Il Cinema italiano sta male

ROMA – Il Cinema italiano sta male. Il grido d’allarme arriva dall’Agis, dove si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei dati dell’industria cinematografica dell’anno 2012, che chiude con un trend negativo.

E le statistiche parlano chiaro e  sono preoccupanti. Le presenze nelle sale sono diminuite rispetto al 2011 circa del 10% (-9,90 %) mentre gli incassi sono calati del 7,97%, il numero dei film usciti è rimasto pressoché costante 363 a fronte dei 360 dell’anno precedente. Il Presidente dell’Anica Riccardo Tozzi ha rilevato “ E’ mancata in questi quindici anni una politica per l’industria culturale e va fatta un’agenda seria del Cinema italiano e un’azione mirata contro la pirateria”.

Non dimentichiamoci che la Francia con la legge entrata in vigore quattro anni fa ha arginato il problema. Altre soluzioni proposte nel dibattito sullo stato di salute del Cinema italiano sono state lanciate tra gli altri dal Presidente di Anec Lionello Cerri che ha affermato” non possiamo non ricordare che dal dopoguerra l’anno 2012 sia stato l’anno più difficile per i consumi e nonostante il Cinema sia stato sempre considerato un divertimento alla portata di tutti e il costo del biglietto sia aumentato solo dello 0,7%” si avverte una controtendenza” ha   proseguito  Cerri “ è importante fare scoprire ai giovani il fascino del Cinema e educarli all’immagine come già  avviene in altri paesi europei, abbiamo inoltre  promosso un’iniziativa comune ” la carta dello studente”. Dal lunedì al mercoledì gli studenti della scuola media superiore potranno usufruire di uno sconto del 40% sul costo del biglietto”.  Concorde anche Lionello Cerri per  un appello alle istituzioni, che possano guardare al Cinema come investimento produttivo di crescita sul piano culturale per la ripresa economica e una presa di posizione  per sconfiggere la pirateria, che è un atto illegale. Il dibattito è proseguito con il Presidente di Anem Carlo Bernaschi, che ha ribadito l’importanza dell’uscita dei film in contemporanea con gli altri mercati internazionali e con i Festival di Cannes  e Venezia e  la necessità di distribuire i film tutto l’anno cosicchè non ci sia un affollamento di film a settembre o ottobre”.

Il Presidente dei distributori  Richard Borg, ha voluto cogliere un aspetto positivo in questa allarmante situazione. “ l’anno 2012 ci ha dato l’opportunità di analizzare i problemi, riflettere per trovare soluzioni. Una vera rivoluzione del settore è la digitalizzazione delle sale, nel 2014  non si stamperà più in pellicola, al momento l’Italia è  a metà strada, sono state digitalizzate  il 52% delle sale sul territorio nazionale.” Un segnale positivo è arrivato dalla scelta di anticipare le prime del venerdì al giovedì, con un aumento degli incassi da settembre a dicembre con un calo il lunedì, forse per i posticipi del Campionato di calcio. Nella settimana dal 9 al 15 maggio, appena prima il Festival del Cinema di Cannes, Anec, Anica e Anem hanno deciso di organizzare la Festa del Cinema italiano e per una settimana potremo trovare i biglietti a 3 euro. Un altro elemento emerso è che il Cinema italiano pare non abbia  funzionato nel 2012 anche per la produzione di film o troppo di nicchia, complicati o film commedia troppo commerciali. È importante, infatti, anche la qualità dell’offerta, quest’anno ci sono state molte opere prime sul mercato, forse per la facilità a reperire finanziamenti  e  sono stati prodotti troppi film che necessiterebbero di  un attento lavoro di selezione. L’anno 2012 è stato un anno davvero nero per il Cinema italiano e non possiamo dimenticare sul Red Carpet del Festival del Cinema di Venezia e di Roma i lavoratori di Cinecittà, che manifestavano con striscioni, slogan contro il piano di speculazione edilizia che dicevano porterà “la morte di Cinecittà”.  E’ certo che in un altro paese europeo Cinecittà sarebbe un patrimonio universale vincolato e sostenuto dalle Istituzioni, in Italia chi governa pare non voler cogliere gli appelli del Cinema e della Cultura e le associazioni di categoria non potranno cullarsi nelle promesse, soprattutto durante l’imminente campagna elettorale, di una classe politica magari solo apparentemente più sensibile, più attenta ad aiutare il Cinema a uscire da questa grave situazione.

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