A Firenze il Congresso dell’Unione Nazionale Camere Minorili

FIRENZE – Si è tenuto nei giorni scorsi a Firenze, il Congresso dell’Unione Nazionale Camere Minorili, l’associazione di avvocati minorili e di famiglia, che ha organizzato un importante appuntamento di approfondimento sul tema “Famiglia in crisi e tutela delle relazioni familiari: quale futuro?”

Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Unione Nazionale Camere Minorili nazionale, l’avvocato cosentino Luca Muglia che ha voluto sottolineare come «in un momento storico in cui la famiglia italiana è costretta a misurarsi con la crisi più difficile, acuita dai profondi mutamenti sociali e dal tracollo economico – ci ha detto – abbiamo scelto di focalizzare l’obiettivo su alcuni delicati temi, dall’implosione dei conflitti familiari alla tutela delle relazioni parentali nelle famiglie disgregate, in quelle ricomposte e nelle nuove famiglie. Dal mutamento dei modelli familiari e culturali alle nuove tipologie di reati minorili e di devianza minorile.

 

Dai disagi affettivo-relazionali alle violenze nei contesti familiari ed alle conseguenti problematiche criminologiche e psichiatrico-forensi. Nella due giornate di Firenze, dunque, abbiamo rivolto la nostra attenzione alla crisi della famiglia ed alle principali questioni giuridiche e psico-sociali ad essa riconducibili, con la consapevolezza che la ricerca delle soluzioni possibili e l’individuazione degli interventi normativi non potranno prescindere dall’importante contributo dell’avvocatura».  Il Convegno Nazionale, che si è tenuto presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze, ha registrato la lectio magistralis del sociologo Aldo Bonomi seguito da tavole rotonde in materia civile (affido condiviso e responsabilità genitoriale), penale (i reati minorili alla luce della crisi della famiglia) e psico-sociale (violenze e disagi psico-sociali nei contesti familiari) cui hanno partecipato autorevoli relatori quali la docente di diritto di famiglia Maria Letizia Jabes Moretti, il giudice penale Rosario Lupo ed il criminologo Ignazio Grattagliano. Contestualmente si è tenuto anche il III Congresso dell’Unione Nazionale Camere Minorili cui hanno preso parte le delegazioni di 30 Camere Minorili, provenienti da tutta la penisola, tra le quali anche una folta rappresentanza di avvocati provenienti dalle cinque Camere Minorili calabresi (Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, Paola e Locri). Scopo primario dell’associazione è quello di promuovere la centralità del minore come soggetto di diritti e favorire lo sviluppo di un percorso di confronto con tutte le professionalità che, a vario titolo, si occupano di minori, per la formazione di un progetto multidisciplinare che tenga anche conto dei mutamenti sociali in corso e dell’evoluzione in senso multietnico della società civile ed in tale contesto si è inserito l’intervento di Bonomi secondo il quale «la primavera araba sia stata una sorpresa per i più, ed in particolare per il mondo occidentale, in quanto non sono stati ascoltati gli esperti di demografia che da tempo avevano segnalato la diminuzione delle nascite ed un nuovo ruolo dell’universo femminile. Tutto volgeva verso una maggiore consapevolezza dei ruoli – ha detto Bonomi –e pertanto, verso una minore propensione alla soggezione. Tale esempio è significativo sulla necessità di tenere in debito conto i dati forniti dalle diverse discipline per comprendere le realtà e procedere ad analisi attendibili».

Sul tema del convegno, Bonomi ha affermato che «oggi la “famiglia” non esiste più secondo il modello che abbiamo avuto in mente per anni, bensì sussistono nuclei a genitorialità femminile o maschile. Anche sull’esistenza di altre categorie di genere come omosessuali ed immigrati, ormai ci si deve misurare. Rispetto a queste nuove realtà emerge la necessità di apprendere i comportamenti collettivi e la loro conoscenza del mondo, anche attraverso le dinamiche di genere e le culture di riferimento. Inoltre non è più possibile trascurare il fatto che si sia passati da una società dai mezzi scarsi e fini certi ad una società dai mezzi iper abbondanti ai fini incerti. E ciò nel senso che se prima nella limitazione delle risorse economiche la società aveva fini certi come la vita e la morte o le ideologie, oggi la società, dotata di sovrabbondanza ed illimitate opportunità di consumo, non ha fini certi. Anche nella famiglia l’unico mediatore sociale è divenuto il danaro e la paghetta non è più una gratificazione ma è diritto. Se a ciò si aggiunge come al contempo sia intervenuta la dissolvenza delle piccole realtà sociali, delle piccole comunità in cui l’istanza del singolo si trasformava in valore condiviso, ecco che emerge forte la necessità di una lettura attenta di questa nuova realtà e delle nuove generazioni che il mercato sa leggere meglio della società civile. È lontano ormai il tempo della famiglia patriarcale o matriarcale in cui era compreso il welfare – ha concluso Bonomi- in cui per ostracismo si giustificavano delitti d’onore ed incesti. Alla famiglia patriarcale è sopravvenuta la famiglia “fordista”, e poi la “Famiglia SpA” la cui ragion d’essere era nella redistribuzione del reddito con cui si sistemavano i componenti, ed ancora la famiglia come unità di consumo ovvero tenuta unita da esso. Oggi c’è la famiglia “artificio” o “fai da te”, che può assumere le connotazioni della famiglia monogenitoriale, della famiglia multirazziale con più etnie e più fedi, della famiglia multi genere (diversi generi omosex), e famiglie in cui la donna può definirsi acrobata ed ha mutato il ruolo. Un modello “famiglia” che non può assumersi come scontato, che ha dei suoi peculiari equilibri e che, nel quotidiano, rafforza e difende tali equilibri. Spetta all’avvocato ed al giudice che si occupa di un minore, di conoscere l’artificio che sta dietro».

L’invito di Bonomi all’avvocatura è «di tenere insieme senso della professione e reddito, anche mediante la lotta per strutturare il reddito all’interno degli ordini. L’invito a dare un senso alla professione con alta professionalità ed adeguata specializzazione, per percepirsi professionisti portatori di un ruolo sociale. Occorre aumentare la professionalità nel confronto con il sapere sociale tutto, studiare la vibratività del margine, raccogliere le istanze da decodificare, ed attivare le buone relazioni sociali».

Giulia Fresca

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