Arte. Sergio Risaliti racconta la “Prospettiva Vegetale” di Penone. L’intervista

«Per la 1° volta Forte di Belvedere e il Giardino di Boboli sono messi in relazione dalle sculture di un grande artista»

ROMA – In occasione della grande rassegna di Giuseppe Penone Prospettiva Vegetale, organizzata a Firenze, fra Forte di Belvedere e il Giardino di Boboli, abbiamo incontrato Sergio Risaliti che, insieme ad Arabella Natalini, ne ha curato il progetto. «Arabella Natalini – precisa Risaliti – è una studiosa di grande valore con la quale ho già curato numerose mostre, come quella al museo delle Papesse di Siena, fra il 1998 al 2000. Con Arabella c’è un sodalizio intellettuale consolidato nel tempo». La rassegna, visibile dal 5 luglio al 5 ottobre 2014, ospita 22 monumentali sculture di Penone, in un percorso ricco di fascino e poesia.

Come e quando nasce l’idea del progetto Prospettiva Vegetale di Giuseppe Penone?
«La mostra di Giuseppe Penone è un progetto che risale alla mia passione e alla conoscenza di questo straordinario artista, uno dei maggiori del secondo dopoguerra, che ha marcato con il suo linguaggio una tappa fondamentale dell’evoluzione delle arti contemporanee dagli anni Settanta in poi. Questo è un riconoscimento internazionale che è cresciuto da allora ad oggi e Penone, infatti, annovera mostre e personali importantissime, nei grandi musei del mondo, le sue opere sono collezionate alla Tate Gallery di Londra, come pure nei musei americani, al Centre Pompidou di Parigi, è uno dei protagonisti anche di vari edizioni della Biennale, Documenta Kassel, a testimonianza di un successo internazionale straordinario».

 Un progetto da tempo meditato, quindi?
«Precisamente dal 2003 quando, durante una mostra a Forte Belvedere curata assieme ad Achille Bonito Oliva, avevo invitato Penone insieme ad altri artisti. Da allora è rimasto un po’ un obiettivo da centrare, ovvero organizzare una grande personale di quello che ritengo uno dei pochi artisti italiani che possa affrontare l’impegnativa sfida per uno scultore del Forte Belvedere. Che è uno spazio straordinario, amato e temuto dagli artisti, da Henry Moore in poi e che necessita quindi di una forza plastica, tridimensionale notevole».

Il percorso di Prospettiva Vegetale è affascinante, allestito nel Giardino di Boboli e il Forte Belvedere, luoghi particolarmente importanti…
«Tutto ciò, infatti, avviene in un contesto unico al mondo, siamo al Forte Belvedere dal quale si ammira la Firenze rinascimentale, con la cupola di Brunelleschi, la Torre di Arnolfo di Cambio a Palazzo della Signoria, la facciata in lontananza di Santa Maria Novella, come pure le guglie di Santa Croce. Inoltre, le personali al Forte del Belvedere diventano delle tappe uniche, dei momenti importanti nella storia delle esposizioni contemporanee, è il matrimonio all’insegna di Prospettiva Vegetale di Forte Belvedere e il Giardino di Boboli».

L’unione di questi due luoghi è dunque un unicum per l’arte contemporanea?
«Si, è la prima volta in assoluto che un artista disegna un percorso di opere fra questi due spazi così diversi: uno fortemente drammatico, severo, duro, arcigno, l’altro più lirico e letterario come il Giardino di Boboli. Penone ci offre una doppia percezione, sia dell’arte contemporanea sia ci dà modo di vedere in questo confronto continuo fra le sue opere e questo habitat i pensieri che ispirarono gli artefici del passato. Inoltre, è la prima volta nella convergenza di intenti culturali volti a far dialogare l’arte contemporanea con il patrimonio della Soprintendenza con l’amministrazione comunale che ha fortemente sostenuto prima con Matteo Renzi poi con Dario Nardella questo progetto».

Qual è la Prospettiva di cui parla Penone?
«È un prospettiva del mondo che si rivela all’uomo attraverso il confronto con i processi di crescita vegetali e naturali. Quindi un confronto sempre mantenuto fra l’idea della creazione in ambito artistico e quella in ambito naturale».

Il rapporto fra natura e cultura, in questo progetto, ha una matrice etica, sociale e anche politica?
«Credo che assuma tutte queste sfumature o si arricchisca di questi contenuti per il semplice fatto che Penone ci invita a ritrovare un rapporto umanistico archetipico, mitologico, alchemico, e anche spirituale con la madre terra: ci ricorda di relazionarci sempre con le nostre radici che affondano nella natura terrestre e al tempo stesso (ci dice) che ogni nostro processo di crescita, generazione, ed evoluzione è anche collegato alla luce, all’acqua e agli elementi naturali».

Quali sono i nodi chiave di Prospettiva Vegetale?
«Per cominciare, c’è una grande riflessione sul tempo: il tempo della visione, della conoscenza, dell’espressione delle forme, della mutazione e della trasformazione. Poi c’è l’empatia con l’albero. La mostra infatti si caratterizza per questi grandi alberi in bronzo sui quali, fra i rami, si possono trovare depositate delle pietre, che sembrano in bilico e che vanno verso la luce, quando invece le pietre per natura tenderebbero a stare a terra, a cadere per la forza della gravità. Al contrario qui l’albero crescendo le ha sospinte verso l’alto. Gli alberi generano emozione e stupore, ma dopo l’immediata meraviglia lo spettatore sarà coinvolto in tutta una serie di riflessioni più lente ».

Per concludere, vuole anticiparci un suo prossimo progetto?
«Ci sarà una grande rievocazione il 14 luglio delle onoranze funerarie di Michelangelo che avvennero, appunto, quel giorno lì ma del 1564».

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