Con quasi 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, l’esposizione rievoca la Belle Époque attraverso la vita del suo artista-simbolo
ROMA – Parigi e Roma non sono mai state così vicine, perlomeno non come nell’ultimo periodo. Una corrispondenza d’elezione che, oltre i saloni del Vittoriano e quelli del Palazzo delle Esposizioni, ora interessa anche lo spazio sottostante l’Ara Pacis, gioiello racchiuso nella “teca di Meier” che in passato tanto ha dato da polemizzare e che ospita dallo scorso 4 dicembre una grande mostra monografica dedicata agli ultimi anni di Henri de Toulouse-Lautrec. Alle sue opere, alle sue litografie, a quelle illustrazioni e a quelle locandine che riescono tutt’oggi a far rivivere il clima della capitale francese, gli echi del divertimento che ne animò le vie, i riverberi di Montmartre, del Moulin Rouge e dei café-concerts.
Toulouse-Lautrec. La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest è un itinerario che si snoda attraverso cinque sezioni tematiche e che vuole ripercorrere le tappe formative del maggior interprete della Ville Lumière più proibita ed esuberante. Un’opera poliedrica ed estremamente ricca che incanta gli appassionati del genere, ma anche i cultori della grafica pubblicitaria che vedono – nei codici e negli schemi espressivi di Toulouse-Lautrec – il riflesso di un genio a lungo sottovalutato, complici la deformità fisica e uno stile di vita sfrenato, alquanto dissoluto per la rispettabilità dell’epoca e ostracizzato proprio per questo dagli esponenti dei ceti più elevati. Perlomeno alla luce del sole.
Difatti, l’immagine che ne traspare confonde le acque: la Parigi notturna, considerata perlopiù popolana e proletaria, è in realtà il luogo di ritrovo per gli avventori dell’intrattenimento borghese più osé. E così ballerine procaci, chansonniers di grido e demi-mondaines voluttuose sfilano sul palcoscenico dell’immaginario dell’artista accanto a baroni altolocati, signore da salotto e attrici del teatro leggero, fra allusioni esplicite, balletti licenziosi, can-can e retroscena inimmaginabili.
Toulouse-Lautrec svela, dunque, un microcosmo fatto d’ambiguità – lo iato fra i comportamenti dettati dalla morale e quelli effettivamente seguiti è enorme – ma lo rivela senza alcun pregiudizio. Partendo dal mondo delle case di tolleranza, passa in rassegna quello dei locali più pittoreschi, quello dello spettacolo di varietà e quello frizzante della mondanità. E lo fa con un linguaggio moderno e innovativo, stilizzato e fortemente bidimensionale, immediato e cromaticamente omogeneo: un tratto, il suo, riconoscibilissimo e funzionale, che punta sull’essenzialità delle forme – appena abbozzate – e sulla rappresentazione grottesca dei soggetti, resi con chiaroscuri, netti contrasti di colore e un sapiente calcolo di vuoti e pieni in misurato equilibrio. Uno stile che è un prodigio di sintesi comunicativa, tanto da renderlo un’icona intramontabile del suo tempo, l’astro nascente dei meccanismi sottesi alla comunicazione di massa.
Modiste o prostitute, attricette o signore rispettabili, le donne la fanno da padrone, delineando un universo femminile variegato cui Toulouse-Lautrec consacrò l’intero corpus litografico con spregiudicatezza e ironia, bigottamente biasimate dalla società ma apprezzate dalla sua cerchia ristretta d’amici e conoscenti. Dagli istanti d’intimità quotidiana al lesbismo nelle case di piacere, il femminino viene prosciugato in silhouettes senza abbellimenti né orpelli: la donna di Toulouse-Lautrec, infatti, è imperfetta, non pronunciatamente avvenente, soggetto prediletto di quell’estetica del brutto che gli si associa. Un mondo di visi divenuti maschere, di fisionomie appena accennate, in cui soltanto gli elementi davvero caratterizzanti emergono su sfondi neutri: sagome ridotte al loro impianto minimo, dove “il paesaggio è esclusivamente complementare e non può essere altro”.
Lungo il percorso, scorci di Parigi e supporti audio/video raccontano Aristide Bruant, Jane Avril, la Goulue, Miss Loïe Fuller, Marcelle Lender, Miss May Belfort e tanti altri, soprattutto cantanti e attrici che calcarono le scene della più prolifica industria culturale di fine Ottocento. Stelle effimere dello star system che Toulouse-Lautrec seppe rendere immortali ai posteri, con l’umorismo di chi nella solitudine fece della propria vita un monumento alla trasgressione.
Toulouse-Lautrec. La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest
4 dicembre 2015 – 8 maggio 2016
A cura di Zsuzsa Gonda e Kata Bodor
Promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Arthemisia Group
Organizzata con Zètema Progetto Cultura
Dove
Spazio espositivo dell’Ara Pacis
Lungotevere in Augusta
Roma
Orari
Tutti i giorni 09:30-19:30.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti
Intero € 11,00
Ridotto € 9,00
Speciale scuola € 4,00 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni)
Speciale famiglia € 22,00 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni, gratuito fino a 6 anni)
Informazioni per prenotazioni e Contatti
Tel. +39 060608
Sito web: www.arapacis.it