Un importante studio italiano rivela un nuovo meccanismo alla base dello sviluppo della sclerosi multipla (SM), aprendo la strada a diagnosi più precise e terapie innovative.
La scoperta arriva dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dall’Università di Genova, con il supporto del programma MNESYS e della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM). I risultati sono stati pubblicati su Cell Reports.
Il cervello controlla la produzione delle cellule immunitarie
Secondo la ricerca, il cervello svolge un ruolo chiave nella regolazione delle cellule immunitarie coinvolte nella SM. I neuroni AgRP dell’ipotalamo governano infatti la produzione di cellule nel midollo osseo e nel timo, intervenendo su monociti, neutrofili e linfociti T regolatori.
Nel modello sperimentale di sclerosi multipla, questi neuroni non funzionano correttamente:
- il midollo osseo produce più monociti e neutrofili,
- il timo genera meno cellule T regolatorie, fondamentali per evitare attacchi autoimmuni.
Ripristinare l’attività corretta dei neuroni AgRP migliora significativamente la patologia, riducendo l’attacco al sistema nervoso.
La proteina AgRP come nuovo biomarcatore nel sangue
Lo studio dimostra anche che i neuroni AgRP producono una proteina, il neuropeptide AgRP, misurabile con un semplice esame del sangue. Nelle persone con sclerosi multipla, livelli elevati si associano a:
- maggiore gravità della malattia,
- maggiore infiammazione cerebrale osservabile tramite risonanza magnetica.
Questa proteina potrebbe quindi diventare un nuovo biomarcatore per valutare l’andamento della malattia e personalizzare le terapie.
Una nuova frontiera nelle cure per la SM
La scoperta rivoluziona l’approccio alla sclerosi multipla, mostrando come il sistema nervoso possa modulare direttamente la risposta immunitaria. Questa interazione tra neuroni e sistema immune apre scenari inediti per:
- terapie mirate al ripristino del dialogo neuro-immunitario,
- strategie di prevenzione personalizzate,
- diagnosi più accurate basate su nuovi biomarcatori.
Come sottolinea il professor Antonio Uccelli, coordinatore dello studio, questa ricerca “mostra un nuovo modo con cui il cervello controlla la produzione di cellule immunitarie cruciali nelle malattie autoimmuni, aprendo nuove prospettive terapeutiche”.



