Il Taormina Film Fest 2022 è stato caratterizzato da ospiti internazionali di ottimo livello, come avvenuto nel caso della presentazione al Teatro Antico della pellicola “Tell it like a woman”.
Un film corale composto da sette cortometraggi diretti da donne, con Taormina che ha accolto le registe Lucia Puenzo, Catherine Headwicke, Maria Sole Tognazzi, Leena Yadav le grandissime attrici Eva Longoria e Margherita Buy ( non presente sul palco del Teatro Antico), con le splendide esibizioni musicali di Mario Venuti, Lello Analfino, Sofia Carson e Diane Warren.
Ad aprire la serata, condotta dal giornalista Stefano Amadio, Il cantante Lello Analfino (insignito del Premio Videobank) con il suo nuovo brano a “MI fai stare bene”, cui ha fatto seguito la perfomance canora di Mario Venuti, artista su cui è incentrato il documentario “Mi fai stare bene” del regista catanese Daniele Gangemi, proiettato nel pomeriggio dello stesso 28 giugno.
Giornata caratterizzata dalla visione di uno dei film in concorso “Baby Piramid” (con Carla Philip Roder, Diem Camille, Henning Valin Jakobsen, Anders Mossling e Danica Curcic, premiata successivamente con la Maschera di Polifemo alla migliore attrice ), pellicola in concorso della director danese Cecilie McNair che si focalizza sul tema del desiderio di maternità (la stessa regista è in cinta) e la procreazione assistita, debutto alla direzione di lungometraggi da parte della McNair segnato da grande impatto. I tre direttori artistici del festival Alessandra De Luca, Federico Pontiggia e Francesco Alò, interagendo con gli ospiti, hanno permesso di cogliere alcuni importanti elementi. Come nel caso di “Baby Piramid” la cui autrice ha evidenziato come il titolo si fondi sulla ricerca fatta per realizzare il film che l’ha condotta alla piramide dei bisogni di Maslow. La McNair ha aggiunto come il suo essere donna abbia avuto una grande implicazione nella realizzazione del film, in quanto la gravidanza, con il suo insieme di momenti splendidi e difficili, è un privilegio femminile.
La centralità della donna nel Taormina Film Fest è emersa appieno in “Tell it like a woman”, opera contro l’oggettivizzazione della donna, la cui presentazione ha avuto una splendida prolusione nell’esibizione musicale dell’attrice e cantante Sofia Carlson (nota per aver interpretato Lola Perez in “Adventures in Babysitting” ed Evie, la figlia della Regina Cattiva, in “Descendants”) con uno splendido quartetto d’archi tutto al femminile e la grande Diane Warren, con la quale la Carlson si è esibita in“Applause”, brano creato proprio per il film dalla cantautrice statunitense(“ definita Queen of the Ballad”, ossia la Regina della ballata, per la sua elevata e pregevole prolificità musicale),autrice di oltre cento pezzi , tra cui ”Don’t Want to Miss a Thing” degli Aerosmith, e prima cantautrice a ricevere l’Oscar alla carriera.
La meravigliosa Eva Longoria, protagonista di uno dei corti che compongono la pellicola , ossia “Lagonegro”, in cui incarna un architetto lanciato verso il successo, che si trova a fare i conti con una pesante eredità, ha esordito asserendo come l’italiano che aveva appreso per il film era quasi andato dimenticato e come non abbia scelto il progetto di “Tell it Like a Woman “ ( premiato con il Taormina Excellence Award), ma sia stato esso a volerla, in quanto fatto dalle donne sulle donne, attuato da artiste come Lucia Puenzo (regista argentina del pluripremiato “XXY”), con la voglia anche di confrontare diverse generazioni , come nel corto con la Longoria ( che ha biasimato le ultime decisioni statunitensi sull’aborto), in cui sono presenti anche un’attrice di cinque anni ed una di ventuno. La sovrintendente della Fondazione Taormina Arte Ester Bonafede, ha evidenziato come questa pellicola costituisca un’occasione per le donne di rappresentare il sentimento di genere, tessere legami e determinare le basi per la rinascita di un mondo migliore, in un momento complesso come questo.
Sul palcoscenico taorminese anche i produttori Andrea Iervolino, Monika Bacardi, Lucas Akoskin e Chiara Tilesi. Tilesi e Bacardi hanno segnalato l’importanza di un film sui diritti delle donne (girato in cinque nazioni differenti, ossia Italia, India, Argentina, Giappone e Stati Uniti) proprio nel momento in cui c’è stato un forte arretramento in ambito internazionale. Andrea Iervolino ha sottolineato come questa opera (le cui altre director sono state Taraji P. Henson, Mipo O, Lucia Bulgheroni e Silvia Carobbio) abbia cambiato il suo modo di relazionarsi con le donne, facendogli capire tanti aspetti del genere femminile che non aveva colto, nel corso di una lavorazione durata sei anni, come affermato da Akoskin, premiata per la sua capacità di raccontare le donne nel mondo, nella loro complessità e diversità, un film politico che non insegue il conflitto ma la composizione delle peculiarità.