Quattro anni fa, per festeggiare i suoi novant’anni, aveva deciso di lanciarsi con il paracadute da tremila metri, una specialità in cui da giovane aveva avuto grandi soddisfazioni, sulla pista dell’aeroporto militare di Grosseto dov’era di casa, appunto come appassionato.
Ma non l’aveva detto alla moglie, Silvia, la figlia di Enzo Tortora che aveva sposato anni prima e dalla quale aveva avuto una figlioletta che accompagnava tutti i giorni a scuola, anche se doveva solo attraversare la strada a Isola Farnese, appena fuori Roma sulla Cassia.
Lì ha abitato per tanti anni in una casa di cui aveva costruito con le sue mani tutte le parti in legno: una scala dal salotto alle camere da letto, una libreria che riempie tutta la parete, i divani, le poltrone, i mobili che sembravano antichi tale era la maestria del geniale creatore.
Non aveva detto a Silvia che si sarebbe lanciato con il paracadute perché non voleva impensierirla: lei non stava bene da tempo, sarebbe morta qualche tempo dopo. Ma del paracadute lo seppe dal tg3 del Lazio e la sera in casa Leroy per poco non volarono i piatti.
Philippe Leroy è morto, a 94 anni in una casa di riposo, a poca distanza da Isola Farnese. La perdita della moglie lo aveva lasciato solo, dopo una vita d’attore che lo aveva reso famoso in tutto il mondo, più in Italia che in Francia.
Da noi era stato popolarissimo, aveva girato con tutti registi più importanti nel giro di una vita trascorsa tutta sui set, prima in cinema poi in televisione. Sul piccolo schermo ebbe un debutto straordinario: fu Leonardo da Vinci nello sceneggiato diretto da Renato Castellani e concluse il ciclo nel ruolo di un vescovo in un’annata di Don Matteo.
Ma prima era stato Yanez in Sandokan di Sergio Sollima accanto a Kabir Bedi. Le nuove generazioni non lo conoscono, non è stato un influencer con milioni di followers, ma non c’è televisione che la sera, e non solo d’estate, non trasmetta un film che fra i personaggi più stimolanti non abbia un Philippe Leroy senza età.
Nato in Francia, nel 1930 a Parigi aveva trovato l’America in Italia, non solo tanti ruoli, centinaia di film, decine di registi, oltre alla moglie e alla figlioletta, e il popolare suocero che fu protagonista di un clamoroso caso giudiziario che segnò un’epoca.
La sua era una famiglia nobile che nell’albero genealogico vantava più capitani di ventura che cardinali, condottieri più che papi, e questo era il suo destino: fare l’attore in decine di personaggi storici come quelli che aveva fra gli antenati.
E’ stato un bellissimo attor giovane che è invecchiato lentamente rimanendo comunque affascinante e contesissimo dalle più belle donne del cinema mondiale. Ma è sempre rimasto legatissimo alla sua Silvia, neanche una gran bellezza, non sospettando mai che lei lo avrebbe preceduto nell’aldilà a soli sessant’anni. La sorella di Silvia, Gaia, è giornalista de La 7.
Un ricordo personale. Al telefono: “Pronto, Philippe? Vrrei invitarla in Francia, a Villerupt in Lorena al festival del cinema italiano nato dalla comunità di italiani che a migliaia fin dai primi del secolo sono emigrati in quello che era il ramo francese del bacino minerario tedesco della Rurh. Sarebbe l’ospite d’onore, ma è un festival alla buona, senza red carpet o meglio senza tapis rouge. Che ne pensa?”. La risposta fu immediata: “Pourquoi pas. Vengo volentieri, quando si parte?”.
A Villerupt Philippe fu una guest star impeccabile: già alla partenza si adoperò infaticabile per aiutare Paolo Sorrentino, l’ombroso regista non ancora baciato dal successo de La grande bellezza del quale la Luxair, la linea aerea lussemburghese che ci avrebbe imbarcati, aveva smarrito il bagaglio e data l’ora, le otto di sera, non si trovava nessun impiegato disposto a tentare le ricerche. Leroy, attore gentiluomo, fece da solo quello che un intero equipaggio non avrebbe osato nemmeno tentare.
Una volta a destinazione, fra gli ex-minatori italiani, ha stretto più mani lui che un presidente della repubblica, con grande affabilità. Giocava in casa, era in Francia, ma quegli ammiratori con i capelli bianchi erano arrivati fin lassù dall’Italia, la nuova patria di Philippe Leroy, irriducibile paracadutista che ora si gode la scena da ben più in alto.