Luigi Ghirri a Reggio Emilia. La magia della luce e il mistero del buio in zone di passaggio

Notturno italiano: un invito a riscoprire il valore del buio nell’immaginario collettivo. Luoghi che non sono più luoghi, ma si trasformano in sensazioni, nel ricordo di atmosfere vissute, in qualche estate, in qualche angolo di mondo che conserviamo nella nostra memoria.

La luce è impressione, la luce è rivelazione, la luce è presenza. Il buio esiste per creare un contrasto, un vuoto necessario e potente. (Come un cavallo bardato di luci che vaga in un bosco di notte).

Camminando nei corridoi e scorrendo con lo sguardo gli scatti in mostra, tra le suggestioni di soli artificiali, la ricerca sulla luce di Luigi Ghirri offre uno spaccato sorprendente sull’opera di un fotografo straordinario, a noi spesso noto per i suoi paesaggi metafisici, per le architetture sospese nel tempo e nello spazio. Rimane qui, come minimo comune denominatore, la dimensione meditativa, la ricerca delle geometrie dell’esistenza.

Protagonisti della mostra sono i “luoghi illuminati in maniera provvisoria”, i bagliori, i lampi fugaci, i fari di auto che mostrano porzioni di paesaggi insperati, i guizzi di luce intermittente e precaria, tutte forme di illuminazione che “mantengono intatta la percezione del buio, preservandone zone d’ombra e spiragli nascosti.

“Spesso è sufficiente la luce di una fila di lampadine colorate per accende di fascino particolare qualsiasi scena, anche la più modesta, conferendovi una magia irripetibile” (Luigi Ghirri, Weekend, supplemento a La Repubblica, 4 novembre 1986).

Ecco, allora, che davanti i nostri occhi prendono forma luci che si rincorrono su giostre in eterno movimento, che solo in apparenza creano contrasti con immobili paesaggi notturni.

A renderli vicini e complementari è il non tempo, il sapore del fugace, l’impressione di piccoli bagliori che, anche solo per un istante, hanno illuminato esistenze.

La luce è rappresentata in tante forme, dal caldo raduno in spiazzi estivi, tra alberi ornati da perle di luci; in chioschi dalle atmosfere hopperiane, statici e in perenne attesa; in scorci urbani, dove risuona l’eco di vita, colore, presenze, lasciandoci sbirciare nell’intimo di finestre illuminate.

Non è chiaro se questo percorso sia una ricerca sulla luce, sul suo instabile confine, o su dove non arriva.

Se sia un invito. A vedere con una nuova luce quello che abbiamo davanti, o a cercare bellezza dove non guardiamo.

Certi scorci, certi paesaggi, lasciano immaginare più quello che è fuori dagli spazi illuminati, oltre la luce di precari riflettori. Oltre il conosciuto, oltre il noto, oltre le sicure e rassicuranti zone di comfort che ci siamo costruiti. Oltre le luci messe lì per attirarci come zanzare d’estate. 

Ogni scatto, ogni paesaggio, fissando davanti ai nostri occhi istanti di vita precari, ci spinge forse a scoprire ciò che si nasconde nel cono d’ombra delle nostre esistenze.

Luigi Ghirri Zone di Passaggio
Reggio Emilia – Palazzo dei Musei
Palazzo dei Musei
Dal 26 aprile al 2 marzo 2025

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