche per cittadini e professionisti

  • Non auto-medicarsi e non conservare “avanzi” di antibiotici.
  • Completare il ciclo prescritto e non modificarlo senza indicazione medica.
  • Vaccinarsi e seguire misure di igiene: meno infezioni = meno antibiotici.
  • Comunicare sempre al medico farmaci in uso, patologie, gravidanza/allattamento.
  • Per i professionisti: diagnostic/antibiotic stewardship, durata breve quando possibile, de-escalation, attenzione a C. difficile e al QT, monitoraggio degli INR quando necessario. ECDCCDC

Gli antibiotici restano pilastri della medicina, ma il loro uso inappropriato accelera l’antimicrobico-resistenza (AMR), già responsabile di decine di migliaia di morti in Europa. Il quadro UE è chiaro: ridurre i consumi totali, aumentare l’uso di molecole Access, rafforzare stewardship e prevenzione, e mantenere regole severe nell’allevamento. Per pazienti e clinici, la parola d’ordine è appropriatezza: giusta diagnosi, giusto farmaco, giusta dose, giusta durata.


Condividi sui social

Articoli correlati