Venezia 82. Kim Novak, a 92 anni Leone d’oro alla carriera 

Kim Novak, americana di Chicago, figlia di immigrati di origine ceca, un fascino slavo che ricorda quello innegabile di Melania Trump, la first lady del rieletto presidente statunitense, ha appena compiuto 92 anni.

        Li festeggerà al Lido di Venezia con un regalo davvero inatteso: il Leone d’oro alla carriera che la Mostra Internazionale d’arte cinematografica le consegnerà nel corso di una cerimonia che ha dell’incredibile, perché vede premiata una quasi centenaria dopo un’intera vita trascorsa ad Hollywood a fare film entrati nella storia del cinema.

  La quale in patria non ha mai ricevuto un così alto riconoscimento, tanto meno l’Oscar. 

Per consegnarle il Leone d’oro alla carriera, la Mostra di Venezia ha dovuto strappare Kim Novak al suo ranch in Oregon, dove si è ritirata da molti anni e dove passa il tempo dipingendo quadri che trovano frequenti compratori e, soprattutto, allevando lama, gli aggraziati quadrupedi originari delle Ande sudamericane.

Kim Novak

Ma che c’entra tutto questo con il cinema? Ben poco: ormai da decenni l’attrice ha lasciato i set sui quali ha furoreggiato negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, misurandosi con rivali d’eccezione. 

       Basta dare uno sguardo alla sua filmografia. Quando era in auge, doveva vedersela con concorrenti del calibro di Elizabeth Taylor, Jeanne Fonda, Barbra Streisand, Sophia Loren, che tutte ebbero due Oscar a testa; Shirley Maclaine, Julie Andrews, Grace Kelly e Audrey Hepburn, ognuna con un Oscar nella borsetta. 

       Senza aver vinto l’Oscar anche Marylin Monroe, di sette anni più grande, attraversò la strada della Novak e fu un duello a colpi di capolavori, uno dopo l’altro: Quando la moglie è in vacanza della Monroe contro Picnic della Novak.

Fermata d’autobus dell’una contro Incantesimo dell’altra, Facciamo l’amore dove la Monroe flirta con Yves Montand e Noi due sconosciuti con Kim stretta fra le braccia di Kirk Douglas, fino a Vertigo del 1958, (che da noi si sarebbe chiamato La donna che visse due volte), diretto da Hitchcock che al botteghino si scontrò con A qualcuno piace caldo di Billy Wilder e una indimenticabile Monroe. 

“Ho scelto la Novak perché non sa recitare” pare abbia detto a suo tempo il maestro del brivido dopo aver diretto Vertigo (preferiamo chiamarlo così com’era in originale e non con il brutto titolo italiano, che sa molto di western spaghetti).

         In affetti la statuaria bellezza da Europa dell’est non era di facile gestione: fu la prima ad Hollywood ad aprire una vertenza sindacale, per ottenere dalle case di produzione parità di retribuzione con i colleghi maschi. 

       Ed un giorno chiese a Hitchcock a bruciapelo durante una pausa nelle riprese: “Non riesco a capire perché si vede Madeleine nella finestra dell’hotel e poi scompare. Come fa a lasciare l’hotel? “La riposta del regista fu lapidaria: “Ah, mia cara, non tutto deve avere un senso in un film del mistero “.

Magia del cinema!   

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