Sport estremi. Gianluca Di Meo: vorrei attraversare l’Alaska con la slitta in autosufficienza

ROMA – Gianluca di Meo, ultrarunner, si definisce avventuriero del limite, amante delle corse bianche nelle nevi, non gli basta mai. L’ho conosciuto nel 2015 in occasione di un raduno premondiale della Nazionale Ultratrail. Gianluca non è un atleta della Nazionale ma fa parte dello staff, da esperto nelle gare di enduranse, le più strane, le più difficili, da una mano al Team che si occupa degli atleti della Nazionale, lo fa con passione. Ecco di seguito come si descrive.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Ognuno nel suo piccolo si può e si deve sentire campione. Ogni asticella superata è un motivo per gioire, per raggiungere obiettivi e sentirsi campione indipendentemente dal risultato. Quello che per un atleta è un risultato mediocre per un altro puo essere gioia. Ognuno mantenendo il senso della realtà si puo sentire nel suo piccolo un campione. Indipendentemente dal cronometro.”

Parole sagge, è vero campione non è solo colui che vince un mondiale o un olimpiade, ma lo è chi fa qualcosa che ha senso nella sua vita. Mi piace la descrizione che fa Sergio Mazzei (Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari) nella Prefazione al mio libro O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport: “A mio avviso, l’essere campioni non significa necessariamente ed esclusivamente primeggiare nelle pratiche sportive ma soprattutto riuscire a realizzare ciò che serve attraverso un processo irto di difficoltà. E’ un campione l’alcolista che attraversa il suo percorso dei 12 passi così come il tossicodipendente che esce dalla sua dipendenza, così come il padre di famiglia che riesce attraverso grandi sacrifici a provvedere ai bisogni dei suoi cari. E’ un campione lo studente che supera gli esami del suo corso di studi o il timido e imbranato ragazzo che riesce a dichiararsi alla ragazza sognata nonostante la paura del rifiuto. Altrettanto è un campione colui che perseverando attraversa tutti gli ostacoli che si presentano nel suo cammino verso la realizzazione dei suoi obiettivi. Anche dal punto di vista della pratica psicoterapeutica è un campione il paziente che ha il coraggio di osservare se stesso e la propria vita e che impara a usare propria consapevolezza.”

Come ha contribuito lo sport al tuo benessere? Lo sport fa parte della mia vita da quando sono nato. Non sempre ha contribuito al benessere, spesso l’estremizzazione dello sport puo portare a nervosismi stress, ma in generale senza sport non mi sentirei vivo, e nella vita di tutti i giorni mi ha portato giovamento, a non mollare, a credere sempre in quello che faccio.”

Come hai scelto il tuo sport? “Facevo calcio e mi divertivo più a correre senza pallone da tutte le parti. Correre per piu tempo possibile è sempre stato fin da bambino la mia indole anche prima del film Forrest Gump. La velocità mi è sempre interessata poco.”

Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? “Se è endurance di un giorno prediligo carboidrati in una quantità bilanciata con grassi e proteine. In attività come Tor e Grande Corsa Bianca che durano piu di un giorno preferisco i grassi e proteine che forniscono molta energia e non a breve durata. Speck, frutta secca, parmigiano sono quelli che preferisco.”

Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale? “In gare oltre i 100km per non concludere una gara possono incidere tanti fattori. Una cosa che sembra piccola in una gara di lunga durata puo trasformarsi nella causa o una delle cause del ritiro. Io tendo a cercare una soluzione alle condizioni che non permettono di concludere una gara e ho accumulato esperienza nel tempo per questo i ritiri sono stati pochi. Basta sbagliare qualche particolare per non riuscire a esprimere il massimo rendimento. Soprattutto con l’aumentare dei km dove il fisico è soggetto a piu stanchezza stress. I problemi di stomaco, di assimilazione del cibo e di evacuazione ripetuta sono i problemi che ho piu spesso.” 

Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Non mollo lo sport. La testa è meno competitiva di anni fa, la cura degli allenamenti, alimentazione, sonno e altri particolari non sono quelli di un tempo, ma mi diverto in altro modo, come curare gli aspetti mentali, i materiali, le soluzioni ed alzare l’asticella della difficoltà ambientale più che chilometrica.”

Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? “Nessuno in particolare. Ho tanti amici con cui condivido le uscite in natura che mi fanno avere voglia di uscire anche quando ne ho meno voglia.”

Qual è stata la gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? Ce ne sono talmente tante e no saprei da dove partire e questo è positivo. Le gare sofferte comunque ti lasciano qualcosa. Ma quelle dove hai iniziato soffrendo e le finisci in crescendo e in posti straordinari sono quelle che porto dentro. La 100km di Lipsia 2008, la mia seconda 100km, sensazioni fantastiche dall’inizio alla fine, inesperto chiudo in terra tedesca settimo con 8h20. La Bologna Zocca 50km, l’ultramaratona di casa. Tanti amici sul percorso a fare il tifo e io a battagliare coi migliori ultramaratoneti in Italia. Chiudo sesto a 15’ da Marco D’Innocenti. L’UTMB 2010 acciaccato, percorso dimezzato per maltempo, le sensazioni man mano che i km passano diventano migliori. Chiudo 119esimo su 2500 partenti da tutto il mondo. Valdigne 2011, la valle d’Aosta: paesaggi stupendi e io che da centesimo al km 50 vado in crescendo e chiudo dopo 100km al 15esimo posto superando atleti del calibro di Gianluca Galeati e Francesca Canepa.  UTMB 2013 l’ultima gara a cui pensavo di partecipare nella mia vita, i miei genitori, mio nipote, mia sorella sul percorso, una gara che neanche dovevo iniziare e gestita bene e non soffrendola mai dall inizio alla fine ed erano 168km!! Lavaredo 2014, la rinascita. Dopo mesi senza gare, una rivincita per 120km: dall’inizio alla fine belle sensazioni. Chiudo 77esimo in 18h30. Grande Corsa Bianca 2015 serenità, forza, ingegno, paesaggi stupendi, lì ho capito come atleta chi sono e cosa mi fa stare davvero bene, il ghiaccio, l’autosufficienza, gli spazi deserti bianchi e in solitudine, il mio ambiente naturale.”

Che dire, Gianluca vive attraverso la corsa, si sperimenta con se stesso e con gli altri attraverso la partecipazione alle più difficili competizione per chilometraggio, clima, terreni di gara impervi, dislivelli, condizioni quasi disumane,. Assapora la gioia dello sforzo per il raggiungimento dell’obiettivo, dell’arrivare alla meta, godendo il passaggio ed i paesaggi, godendo la compagnia ma anche la solitudine per conoscersi meglio a tu per tu con se stesso, per comprendere il vero senso della sua vita, dove vuole arrivare.

Qual è una tua esperienza che ti possa dare la sicurezza, la convinzione, che ce la puoi fare nello sport o nella vita? “Il ghiaccio come dicevo prima. Mi sono accorto che nella vita quotidiana, nelle città mi perdo spesso in un bicchier d’acqua, mi stresso con poco, nel traffico, quando perdo qualcosa, quando qualcosa va come non deve andare, in fila alla posta. In mezzo al ghiaccio no. Divento calmo. La bufera mi fa uscire quell’altro Gianluca. E vivo le difficoltà e gli ostacoli, la stanchezza, le bufere con grande saggezza e serenità. La serenità si può trovarla su un divano o dentro una SPA nell’idromassaggio, ma è vera serenità? Non lo so ma non è la mia.”

Gianluca è l’uomo del deserto bianco, nel ghiaccio, in condizioni estreme ci sguazza, è li che si ritrova con se stesso, è li che fa i conti con la sua ombra, è lì che si confronta con se stesso. Altrove si perde, diventa uno qualsiasi, si confondi con gli altri, non si ritrova.

Quali sono le tue capacità, risorse, caratteristiche, qualità che hai dimostrato di possedere? “La voglia di vedere cosa c’è oltre, cosa c e dopo il tuo limite,dietro un ostacolo insormontabile, imprevisto, la voglia di trovare soluzioni e non scuse.”

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport al tuo benessere o alla tua performance? “La curiosità totale di tutto, dei tuoi limiti, di vedere posti, di mettersi in gioco. Sono affamato di scoperta fisica, mentale, geografica, ecc.”

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività sportiva? “Nella mia famiglia non sono mai state viste con entusiasmo le cose che faccio, ma la presenza di tutta la mia famiglia al traguardo dell’ UTMB2013 e alla LUT 2014 sono tra i ricordi sportivi piu belli.”

Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Gran Fondo ciclistica Bruno Raschi: 1997 Borgo Val di Taro. Ivan Gotti il giorno prima aveva conquistato la maglia rosa ed erano 6 anni che un italiano non vinceva il giro d’Italia. Partiamo mi si buca la gomma al primo km. Cambio la camera d’aria ma ormai il gruppo unito era già andato via. Ultimo. Spingo a tutta per rientrare ma la foga mi aveva fatto mettere male la camera d’aria e si buca di nuovo. Nessun altra camera d’aria. Bombolette di schiuma che ci sono ora non esistevano. Macchine Shimano per cambiarmi la gomma erano già avanti, in fondo eravamo solo al primo km. E chi buca al primo km due volte? Mi ritiro? Salgo sulla bici a passo ridotto e poi affronto il Passo della Cisa. Col passare di km della salita ne supero tanti di avversari anche con la ruota bucata. Mi sentivo un po come i vecchi ciclisti di un tempo, epici, con le bici super pesanti sulle strade sterrate. Non potevo sentirmi come il mitico Pantani in rimonta ad Oropa perché sarebbe successo nel 1999. Alla fine sulla salita finalmente cambio la gomma e arrivo a metà classifica.”

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che quello che spesso sembra fragilità può diventare una forza una risorsa. Ho scoperto di avere una grande forza e mi ha dato tanta autostima e fiducia in me stesso.”

Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante ed impegnativa? “L’aumento della mia attività sportiva ha fatto si che alcune amicizie siano finite perché non ci si vedeva piu come prima. “

Hai dovuto scegliere nella tua vita di prendere o lasciare uno sport a causa di una carriera scolastica o lavorativa? “Correvo in bici tra il 1995 e il 1999. Il lavoro non mi permetteva di allenarmi con la quantità che richiedeva il mio sport.”

C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Tanti anni fa quando il doping in Italia era qualcosa di sistematico, quando era una procedura quasi ‘legalizzata’. Il doping c’è sempre stato, ora in forma diversa e in misura diversa ma è nell’indole dell’uomo aggirare l’ostacolo, fregare. Questo non lo è per chi lo sport lo vive per se stesso. Io quando gareggio sono felice di superare un avversario ma con le mie armi. DEVO RENDERE CONTO A ME STESSO di aver barato. E il me stesso sportivo non accetta di barare anche se lo fanno gli altri, magari cambia sport o si toglie il pettorale e continua a farlo da solo. Si ci ho sbattuto la faccia ma mi ha fatto schifo solo pensarci, ma non ne ho fatto uso e ho preferito cambiare sport. Avevo 20 anni. Erano gli anni dello scandalo della Farmacia G. Margherita di Bologna, Conconi, del dottor Ferrari, lo scandalo Festina. Il mio sport attuale ai miei livelli di sicuro non ha interpreti che fanno uso di doping. Se avessimo valori diversi non faremmo quello che facciamo. Andiamo a cercare il più diffile, l’autosufficienza, le condizioni estreme per poi doparci? I valori del mio sport attuale non prevedono l’uso del doping ne sono sicuro.”

Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping? Penso che la stima di noi stessi è la cosa piu importante. Si fa sport per i suoi valori, rispetto di noi stessi, dell avversario, l’accettazione dei nostri limiti e provarli a superare con il sacrificio e la fatica. Il doping è solo una scorciatoia. Lo fanno anche gli altri? Beh non è un buon motivo. Si fa sport per superare i propri limiti non per fregare anche se stessi.”

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? Lo sport è la mia vita. A qualsisi livello, anche senza competizioni la mia vita senza sport è come non poter respirare.”

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Spesso mi sono abbattuto. Sono così. Mi abbatto ma cerco subito soluzioni senza piangermi addosso. Le supero trovando soluzioni alternative.”

Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport, se si per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva? “Credo che possa aiutare lo psicologo nello sport, soprattutto a grandi livelli quando le pressioni sono enormi per il risultato. Al mio livello, o anche a livelli piu alti ma sempre amatoriali penso che se ho bisogno di uno piscologo dello sport vuol dire che ho sbagliato sport oppure ho bisogno di uno psicologo normale. In fondo faccaimo sport per divertirci non per complicarci la vita e dover andare da uno pscologo per fare ciò che ci diverte.”

Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore? “Oggi i ragazzi non hanno piu voglia di sudare e fare fatica come un tempo, a giocare nel cortile preferiscono la playstation , e le partite di calcio dove si corre poco. Certo non è cosi dappertutto. Ho fatto tirocinio presso una squadra di Atletica di Bologna per diventare allenatore ed è stato stupendo vedere quanto ragazzini di 10 anni abbiamo ancora voglia di sudare, faticare. Un messaggio puo essere che fatica e impegno più ci sono, più hai fatto fatica in qualcosa, più la soddisfazione è maggiore.”

Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare? “Nella vita il mio sogno sono dei bambini ma se continuo a fare scelte sempre sbagliate sarà più difficile. Nello sport vorrei attraversare l’Alaska con l’IDITAROID, una gara di 1800km con la slitta in autosufficienza, credo che quell’esperienza cambierebbe  la mia vita.”

 

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