LOS ANGELES – Il viceprocuratore David Walgren dà inizio al processo a Conrad Murray, il dottore accusato di omicidio involontario del re del pop, scomparso il 25 giugno 2009, mentre nell’aula del tribunale di Los Angeles viene proiettato il video della salma di Michael Jackson la cui morte ha sollevato la “ola” emotivamente più forte che il mondo ricordi.
I fan lo amano così tanto da detestare i giornalisti che amichevolmente continuano a chiamare “Jacko” la star, perché questo soprannome, associato negli anni 80’ all’aggettivo “wacko” (strambo, fuso), al cantante non piaceva. La stampa oggi parla di tentata aggressione a Conrad Murray e questo fa luce sul clima nel quale si svolge il processo, caso di dirlo, del “secolo”. “Fate giustizia per Michael!» gridavano molti fuori del tribunale, mentre arrivavano i familiari del cantante.
Una giuria di sette uomini e cinque donne è stata scelta su quasi 400 persone. Ciascun giurato ha risposto a un questionario di 30 pagine su Michael Jackson. Una domanda chiedeva: “Hai mai pensato a te come ad un fan di Michael Jackson o della famiglia Jackson?”. La risposta dei sette uomini e cinque donne selezionate ha rivelato che otto di loro sono fan del re del pop. Una donna ha spiegato che lei amava la musica di Jacko da quando era un bambina, mentre un altro ha detto di essere un fan del suo album Thriller . Il fatto di aver scelto quali giurati coloro che amavano il cantante vuol dire che ci si fida della loro obiettività. Sei relatori sono caucasici, cinque ispanici, uno è afro-americano, le loro professioni vanno da un autista di autobus al paralegale.
Murray è accusato di aver dato il sedativo Propofol al cantante e di averne causato la sua morte. Il dibattimento presieduto dal giudice Michael Pastor ruota attorno alla ricostruzione capillare degli ultimi giorni di vita della superstar, ai dettagli della vita privata di Jackson, alla presentazione delle argomentazioni di accusa e difesa. Il viceprocuratore Walgren ha fatto ascoltare la registrazione della voce tremula di Jackson per attestarne la dipendenza dal dottore che gli aveva chiesto cinque milioni di dollari di emolumenti ottenendo però nei fatti uno stipendio da 150 mila dollari mensili. Per dimostrare che Michael sarebbe vivo se non gli fosse stato somministrato il Propofol è stata proiettatata l’immagine della salma, vestita di bianco, con la bocca sigillata, per evidenziare il contrasto con la foto scattata 24 ore prima, che mostra l’energia della star sul palcoscenico delle prove di «This is it».
Michael Jackson cadaverico, privo di respiro. I figli Prince e Paris, che lo guardano spaventati. Conrad Murray che gli pratica un massaggio cardiaco con una mano sola, mentre con l’altra tiene il cellulare sul quale sbraita chiamando le guardie del corpo.
Questa scena da sola può provare che il cardiologo ha direttamente contribuito alla morte del paziente? Il primo teste a deporre è Kerry Ortega, coreografo di «This is it», e conferma la tesi dell’accusa: «Jackson era molto teso il 19 giugno ma il 24 si era ripreso, si sentiva in forma». L’avvocato difensore ha risposto che Murray è innocente, che stava cercando di «svezzare» Michael dalla farmacodipendenza, che il cantante ingeriva di nascosto potenti medicinali. Anche quel pomeriggio, ha insistito, Michael avrebbe fatto abuso di calmanti: «Jackson era frustrato perché non riusciva mai a dormire – ha detto l’avvocato -. E quel giorno, senza avvertire il dottore, aveva ingerito anche 8 pillole da due milligrammi di Lorazepam. Una dose sufficiente a far dormire sei persone, che si è aggiunta al farmaco somministrato dal dottor Murray. Nessuno avrebbe potuto tenerlo in vita. La sua morte è stata così veloce, che si è spento con gli occhi aperti».
L’accusa porta a suo vantaggio la vita spericolata del dottor Murray. Nato nel 1953 a St. Andrews, nell’isola caraibica di Grenada, cresciuto con la madre, Conrad Robert Murray ha trascorso la giovinezza tra Trinidad e Tobago arrabattandosi per uscire dalle ristrettezze. Carattere avventuroso, a soli diciannove anni ha acquistato la sua prima casa che ha rivenduto per fare l’università negli Stati Uniti. Iscrittosi alla Texas Southern University, laureato con lode in medicina, si é specializzato in cardiologia e ha lavorato presso lo Sharp Memorial Hospital di San Diego in California. A partire dal 2006, ha aperto uno studio a Las Vegas, accumulando 400 mila dollari in cause contro la sua pratica professionale. Conrad Murray ha messo al mondo un numero imprecisato di bambini. Debiti non pagati, guai giudiziari, lussi superiori alle sue condizioni, si dice lo abbiano spinto nelle braccia di Michael Jackson che lo voleva per la generosità nel prescrivere antidolorifici.
Due anime unite da mancanza di stabilità. Due diversi, nati nelle medesime condizioni di povertà, arrivati per sentieri fortunati e fortunosi nelle residenze del lusso. Due uomini dalla pelle nera, legati da sofferenza e rischio. Quanto grande è la responsabilità di Michael Jackon? Quanto quella di Conrad Murray? Accusato di omicidio colposo involontario, Conrad Murray rischia fino a 4 anni di carcere. Il processo al medico di Michael Jackson non è un evento spettacolare tout court, bensì è dramma che servirà a chiarire quanto pesa la responsabilità individuale e quanto quella di terzi. Sarà verdetto che rimarrà di esempio. Dal caso giudiziario «SA073164» dipende come verrà ricordata la scomparsa della star più amata della musica, ma non solo. Tu daresti pollice verso al dottor Murray o lo assolveresti? Il dibattito è aperto.