Torino Film Festival 2021. “Il giardino che non c’è” di Rà Di Martino

“Il giardino che non c’è” è quello dei Finzi Contini, la famiglia di ebrei ferraresi protagonista del romanzo di Giorgio Bassani, premio Viareggio nel 1962, e dell’omonimo film diretto da Vittorio De Sica che vinse nel 1971 l’Oscar come miglior film straniero.

 Tanti titoli per un “non luogo”? Il cinema, si sa, è finzione: la via Veneto della Dolce vita è stata ricostruita da Fellini nello studio 5 di Cinecittà, come pure il Circo Massimo dove Ben Hur vinse la corsa delle bighe. Solo la Fontana di Trevi con Anita Ekberg a mollo in abito da sera è quella vera anche sullo schermo. Eppure, un giardino lussureggiante c’è davvero a Ferrara ma non è quello descritto da Bassani e filmato da De Sica. Ne fa fede la regista Rà Di Martino che al film e al romanzo ha voluto rendere un particolare omaggio chiamando a raccolta per un suggestivo documentario girato in un giardino circondato da un alto muro alcuni rappresentanti dell’uno e dell’altro:  da Giorgio Bassani alla protagonista Dominique Sanda, l’indimenticabile Micol, oggi settantenne, che ricorda i momenti salienti dei “ciak”  e fra gli altri interpreti Lino Capolicchio, Helmuth Berger, Alessandro D’Alatri, e la figlia della scrittore Paola, insieme con esponenti della comunità israelitica ferrarese, come  Simonetta Della Seta e altri testimoni del tempo, la saggista Anna Dolfi e l’americana Portia Prebis. 

In apertura del documentario, che è stato presentato con successo al festival del cinema di Torino, c’è una battuta di Vittorio De Sica, la sera che ebbe notizia dell’Oscar, davanti alla telecamera di Alberto Michelini, il giornalista del TG 1 che sarebbe diventato un uomo politico dopo essere stato il primo marito di Flaminia Morandi, futura moglie di Costanzo e quindi mamma di Saverio, il figlio regista di successo di cui Maurizio va giustamente orgoglioso. Per chiudere con le note da rotocalco, va detto anche che De Sica e Bassani, a film finito, si lasciarono molto male: lo scrittore, infatti, accusò il regista di aver tradito lo spirito del romanzo, e arrivò al punto di togliere la firma dalla sceneggiatura alla quale peraltro aveva dato un ampio contributo. 

Un film sfortunato, Oscar a parte, che meritava di essere in qualche modo celebrato al traguardo del mezzo secolo. Alternati a scene girate per lo più sul campo da tennis dove i giovani Finzi Contini si dovettero ritirare a giocare dopo esser estati espulsi perché ebrei dal circolo ufficiale della Ferrara fascista, (siamo nel 1938 l’anno dell’entrata in vigore delle leggi razziali)  colpiscono gli interventi d’epoca di Giorgio Bassani (lo scrittore è morto nel 2000) che parla del romanzo passeggiando fra i viali del giardino che oggi sappiamo che non  c’è, tant’è vero che per scrivere parte del suo romanzo lo scrittore si trasferì per qualche tempo nel più noto giardino di Ninfa, a pochi chilometri a sud di Roma. Per completare il quadro dei ricordi, nel documentario c’è anche un filmato dell’Istituto Luce con la grottesca immagine di Mussolini che dal balcone annuncia le famigerate leggi contro gli ebrei dinanzi ad una “adunata oceanica”, come si diceva allora, una folla plaudente che riempie piazza Unità d’Italia, la stessa dove di recente meno numerosi ma altrettanti fanatici ”nipotini del Duce” hanno manifestato contro il green pass, incappando in un meritato autogol che ne ha portato alcune decine in terapia intensiva. Ieri Benito oggi i no vax: ah! quante ne hanno viste le belle piazze d’Italia…

IL GIARDINO CHE NON C’È
Un film di RÄ DI MARTINO
Italia, Francia • 2021 • 52’ • Docufiction
con DOMINIQUE SANDA, LINO CAPOLICCHIO
Prodotto da ALTO PIANO e LES FILMS DU POISSON

   

Condividi sui social

Articoli correlati