Crisi. Federconsumatori, l’istat diffonde l’ottimismo che non c’è

ROMA – I dati diffusi oggi dall’Istat parlano di una fiducia delle imprese in crescita. La notizia ci stupisce e, vista la crisi drammatica che il nostro Paese sta attraversando, non riusciamo proprio a comprendere da dove provenga tanto ottimismo.

Gli imprenditori hanno forse delle informazioni di cui noi non siamo a conoscenza?! Non ci risulta che il governo stia agendo per una decisa detassazione delle famiglie, annullando l’Imu sulla prima casa, abolendo l’aumento dell’Iva e rinviando la Tares. Allo stesso modo, non stiamo vedendo una politica di investimenti che dia risposte ai problemi relativi al lavoro, in particolare per quanto riguarda l’occupazione giovanile.

La detassazione delle famiglie e gli investimenti per l’occupazione sono determinanti per rimettere in moto la nostra economia, poiché solo con questi strumenti si potrà innescare l’aumento del potere d’acquisto e l’incremento della domanda di mercato.  Ribadiamo da tempo la necessità di interventi finalizzati alla ripresa. Le famiglie sono allo stremo e sopportano con fatica sempre maggiore l’incremento di prezzi e tariffe e la gravosa pressione fiscale. Tale situazione è testimoniata dai sacrifici che i cittadini compiono quotidianamente proprio per motivi economici: si va dalla riduzione della spesa alimentare fino alla rinuncia alle cure mediche.

Ecco cosa dice l’Istat
Secondo l’Istat il ‘climà sale a luglio da 76,4 a 79,6. Il miglioramento è stato rilevato in tutti i settori: dalle imprese manifatturiere e quelle di costruzione, nel commercio al dettaglio e nei servizi di mercato. Notizie positive arrivano anche dal fronte delle retribuzioni contrattuali, aumentate a giugno – afferma sempre l’Istituto di statistica – dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,5% nei confronti di giugno 2012. Complessivamente, nei primi sei mesi del 2013, la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo del 2012.  Più nel dettaglio migliorano i giudizi delle imprese sugli ordini e le attese di produzione (da -39 a -37 e da -2 a 0, i rispettivi saldi). L’analisi per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un aumento diffuso della fiducia: nei beni di consumo da 91,3 a 92,8, nei beni intermedi da 89,8 a 90,8 e nei beni strumentali da 91,1 a 92,5. L’indice delle
imprese di costruzione sale da 71,1 di giugno a 76,5. Migliorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione sia le attese sull’occupazione (i saldi aumentano da -56 a -52 e da -27 a -20, rispettivamente). Il dato delle imprese dei servizi di mercato sale da 70,7 di giugno a 75,6. Crescono i saldi dei giudizi e delle attese sugli ordini (da -29 a -27 e da -17 a -11, rispettivamente) e migliorano le attese sull’andamento generale dell’economia italiana. Nel commercio al dettaglio, l’indice passa da 80,9 di giugno a 82,1, mentre diminuisce nella grande distribuzione (da 80,0 a 73,0) e aumenta nella distribuzione tradizionale (da 84,7 a 90,8).  Per quanto riguarda le retribuzioni contrattuali a giugno, prosegue l’Istat, si è registrato un incremento tendenziale del 2,1% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che hanno presentato gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (4,4%); agricoltura (3,1%); pubblici esercizi e alberghi (2,9%). Alla fine di giugno la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 52,1% nel totale dell’economia e del 38,1% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 25,2 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 12,3 mesi per quelli del settore privato.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe