ROMA – Il film, ispirato al romanzo omonimo scritto da Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, è ambientato a Roma nel periodo compreso fra il 5 ed il 12 novembre 2011.
Filippo Malgradi è un deputato corrotto dedito di giorno agli intrallazzi, di notte alla droga e al sesso estremo. Durante una delle consuete notti fuori controllo una escort muore. Per rimediare al fattaccio ed eliminare ogni traccia dell’accaduto Filippo si rivolge alla bassa manovalanza della criminalità romana. Si innesca così una spirale di violenza che miete numerose vittime e mette a repentaglio un grosso affare sporco che dovrebbe portare molti soldi nelle tasche dei clan che spolpano Roma.
Siamo di fronte ad un film a cui, sul versante tecnico, si può obiettare poco. La fotografia gelida di Carnera e la regia spigliata di Sollima funzionano. Alessandro Borghi, nelle vesti del delinquente “Numero Otto”, ci regala una interpretazione memorabile. Eppure tutto ciò è rovinato dalla costante, sgradevole sensazione di essere di fronte a un film furbo, artificioso.
Una Roma così scura, tetra, violenta non s’era mai vista. Il motivo è presto detto: questa Roma non esiste. Non esiste nei toni enfatici e nei personaggi caricaturali messi in scena. “Suburra” ha l’accuratezza nella ricostruzione storica di “Bastardi senza gloria”, ha il realismo, nel succedersi degli avvenimenti, di un’ opera di fantascienza. Non ci sarebbe nulla di male nel fare un bel film di azione o in alternativa nel rappresentare metaforicamente la violenza dell’ uomo. Il problema è che questo film, suddividendo la narrazione in scansioni temporali ben precise, facendo diretto riferimento ad avvenimenti storici, si propone come una sorta di cronaca di ciò che è accaduto. Sembra aver la pretesa di dirci come stanno veramente le cose a Roma. Le cose non stanno come vengono raffigurate. Assistiamo sullo schermo ad una girandola di efferati ed incredibili omicidi (una quindicina) che si consumano nell’arco di pochissimi giorni. I dati ufficiali ci dicono che a Roma sono stati commessi 28 omicidi in tutto il 2011. Una volta si aveva la bontà di apporre la didascalia: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”. Si obietterà che il film non ha nessuna pretesa, neanche quella di rappresentare abbastanza fedelmente una realtà ambientale. Allora che senso hanno i riferimenti contestuali alle dimissioni del Pontefice ed alla fine del governo Berlusconi?
In questa opera priva di speranza, di messaggio, di redenzione, Roma ne esce con le ossa a pezzi, più di quanto non meriti, più di quanto raccontato, in maniera spesso tendenziosa, in televisione. Troppo facile cavalcare la grande onda negativa.
Il film di Sollima, contribuisce a creare una immagine fortemente distorta e parziale, presentandola come onnicomprensiva. Suburra, cosa davvero grave, ci ha resi per un attimo moralizzatori, facendoci pensare a quella pratica sempre deprecabile che è la censura. Censura non delle singole immagini, ma dell’intero progetto.
REGIA: Stefano Sollima
ATTORI: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano
SCEGGIATURA: Sandro Petraglia, Stefano Rulli
FOTOGRAFIA: Paolo Carnera
PRODUZIONE: Italia
GENERE: Thriller
DURATA: 130 minuti