Terapia genica: nuove prospettive contro la CTD, rara malattia cerebrale

Un passo avanti importante nella ricerca sulle malattie genetiche rare arriva dall’Italia. Un team di scienziati dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In), della Fondazione Stella Maris IRCCS e dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) ha sviluppato una terapia genica preclinica in grado di ridurre i sintomi della CTD (Cerebral Creatine Deficiency), una grave patologia cerebrale caratterizzata da deficit del trasportatore della creatina.

I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Brain, mostrano come la terapia sperimentale riesca a ripristinare le funzioni cerebrali compromesse e a migliorare le capacità cognitive e comportamentali nei modelli preclinici, offrendo nuove speranze per il futuro della clinica.

CTD: una malattia genetica rara legata al cromosoma X

La deficienza del trasportatore della creatina (CTD) è una malattia genetica rara, al momento priva di terapie efficaci. È legata al cromosoma X e colpisce lo sviluppo del cervello, determinando:

  • disabilità intellettiva,
  • crisi epilettiche,
  • disturbi del comportamento assimilabili allo spettro autistico.

La patologia compare nelle prime fasi dello sviluppo, compromettendo la connettività cerebrale e influenzando in modo duraturo la qualità di vita dei pazienti.

La terapia genica: come funziona

Il trattamento prevede la somministrazione in fase perinatale (periodo vicino alla nascita) del gene umano che codifica la proteina responsabile del trasporto della creatina.

Grazie a questo approccio, i ricercatori sono riusciti a:

  • ripristinare l’organizzazione funzionale del cervello,
  • migliorare le funzioni cognitive e comportamentali,
  • garantire effetti benefici duraturi fino all’età adulta.

“Con la terapia genica siamo riusciti a intervenire sui meccanismi cerebrali alterati dalla CTD, ottenendo miglioramenti significativi nei modelli animali” – spiega Laura Baroncelli, ricercatrice del Cnr-In e coordinatrice dello studio.

I prossimi passi della ricerca

Un aspetto cruciale della sperimentazione è la calibrazione dell’espressione genica, fondamentale per evitare effetti collaterali indesiderati e per correggere in maniera più completa i sintomi, come i deficit di memoria che possono persistere.

“La nostra ricerca – sottolinea Baroncelli – non solo apre la strada a possibili terapie per la CTD, ma fornisce nuove conoscenze sui meccanismi cerebrali coinvolti, con la prospettiva di migliorare in futuro la qualità della vita dei pazienti”.

Terapia genica e malattie rare: una prospettiva concreta

Questo studio si inserisce in un quadro più ampio di progressi nella terapia genica applicata alle malattie rare, dimostrando come l’innovazione scientifica e la collaborazione tra centri di ricerca possano trasformarsi in soluzioni cliniche concrete.

La speranza ora è che i risultati ottenuti a livello preclinico possano presto essere trasferiti a studi clinici sull’uomo, aprendo nuove opportunità per le persone affette da CTD e altre malattie neurologiche genetiche.

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