Rugby. L’Italia batte la Scozia ed evita il cucchiao di legno

ROMA – Ogni qualvolta che a Roma arriva il 6 Nazioni, la citt‡ si trasforma: ai tantissimi turisti presenti nella Citt‡ Eterna, se ne aggiungono altri, pi˘ rumorosi, colorati ed alticci.

E’ il popolo del rugby. Riconoscerli Ë facile: indossano la divisa del proprio club, cappelli sgargianti e in mano hanno la classica birra d’ordinanza. Vengono da ogni parte d’Italia e per 80 minuti non ci sono rivalit‡ che tengano: rodigini e padovani, romani ed aquilani, sono tutti uniti nel tifo per gli Azzurri di Brunel. Oggi erano in 72357 a stipare un Olimpico baciato da uno splendido sole primaverile.

E i loro idoli non li hanno traditi: con una prestazione generosa e spavalda l’Italia ha meritatamente sconfitto la Scozia per 13 a 6, lasciando ai celtici il poco onorevole cucchiaio di legno, tradizionale trofeo che spetta all’ultima classificata del torneo pi˘ antico del mondo. Le due compagini sono infatti arrivate all’ultimo incontro del 6 Nazioni avendo perso tutte e quattro le precedenti partite disputate, rendendo di fatti il match dell’Olimpico un vero e proprio spareggio per evitare l’ultima posizione finale.

Il fattore campo ha sicuramente aiutato gli Azzurri a rompere il ghiaccio nei primi minuti: fin dal calcio d’inizio l’Italia ha aggredito la Scozia, relegando i celtici in difesa nella propria met‡ campo. Sospinti da un pubblico encomiabile, gli Azzurri sono passati in vantaggio al 9′ con un piazzato di Mirco Bergamasco, concretizzando cosÏ la superiorit‡ mostrata negli impatti fisici. La Scozia appare irretita dalla veemenza dei giocatori italiani e non si rende mai pericolosa nella met‡ campo avversaria.

Nonostante la supremazia mostrata in campo, gli Azzurri non riescono a segnare altri punti per la troppa foga nel voler concludere l’azione e a causa dei consueti errori di handling, dovuti alla poca abitudine al gioco multifase predicato di Brunel. Il pacchetto di mischia Ë autore di una splendida prova nel gioco aperto: ottimamente sostenuti dai compagni di pack, il rientrante Castrogiovanni e il grintoso Ongaro (alla sua ultima partita in Azzurro) sono chiamati pi˘ volte a fare i ball carrier.

Un pÚ meno positiva la prova nelle fasi statiche: ancora troppi errori nei momenti chiave dell’incontro.

Proprio a causa di una penalit‡ presa in mischia, la Scozia pareggia i conti con un calcio piazzato di Laidlaw.

Al 38′ l’episodio che risulter‡ determinate ai fini del risultato finale: l’arbitro Rolland ammonisce il centro scozzese De Luca (chiare origini italiane per lui), lasciando c0sÏ i celtici in inferiorit‡ numerica per 10 minuti.

Due piazzati sbagliati da M. Bergamasco e un tentativo di drop fallito da un altalenante Burton, non consentono all’Italia di allungare, chiudendo il primo tempo sul risultato di 3 a 3.

Nella seconda frazione di gioco l’Italia riparte a spron battuto: forti della superiorit‡ numerica, gli Azzurri si installano nel territorio avversario. Dopo un’azione insistita l’Italia va meritatamente in meta: dopo l’ennesimo breakdown nei 22 scozzesi, Gori apre rapidamente il pallone al largo per Burton, che serve il marsicano Venditti. Il ragazzone scuola Capitolina, ora in forza agli Aironi, rompe due placcaggi e va in meta in mezzo ai pali. Una mera formalit‡ la trasformazione di Burton, che porta gli azzurri sul 10 a 3.

Proprio nel momento in cui gli Azzurri avrebbero la possibilit‡ di chiudere l’incontro, dando il “colpo di grazia” ad una Scozia frastornata, arriva il tanto temuto calo repentino, gi‡ visto nelle precedenti due uscite con Irlanda e Galles. Sotto di un uomo per il giallo ad Hamilton, la Scozia si rif‡ sotto con un piazzato di Laidlaw ed inizia a credere seriamente nella rimonta, prendendo progressivamente il predominio in mischia chiusa. Per nostra fortuna gli scozzesi sono in giornata no, e commettono tantissimi errori nella met‡ campo avversaria, non creando praticamente mai grossi grattacapi all’attenta difesa azzurra.

Il giallo preso da Zanni al 65′ viene visto dagli oltre 70000 dell’Olimpico come un pericoloso prodromo alla rimonta scozzese: per qualche minuto aleggia nell’aria la possibilit‡ della beffa proprio in vista dell’ultimo minuto, ma gli Azzurri hanno il grande merito di restare calmi e concentrati per rintuzzare ogni tentativo di offensiva celtica.

Al 77′ il drop di Burton riporta gli azzurri a distanza di break (7 punti ndr) sul 13 a 6. Gli ultimi tre minuti di gioco sembrano durare un’eternit‡, finchË il fischio dell’irlandese Rolland permette ai 70000 dell’Olimpico di lasciarsi andare ad un urlo liberatorio. Sulle note di “Ma il cielo Ë sempre pi˘ blu” dell’indimenticato Rino Gaetano, gli Azzurri si godono il meritato abbraccio del loro popolo, che non ha mai smesso di avere fiducia nei propri beniamini e li ha sempre incitati con convinzione.

Gli scozzesi se ne tornano meritatamente a casa con il cucchiaio di legno (che, come recita uno striscione, “per loro Ë indispensabile per mangiare gli spaghetti”) e la coda tra le gambe.

La rivoluzione tecnica e culturale di Brunel inizia a dare i suoi frutti. Che sia davvero lui l’uomo giusto per guidare l’Italia ai vertici mondiali della palla ovale?

Gli azzuri di capitan Parisse, anche oggi autore di una magistrale prestazione, non solo hanno vinto sul campo, ma hanno vinto anche fuori: dal risultato della partita odierna dipendevano molte questioni, non solo quella meramente sportiva.

La Federazione ha puntato moltissimo sul fattore stadio Olimpico: quello che all’inizio poteva sembrare un azzardo dettato dalla paura di dover trasferire il 6 Nazioni a Firenze o Genova, si Ë rivelato un successo su tutti i fronti.

Entrambe le partite casalinghe hanno fatto registrare il tutto esaurito (peccato per il maltempo che ha impedito a molti appassionati di arrivare a Roma per la partita con l’Inghilterra) e l’organizzazione Ë stata impeccabile dentro e fuori lo stadio. Va dato grande merito ai vertici federali di aver trasformato uno sport di nicchia come il Rugby in un evento a cui tutti, appassionati o meno, vogliono partecipare.

Erano anni che non si respirava all’Olimpico un atmosfera cosÏ rilassata e festosa (verrebbe da dire proprio olimpica). Erano anni che non si vedevano cosÏ tanti bimbi, famiglie e ragazze allo stadio. Solo il rugby, con la sua diversit‡, ci poteva riuscire,

Lo splendido spettacolo odierno ha forse convinto tanti genitori che i palloni non sono necessariamente sferici, che forse esiste un altro modo per educare i propri figli, magari portandoli su un  campo da rugby.

Se cosÏ fosse, un piccolo miracolo si sarebbe compiuto nell’Italia calciocentrica e pallonara. Un miracolo tale da garantirci che lo splendore visto oggi sul prato dell’Olimpico non sia un’eccezione ma una straordinaria consuetudine.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe