Il Qatar potrebbe sorvegliare i tifosi stranieri attraverso gli smartphone (forse anche grazie a una tecnologia europea)

Diverse autorità europee hanno avvisato i cittadini che intendono recarsi in Qatar per assistere dal vivo alla Coppa del mondo che non è sicuro portare con sé i propri smartphone: il dubbio è che il governo possa raccogliere dati attraverso app popolari nel Paese e consigliate ai visitatori per godere a pieno dell’esperienza dei Mondiali e utilizzarli a scopo di sorveglianza.

Cosa c’è di vero, però, ed è vero soprattutto che il Qatar si è rivolto a un partner tecnologico svizzero per scopi come l’ultimo? 

Perché le autorità europee sconsigliano l’uso dello smartphone in Qatar e l’ombra della collaborazione con la svizzera 

Della pericolosità, almeno sotto al profilo della privacy, delle app usate in Qatar per gestire i biglietti delle partite dei Mondiali, permettere ai visitatori esteri l’uso gratuito dei mezzi pubblici e tracciare eventuali contagi da coronavirus si sono accorte, come in parte già si accennava, numerose autorità garanti per la privacy europee. Gli addetti ai lavori concordano sul fatto che non sia molto chiaro che tipo di dati vengano raccolti dalle applicazioni dei Mondiali, né come gli stessi siano effettivamente trattati. Il sospetto è che le applicazioni possano accedere alla rubrica dei dispositivi sui cui sono installati e alla posizione in tempo reale, anche mentre non vengono utilizzate e a prescindere da che tipo di permessi l’utente ha accordato al momento del download: ciò potrebbe servire al governo del Qatar per raccogliere quante più informazioni possibili sugli stranieri che giungono nel Paese in occasione dei Mondiali e sfruttarle per operazioni di sorveglianza, anche in virtù delle pesanti accuse che gli sono state rivolte di violare sistematicamente diritti umani e dei lavoratori. Nel dubbio insomma, se proprio non si può fare a meno di installare app come Hayya ed Ehteraz, meglio farlo su un dispositivo diverso da quello che si utilizza normalmente per ricevere chiamate, mandare messaggi, scattare foto e via di questo passo, anche eventualmente procurandosi a poco prezzo un iPhone 12 Pro su siti come Certideal specializzati in smartphone ricondizionati. È questo il consiglio pratico che molti paesi, come tra gli altri Francia, Germania, Norvegia, hanno impartito ai propri tifosi. 

Anche la Svizzera ha fatto qualcosa di simile: sia la Confederazione e sia il garante per la privacy hanno consigliato ai cittadini elvetici in visita in Qatar di portare con sé un secondo smartphone da utilizzare per le app ufficiali dei Mondiali. Secondo l’inchiesta di un giornale locale, quello della Svizzera potrebbe essere un avvertimento piuttosto informato: almeno dal 2014, infatti, il governo qatariota avrebbe cercato contatti con un’azienda di tecnologia svizzera per la fornitura di uno speciale dispositivo, l’IMSI catcher, utilizzabile per localizzare e intercettare i telefoni cellulari. Ci sarebbe persino una domanda di esportazione, risalente allo stesso anno, con cui l’azienda ha chiesto alle autorità svizzera l’autorizzazione a commerciare con l’Emirato. L’affare, che avrebbe avuto per altro un valore di sei milioni di franchi, non sarebbe però andato mai in porto: l’azienda non avrebbe mai consegnato i propri dispositivi al Qatar che nel frattempo, è questa la versione ufficiale dei responsabili della compagnia, si sarebbe procurato la tecnologia altrove. Pur non essendo quella svizzera, insomma, ci sono buone probabilità che il governo qatariota sfrutti effettivamente tecnologia all’avanguardia a scopo di sorveglianza. 

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