Cinema, isole e legame tra i popoli

ILE DE GROIX – Ile de Groix: Luci spente a Groix, isola bretone dell’oceano Atlantico, sul 13esimo Festival internazional du Film Insulaire, Fifig per gli intimi, dedicato a chi ama il Cinema, le isole e soprattutto a chi vuole entrare nel cuore degli isolani.

“ Quello che m’interessa “ dice Jean-Luc Blain ideatore del Festival “ è l’essere umano, le storie di vita e soprattutto dare la parola a quelle persone, che non hanno un posto per esprimesi”. Spirito del Festival è cercare di creare dei legami tra i popoli, affinché non vivano chiusi nei loro confini. 80 i film di questa edizione, 13 i documentari in competizione, arrivati dalla Corsica, da Haiti, dalla Nuova Caledonia, dal Madagascar, dalla Polinesia, dal Giappone, dalla Groenlandia, dal Kenia, proiettati nella sala del Cinéma des familles, ma anche all’aperto, su una tradizionale casa bretone a Port Lay o in modo originale sulle vele. Quest’anno ospite d’onore del Festival una terra di poeti:‘Irlanda. Un viaggio nel mondo, attraverso documentari e film, ma il tema dominante, la terra celtica, una terra con paesaggi affascinanti, ma anche una terra rude, ostile, con una storia complessa. Ad aprire la kermesse un documentario capolavoro, l’homme d’Aran del regista pioniere dei documentario Robert Flaubery, girato nel 193$ ma ancora molto attuale. L’homme d’Aran è la storia di un uomo che ha un solo padrone, l’oceano. Il docu-film ambientato alle isole di Aran, al largo delle coste ovest dell’Irlanda, sono terre ostili spesso battute dalle tempeste. L ‘uomo che combatte contro la natura ha ispirato a Flaubery delle immagini di una bellezza e di un lirismo unici. Al documentario muto in origine, la musica di David Chiesa, ha sottolineato, non delle azioni ma soprattutto le tensioni presenti nel film. Due registi irlandesi di spicco a Groix : Pat Collins  e Bob Quinn. Pat Collins al Festival con il suo Silence, un film delicato, che esplora i meccanismi interni della nostalgia, il viaggio emozionale nel tempo di Eoghan, che ritorna in Irlanda dopo quindici anni e il regista Bob Quinn ha invece accompagnato i suoi film The Island, Poitin e Budawanny, un regista che riflette sulle origini del suo popolo. Abbiamo potuto esplorare cosa significa essere irlandesi attraverso lo sguardo di registi autoctoni e vedere ad es. come quarant’anni dopo il periodo di lotte che l’ha segnata, lrlanda del Nord porti ancora le stigmate del passato attraverso le nuove generazioni. Anche se giovani non hanno conosciuto le violenze di allora, la divisione è presente negli animi , come le barriere psicologiche e gli estremisti sono sempre a Belfast, i cosiddetti “muri della pace” che separano i quartieri dal 1972 sono sempre presenti. Alti una decina di metri separano i cattolici dai protestanti Les Filles des Belfast di Malin Anferson, molto apprezzato dal pubblico affronta il tema ci racconta di due ragazze vent’enni Mairèas e Christine.vivono vicine ma separate dai” muri della pace”.

Palmares edizione 2013
Ha vinto l’Ile d’or 2013, un’italiana che vive a Parigi, Alessandra Celesia con il suo tenero e gioioso documentario il libraio di Belsat, che non indugia sulle cicatrici del passato, ma  racconta la storia di un libraio vicino alla bancarotta, con le sue centinaia di libri invenduti a testimonianza del naufragio di una città. E anche la storia di un punk che ama l’opera, una cantante che aspira a diventare una rock-star e soprattutto la storia di affetti, aspirazioni personali e di cose semplici .
Il premio al film più emozionante “ Premio Lucien Kimitètè” (grande difensore della cultura polinesiana) è andato a Le monde aprés Fukushima., di Kenichi Watanabe, l’incidente nucleare provocato dal sisma l’11 marzo 2011, anche se le principali cause del disastro sono da cercare altrove, nelle migliaia di difetti della gestione del nucleare. Il sisma ha solo svelato il malfunzionamento di un sistema cieco e arrogante. Il film alza numerosi interrogativi sui rischi del nucleare sulla responsabilità dell’uomo, dello Stato dei giornali. Un documentario inchiesta sui luoghi del dramma partendo dalle famiglie fino ad incontrare medici, sociologi e storici.

Premio coup de coeur a Wavumba DI Lennard Verstengen “ Bambino” dice il regista vivevo in Kenia e ero molto sensibile alle storie magiche che mi raccontava Gatete” prosegue il regista, “un vecchio pescatore che credeva agli “ spiriti” del mare”. “ Ci ho tenuto molto a tornare nel paese che mi ha visto crescere. Gatete è scomparso da tempo ma sull’isola di corallo, l’isola di Wasni, ho incontrato Mashoud. Ho voluto raccontare la sua storia quella di un uomo che cerca di prendere uno squalo, e non abbandona mai l’isola certo che l’indomani catturerà lo squalo. La magia di questo nostro mondo è racchiusa nella semplicità del personaggio del film Mashoud ,che come le generazioni precedenti va a caccia dell’impossibile con una perfetta serenità.
Il premio del pubblico ad  Avec  presque rien di Nantenaine Lova.

Omaggio a Aimè Cèsaire che ha lottato contro il colonialismo
Una serata speciale è stata dedicata a uno scrittore poeta drammaturgo sopratutto un uomo che si è battuto contro il colonialismo in Martinica, Aimè Cesar scomparso nel 2008 a cent’anni della sua nascita, con la proiezione di un documentario “ Aimè Cesar un nègre fondamentale” di L. Chevallier e L. Hasse. Dieci cortometraggi di un minuto e cinquanta d’animazione del regista Martin Gilles Elle Dit Cosaque tratti dal celebre libro di Aimè Cèsaire discorso sul colonialismo , uno dei testi politici più significativi del Novecento. La sua denuncia del sistema di dominio economico e culturale alla base del colonialismo costituì un punto di riferimento non solo per le lotte anticoloniali in Africa, in Asia e nei Caraibi ma è uno dei protagonisti del pensiero anticoloniale del novecento. Aimè Cesa voleva liberare la sua isola la Martinica dal giogo del colonialismo francese e nel !946 l’Isola diventò un dipartimento d’Oltremare della Francia. “ Nessuno è il negro di nessuno” diceva. Il suo discorso sulla negritudine, è sempre attuale è un concetto potente che fa dire al Ministro Kyenge di essere fiera di essere nera e ci fa riflettere su come non si potrà mai giungere a una società aperta e umana se si sostengono tesi coloniali e razziste.

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