Delitto dell’Olgiata, colpo di scena. Il colpevole è il maggiordomo

All’origine del delitto, forse, un debito non pagato

ROMA – Come nei migliori romanzi gialli l’assassino è il maggiordomo. Venti anni dopo l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, strangolata nella sua villa all’Olgiata, il delitto che sconvolse la Roma bene avrebbe finalmente un colpevole. Si tratta di Manuel Winston, l’ex domestico filippino che all’epoca del delitto, il 10 luglio del 1991, non lavorava più da alcuni mesi presso la famiglia della contessa. Schiaccianti le tracce di sangue ritrovate sul lenzuolo avvolto al collo della vittima, il cui dna è risultato perfettamente coincidente con quello dell’ex domestico. “Il movente dell’omicidio deve essere ricondotto ai contrasti che esistevano tra Winston e la signora Filo della Torre – ha spiegato in conferenza stampa il colonnello dei carabinieri Maurizio Mezzavilla, comandante del comando provinciale di Roma – In base anche ai documenti dell’epoca e al lavoro di indagine è ipotizzabile che il delitto si sia consumato forse a causa di denaro prestato e non restituito”, ha quindi concluso. Secondo quanto emerso dalle indagini, all’epoca dell’omicidio l’uomo non lavorava più a casa della contessa da almeno due mesi, ma vi faceva ritorno per svolgere piccoli lavori su commissione. Il sangue di Manuel Winston ritrovato sul lenzuolo sarebbe stato il frutto di un’abrasione al gomito sinistro, probabilmente provocata da un impatto contro la moquette della camera della contessa, mentre era in corso la colluttazione tra la vittima e il suo assassino. L’ex domestico, chiamato in causa anche all’epoca per le tracce ematiche presenti sui suoi jeans, si era sempre giustificato lamentando una ferita al gomito che aveva in seguito imbrattato i pantaloni. Secondo l’ipotesi investigativa, nello strangolare la contessa, Winston avrebbe messo a contatto il gomito con i jeans, facendo finire un po’ di sangue anche sul lenzuolo.

Le tracce ematiche campionate dagli uomini del Ris sul lenzuolo trovato al collo della vittima sarebbero in tutto cinquantuno. Una, in particolare, inchioderebbe Manuel Winston. “Una prova scientificamente devastante”, l’ha definita Luigi Ripani, il comandante del Ris di Roma. “Le analisi non sono ancora finite – ha aggiunto – ma questo dato, proviene da una traccia di 2 centimetri quadrati. E’ un lavoro incredibile quello che è stato fatto. Abbiamo recuperato i reperti da tutt’Italia. Erano sparsi in diversi laboratori. Abbiamo fatto i controlli e dal lenzuolo che era avvolto attorno alla testa della donna è venuta fuori questa traccia, questo alone, perfettamente coincidente con il Dna di Winston. E’ una cosa incredibile”. Il lenzuolo era già stato analizzato all’epoca del delitto, ma la svolta si è avuta grazie alle nuove tecniche investigative.
Il fermo è stato deciso in base al pericolo di fuga dell’indagato. Manuel Winston, sposato e con figli,
nonostante un lavoro stabile a Roma, era solito recarsi nelle Filippine con una certa frequenza. Di qui l’esigenza di una misura cautelativa, posto che la conoscenza dei risultati degli ultimi esami sul dna avrebbe potuto insospettirlo e spingerlo alla fuga.

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