Teatro Belli. “Alan Turing e la mela avvelenata”, storia di un genio costretto a socratica morte

Alan dice che le macchine pensano

Alan giace con gli uomini

Quindi le macchine non pensano

ROMA – Al Teatro Belli di Roma è andato in scena Alan Turing e la mela avvelenata di Massimo Vincenzi, con la regia di Carlo Emilio Lerici. Gianni De Feo veste i panni di Alan Turing, il geniale matematico che per primo comprese le potenzialità del concetto di ‘intelligenza artificiale’, ideatore della macchina Colossus, che durante la Seconda Guerra Mondiale decriptava i codici creati dal dispositivo tedesco noto come Enigma. Decorato con l’Ordine dell’Impero Britannico per gli importanti servigi resi all’Inghilterra, dalla sua stessa nazione fu poi processato per atti osceni – in quanto omosessuale – e condannato alla castrazione chimica nel 1952.

Lo spettacolo non è un monologo, bensì un immaginario dialogo di Alan con la madre, ambientato nel 1954. La luce che illumina il volto di De Feo, sola presenza sul palco, sembra accentuare la sua espressione di sofferenza. Turing, ormai imprigionato in un corpo che non riconosce, non sente di essere più “la cosa allo specchio”. Il tempo del dialogo di Alan è scandito dal ricordo del processo che ha stravolto la sua vita. Questi momenti bui sono sottolineati allo spettatore dalla voce fuori campo che accusa Alan e dalla luce che si incupisce fino a diventare verde.

Il corpo di Alan si muove nello spazio, sotto la luce, creando ombre. Quello stesso corpo, ormai estraneo, sfinito dagli estrogeni – così come sfinito è lo spirito. Corpo e spirito, spiega Turing alla madre, sono inscindibili. Corpo e spirito, entrambi stravolti, solo perché Alan è rimasto incompreso fino alla fine. Non è stato capito il suo amore per i numeri, né quello per gli uomini.

La mela avvelenata è vista, nello spettacolo, come un faro di speranza. Il 7 giugno 1954 Turing pose fine alla sua vita con una mela al cianuro. Alan non sente più il sapore del veleno. La mela è una dolce via di fuga.

ALAN TURING E LA MELA AVVELENATA

di Massimo Vincenzi
con Gianni De Feo
regia Carlo Emilio Lerici

Teatro Belli – ROMA

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