Arriva finalmente in libreria, dal 16 settembre, Londra, l’inedito di Louis-Ferdinand Céline. E già il titolo evoca quella dimensione randagia, febbrile e disperata che ha fatto di lui uno degli autori più discussi e controversi del Novecento.
Non è soltanto un recupero filologico, ma un vero e proprio evento letterario: ogni volta che un testo di Céline riemerge dagli archivi, non ci troviamo davanti a una semplice curiosità, bensì a un frammento di vita e di lingua che continua a graffiare.
Un’opera ritrovata

Londra fa parte del ciclo di manoscritti scomparsi durante la Seconda guerra mondiale e riemersi soltanto in tempi recenti. Si tratta di un capitolo fondamentale della saga autobiografica céliniana che segue Morte a credito e precede altre fughe, altri ritorni, altre ossessioni. Il protagonista è sempre Ferdinand, alter ego dello scrittore, che attraversa la capitale inglese tra ospedali, bordelli, strade umide e figure marginali. È un romanzo che respira di fango e nebbia, con quella lingua secca e scattante che Céline sapeva rendere musicale anche nella sua brutalità.
La lingua come urto
Leggere Céline significa lasciarsi travolgere dal suo ritmo sincopato: frasi spezzate, un lessico che mescola alto e basso, registri popolari e lampi lirici. In Londra questa voce torna intatta, cruda, quasi viscerale. Non è una prosa che si limita a raccontare: è una prosa che morde, che costringe a stare dentro la paura, la rabbia, la malinconia. L’effetto è quello di una confessione urlata, senza maschere né protezioni.
Temi senza tempo
Ancora una volta ritroviamo i grandi nuclei tematici di Céline: l’orrore della guerra, l’ipocrisia della società, la fatica di vivere, il rifiuto di ogni retorica. Ma soprattutto la fragilità dell’uomo, costretto a fingere entusiasmo mentre si consuma nell’angoscia. Il Ferdinand di Londra non è eroe né antieroe: è un sopravvissuto che si trascina tra disincanto e paura, e proprio per questo ci appare vicino.
Céline è uno scrittore che non lascia indifferenti: amato e detestato, sempre urticante. Pubblicare Londra oggi significa restituire ai lettori un tassello di verità letteraria e storica. Non un autore da leggere per compiacimento, ma per la sua capacità di costringere a guardare dove non vorremmo. La sua voce, a distanza di decenni, conserva una forza quasi scandalosa: ci mette davanti al vuoto, al rumore, alla paura della solitudine che tutti, almeno una volta, abbiamo provato.
Londra non è solo un romanzo ritrovato: è un viaggio interiore che torna a interrogarci con le stesse domande brucianti di allora. Un’occasione per riscoprire Céline nella sua nudità più feroce, quella che fa della letteratura non un rifugio, ma una lama.
Louis-Ferdinand Céline, Londra.
Traduzione di Ottavio Fatica
A cura di Régis Tettamanzi
In libreria dal 16 settembre.