“Resta quel che resta” è il nuovo romanzo della scrittrice altoatesina Katia Tenti, che si concentra sull’annoso tema dell’identità dei popoli e sull’integrazione. Ambientato subito dopo la fine della Grande Guerra, racconta la difficile transizione dell’Alto Adige/Südtirol da tedesco a italiano, con tanti che si trasferirono in quelle aree a caccia di fortuna e di una vita più decorosa.
Anni in cui è ancora fortemente sentito il concetto di “patria”: ed è proprio di questo che tratta il libro, raccontando in stile picaresco, le vicissitudini di queste famiglie, che lottano per i propri diritti in una terra ostile, superando, insieme, qualsiasi ostilità, sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Mentre, oggi, persino sui banchi di scuola si tende a studiare poco quei momenti della storia in cui gli italiani, orgogliosi di esserlo, pur di mantenere la propria identità, combattevano per la loro indipendenza: una parola che affascina ma che allo stesso tempo intimorisce perché implica coraggio, determinazione e grande maturità.
Eppure quel desiderio di stringersi sotto un unico vessillo e di annullare le differenze, talora decisamente marcate, li riconosciamo nelle nostre vite quando decidiamo di immigrare in un altro Paese o in un’altra regione diversa da quella dove siamo nati e cresciuti. «Nell’autunno del millenovecento trentanove erano state rese pubbliche le “norme per il rimpatrio”, compilate sotto la supervisione di Göring, accompagnate da un’insistente propaganda tedesca. Ai sudtirolesi che avessero optato per la madrepatria si promettevano terre e lavoro: la Grande Germania chiamava i suoi figli a raccolta.
Solo i meglio informati, che però tendevano a tenere per sé queste preziose informazioni, sapevano che il Reich aveva bisogno di manodopera per le fabbriche belliche e di uomini da spedire al fronte». E “Resta quel che resta” con il suo racconto, dipanato nel corso del tempo, ci aiuta a comprendere al meglio, questo desiderio di comunità e “patria” non senza aver versato qualche lacrima, per quel che è stato senza che molti di noi siano riusciti davvero a rendersene conto.
Sinossi
Siamo a Bolzano negli Anni Venti dello scorso secolo. In quel periodo il Sudtirolo era italiano dalla fine della Grande guerra, ma lo era solo sulla carta dal momento che, dati alla mano, la popolazione tedesca era la maggioranza. Il regime fascista intraprese una poderosa campagna d’italianizzazione, spingendo – in maniera poco ortodossa – sia gli operai che contadini a cercar fortuna al Nord, nelle terre appena conquistate, promettendo loro sia dignità che benessere. Ad accomunare le famiglie che si trasferirono come i Marchetti che sono originari di Vicenza e fascisti doc e i Ceccarini, le cui origini trovavano spazio in Maremma e che erano più diffidenti nei confronti del Regime, era sostanzialmente una cosa sola: il desiderio, decisamente forte, per certi versi accecante, di emergere e di farsi sempre più strada, in ogni maniera possibile e immaginabile. E poi- a dirla tutta- nemmeno i tedeschi credevano nella pacifica convivenza. Uno fra questi è stato Erwin Egger, un mite commerciante gravato dal fardello di un figlio affetto da una misteriosa infermità mentale. Gli altri, primo tra tutti il medico Alfred Gasser, nascondevano pericolosamente dietro una facciata di moderazione una feroce smania di rivalsa contro l’oppressione fascista. Ed è su queste basi che si poggia il romanzo e tutti i fatti, decisamente numerosi, che si legheranno in maniera forte e indissolubile proprio le famiglie Gasser, Marchetti, Ceccarini, Egger e Ranieri che impareremo a conoscere un poco alla volta tra le pagine. Si fa un balzo, a livello di trama, negli anni ’40: la guerra è già iniziata ma non nel nostro Paese. In quel momento le bimbe, appena nata, due gemelline, di Alfred Gasser, sono state rapite: è stato il giardiniere italiano della famiglia a compiere il terribile atto! Si tratta di un certo Sante Marchetti, da tempo affetto da una gravissima malattia psichica: egli ne uccide una ma, con l’aiuto dei suoi cari, che hanno voluto proteggerlo dal massacro, è riuscito a nascondere il corpicino e a passarla liscia. Ma, finita la guerra, ecco che nuovi dolori affioreranno in superficie e che la verità comincia a venire pericolosamente e inevitabilmente “a galla”.
L’autrice
Katia Tenti è nata e vive a Bolzano. Si è laureata in sociologia a Trento e per anni si è dedicata all’approfondimento dei fenomeni di devianza sociale. Da sempre si occupa di cultura, di teatro e di arte contemporanea. È autrice di diversi format culturali di musica, di teatro, di arte e di letteratura dedicati ai giovani talenti. I suoi romanzi sono ambientati in Alto Adige, sua terra di origine – caratterizzata da forti contraddizioni sociali, culturali e etniche – per la quale nutre un sentimento di attaccamento profondo. Per Marsilio Editori ha pubblicato Ovunque tu vada (2014) e Nessuno muore in sogno (2017). Per Piemme ha invece dato alle stampe Resta quel che resta (2022).
Scheda tecnica:
Autore: Katia Tenti
Editore: Piemme
Genere: Narrativa
Pagine: 458
Prezzo: 18.90 €
Data di pubblicazione: 3 maggio 2022
Link di vendita on-line
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