La rivoluzione della diagnostica grazie alle nuove tecnologie

Big data e malattie rare, radiochirurgia e radioterapia di precisione e attuali e future applicazioni, fino ad arrivare alla sensoristica, app e gestione a distanza del paziente.

Si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione nella diagnostica per immagini e nella cura e assistenza del paziente al proprio domicilio, grazie al supporto di nuove e dirompenti tecnologie.

Alla “Midsummer School 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia sono state raccontate al vasto pubblico e agli esperti del settore le diverse esperienze e le future prospettive.

Sul tema big data e malattie rare è intervenuto Giorgio Perilongo, professore ordinario presso il Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino all’Università degli Studi di Padova che ha spiegato che le malattie rare sono state scelte come modello su cui proiettare il concetto di sistema universalistico europeo.

“Il primo passo è stato creare le European Reference Neetwork, una rete virtuale che collega i centri delle malattie. Lo scopo è mettere in relazione tutte le conoscenze per migliorare la qualità delle cure. Un altro grande obbiettivo di questo progetto è quello di creare dei database in grado di raccogliere tutti i dati raccolti dai vari centri ed elaborarli per studi e ricerche”.

Si sta imponendo un nuovo concetto, quello della radioterapia guidata dalla biologia. Ne ha parlato Roberto Orecchia, direttore scientifico IEO che ha presentato attuali e future applicazioni della radiochirurgia e radioterapia di precisione.
“In Europa ogni anno vengono trattati con radioterapia circa 1.8 milioni di pazienti, circa la metà di tutti i nuovi casi di cancro. In Italia i casi trattati sono poco meno di 180.000. La radioterapia italiana è in continua evoluzione – ha spiegato Orecchia -.
Il numero di macchine per radioterapia è di 430, in linea con gli standard europei, che è di 7 macchine per milione di abitanti, ma con una distribuzione geografica non omogenea, e carente al Centro-Sud. Rimane ancora basso il numero di apparecchiature speciali, quali quelle per la radiochirurgia, meno di 20 nel nostro Paese, e per i protoni, anche se alcune realizzazioni sono prossime, a Milano ed in Friuli, che andranno ad aggiungersi ai Centri di Pavia e Trento. Si potrà così maggiormente soddisfare la crescente richiesta di queste prestazioni di alta specializzazione, che complessivamente riguardano oltre 19.000 potenziali pazienti.

Accanto ai progressi nelle tecniche, ed in particolare per quanto riguarda la guida delle immagini per realizzare una radioterapia di altissima precisione, come quello possibile con gli acceleratori ibridi (MR-Linac) si sta imponendo un nuovo concetto, quello della radioterapia guidata dalla biologia, con la possibilità di utilizzare marcatori omici (dalla genomica alla proteomica, dalla epigenomica alla radiomica) per caratterizzare sotto questo aspetto il singolo tumore e poter applicare schemi, dosi e modalità di radioterapia personalizzati”.

Riguardo alle applicazioni della radiochirurgia ci sono delle novità. La radiochirurgia, nata nel 1951, dapprima è stata utilizzata per trattare le malformazioni vascolari a livello cerebrale ed alcune altre condizioni neurologiche, ma dall’inizio degli anni 2000 si è assistito ad un evidente progresso tecnologico, con la possibilità di trattare qualsiasi sede corporea, compresi gli organi in movimento, quali, ad esempio, polmone e fegato.

“Si tratta di trattamenti brevi, con poche sedute, a volte una sola, ben tollerati e tali da non richiedere alcun ricovero – ha proseguito Roberto Orecchia, direttore scientifico IEO -. In una recente pubblicazione americana viene riferito che nel tumore polmonare in stadio precoce, sotto i 5 centimetri di diametro, l’uso della radiochirurgia stereotassica è passato negli ultimi 15 anni dall’1% al 20%, mentre la chirurgia di è ridotta di circa il 5%. Un settore nuovo di impiego è nel trattamento del paziente con metastasi, specie se in numero limitato, meno di sei (il cosiddetto oligometastatico).

Un’indagine in Lombardia ha evidenziato che circa il 7% (oltre 1000 in un anno) di tutti i pazienti trattati nei centri della regione erano oligometastatici, e di questi il 30% ha beneficiato di apparecchiature dedicate, quali Gammaknife o Cyberknife.

Del tutto nuovo è invece l’uso della radiochirurgia per la terapia della fibrillazione ventricolare, una grave forma di aritmia, nella quale è possibile, in casi selezionati e resistenti ai farmaci specifici, praticare una radioablazione del nodo atrio-ventricolare in maniera non invasiva e mirata, somministrando una dose elevatissima, 25 Gy, in una singola seduta, e consentire il ritorno al normale ritmo cardiaco”. Sensoristica, apps e gestione a distanza del paziente: Andrea Belardinelli, responsabile del Settore Sanità Digitale e Innovazione di Regione Toscana ha portato l’esperienza di una realtà virtuosa.

“L’applicazione delle tecnologie digitali sono senz’altro di grande aiuto per il sistema. La pandemia da Covid-19 ci ha spinto a velocizzare molti processi di digitalizzazione come le App per le USCA o la piattaforma di raccolta dati sui test antigenici. La Toscana però è da tempo che lavora per una sanità al 100% digitale. Ormai in Regione Toscana il patient journey digitale è stato messo a regime, attraverso una serie di App e piattaforme che vanno dalla prenotazione dell’esame alla ricezione di ricette mediche via sms. Ora però ci manca ancora il pezzo finale, cioè l’arrivo a casa del paziente ed il relativo servizio di telemonitoraggio. La sfida è quindi la telemedicina in tutte le sue declinazioni”.

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