A Roma al Palazzo delle Esposizioni dal 25 aprile al 26 maggio la 62ma edizione del prestigioso contest di fotogiornalismo. Il concorso ha visto la partecipazione di 4,783 fotografi da 129 paesi diversi che hanno presentato un totale di 78,801 immagini
ROMA – Sarebbe riduttivo descrivere la capacità di occhi profondamente attenti alle situazioni che ci circondano, di fotografi provenienti da tutto il mondo che spesso non solo hanno la possibilità di scuotere l’opinione pubblica, ma riescono ad aprire squarci di coscienza anche al più disattento osservatore. Sì perchè il World Press Photo ci ha insegnato negli anni che il mondo non è sempre ciò che pensiamo di sapere. Anzi le verità spesso ignorate fanno posto all’effimera bellezza dei social network che drogano le menti di false illusioni.
In taluni casi nemmeno le tecnologie più avanzate sono riuscite ad accorciare le distanze geografiche riportando la drammatica visione in quegli angoli di mondo dimenticati da Dio, ma anche dietro il viottolo del nostro quartiere dove pensavamo che i suoi abitanti potessero vivere una vita tranquilla e serena. La foto del vincitore di quest’anno ne è l’ennesima inconfutabile prova. Forse, viene da pensare, siamo talmente inondati di immagini di ogni tipo che ci siamo costruiti delle corazze impenetrabili e niente diventa più intenso tanto da toccare le corde sensibili del nostro animo.
Ma la foto di quest’anno ancora prima di essere premiata era diventata virale. Lo scatto di John Moore intitolato “Crying Girl on the Border”, mostra infatti la piccola Yanela Sánchez, originaria dell’Honduras, che si dispera mentre lei e sua madre Sandra vengono arrestate da agenti della polizia di frontiera al confine tra il Messico e gli Sati Uniti, in Texas, il 12 giugno 2018. Una foto che parla da sè che grida la vendetta di una vita negata e di politiche che ancora una volta vogliono sopprimere le speranze di chi è alla ricerca di un futuro migliore.
O quella di Mary F. Calver che in una foto esclusiva, intima che racconta le paure più recondite che affliggono un reduce militare americano dopo aver subito umiliazioni e violenze dai suoi commilitoni. E anche quella del portoghese Mário Cruz che in uno scatto fissa un bambino a Manila nelle Filippine che raccoglie materiale riciclabile, sdraiato su un materasso circondato da immondizia che galleggia sul fiume Pásig. Anche il Digital Storytelling, ovvero i nuovi linguaggi per la narrazione giornalistica digitale trasportano l’osservatore dentro luoghi e storie di vita inimmaginabili. Racconti di sofferenza come quello della Liberia dove una manciata di attivisti per i diritti umani è riuscita a ridare speranze e un futuro a una generazioni di ragazzini votati alla disperazione.
I drammi, gli episodi, le sofferenze che emergono tra i colori spesso velati dall’ombra oscura dell’indifferenza è la prova esistente che la vita reale non è sempre quella a cui crediamo. Ma c’è ben altro su cui soffermarsi per il cambiamento.
E’ un mondo che parla quello del World Press Photo. Un mondo spietato, ma vero che vuole farsi ascoltare attraverso uno scatto che spesso disturba, destabilizza, infastidisce in un’epoca dove impera la dissoluzione dell’impegno sociale e che nemmeno mille parole potrebbero descrivere quelle realtà che non vorremmo fossero mai esistite.
WORLD PRESS PHOTO 2019
Dal 25 aprile 2019 al 26 maggio 2019
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – 00184 Roma
Promossa da: Roma Capitale
Assessorato alla Crescita culturale
Ideata da: World Press Photo Foundation di Amsterdam
Organizzata da: Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography
Biglietto:
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00