“Enrico e Francesco. Pensieri lunghi”, il nuovo libro di Pietro Folena

ROMA – Nella Cornice della Sala della Crociera, biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte del Ministero dei Beni Culturali, il Ministro Roberta Pinotti, Monsignor Vincenzo Paglia, Fausto Bertinotti, moderati dall’esperta Flavia Trupia e coadiuvati dalle emozionanti letture degli attori Giada Grandi ed Emanuele Cerman, hanno presentato “Enrico e Francesco. Pensieri lunghi”, nuovo libro di Pietro Folena.

Segretario nazionale della FGCI negli anni ’80, Pietro Folena ha diretto il PCI-PDS in Sicilia nei primi ’90, parlamentare e dirigente nazionale dei DS fino al 2001. Dopo i fatti di Genova, impegnato nei movimenti di critica alla globalizzazione, si è candidato come indipendente con Rifondazione-Sinistra Europea nel 2006. Dal 2008 ha lasciato ogni ruolo di direzione politica e d’impegno istituzionale per dedicarsi al mondo dell’arte e della cultura. Ha fondato MetaMorfosi nel 2009, oggi uno dei soggetti più affermati nella produzione di mostre e valorizzazione di beni culturali.

Il saggio di Folena “Enrico e Francesco. Pensieri lunghi”, appena pubblicato da Castelvecchi, basa rigorosamente sui testi di Enrico Berlinguer e Papa Francesco, diventando quasi dialogo virtuale tra due grandi leader che, pur vissuti in epoche diverse, sono accomunati dall’assoluta contemporaneità di molti aspetti del pensiero di Berlinguer e dalla grandezza rivoluzionaria delle parole e delle opere di Papa Francesco. Pietro Folena indaga gli ultimi trent’anni e maieuticamente porta alla luce, attraverso la loro voce, un esempio di “socialismo cristiano e umanistico”. Il volume dai Pensieri Lunghi, prosegue con una versione aggiornata de I ragazzi di Berlinguer, successo del 1997 sulla cultura politica di una generazione, per concludersi con L’evaporazione, dedicato agli anni in cui Berlinguer non c’era e veniva meno il sogno della sinistra italiana.

“Enrico e Francesco” è stato presentato attraverso parole fondamentali per la nostra vita. La prima è “guerra”.  In un’epoca di grande preoccupazione per i rischi di conflitto nucleare, Berlinguer esprimeva il suo pensiero su San Francesco: “Non credo vi sia dubbio che Francesco e lo spiritualismo francescano rappresentino un punto di “crisi”, cioè di passaggio, nella vita della cattolicità”. Il Papa, che ha il nome del poverello di Assisi, vede così il pianeta globalizzato: “Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi”. Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha rilevato i successi dell’Italia nella lotta all’ISIS. Ma anche come il mondo non sia preparato a chiamare Ministero della Pace quello della Difesa.  L’ONU è incapace di un governo equilibrato eppure, nella sfida che pone l’Africa, esiste un’occasione epocale della quale spera l’Europa si faccia carico.

La parola “lavoro” risuona come perdita, grave danno sociale, spogliazione della dignità. Al tempo stesso, aiutare i poveri con elargizioni di denaro è un rimedio provvisorio. Monsignor Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della comunità di sant’Egidio, osserva che il mondo di Berlinguer era diviso in due e globalizzato quello di Papa Francesco. Eppure un fil rouge lega entrambi: la richiesta di un supplemento di creatività, poiché il lavoro è capacità di creare.

In tema di “ambiente”, mentre da una parte Berlinguer criticava che ne discutessero più gli scienziati che i comunisti; nell’enciclica Laudato sì l’argomento principale del Papa è il rispetto di madre terra e per questo si richiama al Cantico delle Creature . 

Il sostantivo “vapore” si associa alla classe operaia, a una stagione di lotte e all’evaporazione dei suoi traguardi. Secondo Fausto Bertinotti il saggio di Folena indaga il tramonto della civiltà del lavoro e della speranza, lo definisce un libro che prova a chiarire le ragioni di un crollo, non come ricerca di un colpevole ma spiegazione di un passaggio cruciale della storia.

Nelle letture di Giada Grandi ed Emanuele Cerman sulla “donna” risaltano le affinità tra il Papa e Berlinguer. Il primo critica il maschilismo, la mercificazione del corpo e chiede reciprocità. Berlinguer giudica oppressori della condizione femminile certi atteggiamenti maschili, presenti anche nei comunisti.

Chiude l’incontro Pietro Folena ricordando le origini della sua educazione e l’influenza della madre che era cristiana per il socialismo. L’autore auspica che Papa Francesco possa dire molto di più sul femminismo.  Ritiene retrogrado quel partito comunista per il quale l’omosessualità era tabù. Giudica lo scandalo nato intorno al produttore cinematografico Weistein l’inizio di un cambiamento. Afferma che dallo schema cattocomunista bisogna passare a uno che attecchisca nel terreno dei fondamenti etici della politica. Pietro Folena definisce il suo libro un grido di dolore per lo sgretolamento di valori venutosi a creare a sinistra. “C’è un bisogno di tornare alle radici, inteso come essere radicali” – conclude – “un bisogno, cioè, di trovare un terreno di reinvenzione della politica”.

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