Aspetto duro, da artista rock, ma con uno sguardo che tradisce gentilezza ed umiltà. È così Salvatore Cafiero, chitarrista di fama internazionale, appena reduce da un tour con Raf, che incontriamo alla presentazione romana del suo primo libro: “Phoenix – Il potere immenso della musica”, scritto a quattro mani con la scrittrice Lisa Di Giovanni.
Come mai la scelta del titolo “Phoenix”( dal latino, fenice)?
Perché la storia che abbiamo raccontato si riferisce a un periodo buio della mia vita, in cui credevo di morire e per me si è trattato davvero di una rinascita. Bisogna prendere spunto dalla fenice e tornare sempre a vivere.
Per quanti anni hai combattuto con la sofferenza fisica?
Sono stato male a lungo, sin dalla tenera età. Erano anni in cui la celiachia non si conosceva e si attribuiva il mio malessere anche ad una causa psicologica, non riuscendo più a mangiare. Sebbene fossi molto giovane, mi ha causato strascichi durati fino ai 30 anni: persino oggi ho ancora ripercussioni, soprattutto a livello psichico.
Nel libro, infatti, si parla apertamente dei disturbi d’ansia. Avresti un consiglio per affrontarla?
L’ansia non va combattuta, ma va accettata, sopratutto, quando si è in balia di eventi spiacevoli. Capita di subirla, altrimenti saremmo tutti automi senza emozioni: si riesce anche a superarla, con l’accettazione e la consapevolezza.
Com’è stato scrivere in sodalizio con l’autrice Lisa Di Giovanni?
Lei è stata una guida e un supporto a 360°. Non solo, ha corretto il materiale, ma ha ordinato e finalizzato i miei pensieri, con esperienza e professionalità.
Come hai raggiunto il successo?
Ogni traguardo professionale è stato frutto di un processo lungo e faticoso, così come è stato per ogni aspetto della mia vita. Mi sono dovuto conquistare tutto col sacrificio. Non mi sento ancora “arrivato”, ma sono sempre pronto a rimettermi in gioco, anche se guardandomi alle spalle, sono soddisfatto del mio percorso.
Hai in previsione altro?
Sto lavorando alla mia musica indipendente e a collaborazioni con artisti salentini. A metà giugno, partirò in tour con Gianluca Grignani e inoltre, ho in progetto di dedicarmi alla promozione del libro in giro per l’Italia.
Che consiglio offriresti a chi affronta una malattia e a chi si avvia a una carriera musicale?
In entrambi i casi: bisogna avere pazienza. Per quanto riguarda la salute, non esiste un farmaco miracoloso, ma percorsi riabilitativi che richiedono anni, calma e determinazione. E questo vale, anche, per l’ambito lavorativo in campo musicale.
Hai dedicato il libro a tua mamma Gilda. Quanto è stato importante il suo supporto?
Fondamentale. É stata l’unica persona che mi credeva quando stavo male e mi accompagnava nel mio percorso di recupero fisico e mentale. Senza mia madre, non sarei riuscito a trovare la luce.
Nel libro, ricorre spesso il tema dell’autostima. Quant’è importante per te?
Moltissimo. Come diceva il campione Kobe Bryant: “Se non credi in te, chi lo farà”?