Tra sogno ed incubo, il Pd. Ius soli ipergalattico

Attenzione: con questo capitolo speciale “Pd. In fondo a destra” partecipa all’iniziativa  promossa dai Wu Ming #Tifiamoasteroide. Un contest letterario con scadenza il 16 giugno alle ore 16.00 che porterà alla realizzazione di un free ebook di short stories tutte con lo stesso finale: un asteroide che si schianta sul governo Letta. Chi vuole partecipare può scrivere al curatore della raccolta: [email protected]

Ha smesso di piovere. L’estate sembra ormai arrivata. Il governo è meno ladro? Non importa! E’ il mio secondo giorno da cassaintegrato. Non ho voglia di stare chiuso a casa col ventilatore sparato.

Recupero il costume che mi hanno portato in regalo da Cuba, con il compagno Fidel sulla chiappa sinistra. Prendo due caschi e scendo al bar.

Tonino, il mio anziano compagno di bevute, è al solito angoletto col suo bicchiere di lambrusco.

“A piddino, oggi de che voi parlà?”

“Vorrei vedere se hai ancora del coraggio”.

“Certo che ce l’ho, a ragazzì, io sò comunista!”

“Allora vieni a farti un giro in motorino con me!”.

Butta giù il suo rosso, recupera il bastone che aveva posato a terra e si alza.

“Annamo a ripiasse Roma!”.

Tonino sale sul mio vecchio booster, con il casco sembra un’altra persona. Mi tiene stretto i fianchi, come un padre abbraccia un figlio. L’Aurelia, fino a San Nicola.

“Ma ‘ndo cazzo stai annà?”

“Al mare!”.

La spiaggia è vuota. C’è solo un chioschetto, una signora che lo dirige ed un ragazzo ivoriano, che custodisce sdraio ed ombrelloni.

Il vecchio ha gli occhi lucidi.

“Saranno vent’anni che nun vengo da ste parti! M’hanno torto er gusto de godé della natura”.

Come lo capisco! Tra affitto da pagare, bollette, i miei che vorrebbero tornassi a casa e le donne che mi girano alla larga, il mare era l’ultimo dei miei pensieri. Ma oggi è diverso.

“A ragazzì, se po’ sapé che t’è successo?”

“Alle 17.00 c’è l’asteroide. Lo dovremmo vedere. Ci sarà un po’ di buio. Dicono che il cielo diventi rosa, poi viola e di nuovo celeste. Ma ho sentito che per pochi secondi sarà anche rosso. Allora con chi meglio di te potevo condividere questo momento?”

“Ber pensiero piddino! Ma intanto che famo? Io senza bar nun so sta!”

“Ci facciamo preparare un tavolino e magari ci facciamo un bagno…”

“Te fa’ quello che te pare. Io me faccio un lambrusco”.

La signora del chiosco se la ride.

“Che strana coppia che siete!”

Tonino tira fuori il suo charme. Si toglie la giacca, butta sulla spiaggia il suo bastone di legno.

“Er giovine se farà! Nun è mica renziano! E’ ‘n compagno, come me”.

Alza il pugno sinistro e continua.

“Nonostante il Pd ‘na giornata de relax se la semo voluta prenne”.

Poi mi rifila una gomitata e sottovoce blatera qualcosa. Vuole che le dica che non sono il figlio.

“Tonino è un grande uomo, è il mio mentore”.

L’ivoriano ascolta la radio.

Lo guardo e lui se ne accorge.

“Oggi la vedo male”.

Ed io, spaventato: “Ma io non ho fatto niente!”

“No, no. Ci mancherebbe, mi riferisco al tempo!”.

Nel frattempo i Negramaro con la cover di Modugno:

“Meraviglioso/ ma come non ti accorgi/ di come il mondo sia…”

Stop. La musica si interrompe, riprendono la linea dallo studio.

“Ci scusiamo con tutti i radioascoltatori, ma quel che sta accadendo è di fondamentale importanza per l’intera umanità. L’asteroide che sarebbe dovuto passare vicino alla Terra ha iniziato a frammentarsi. Sta perdendo pezzi. L’allarme è stato lanciato dalla Nasa. Potrebbe accadere di tutto. Sono previste piogge di meteore su tutta l’Europa. Ma lo stesso Asteroide ha cambiato rotta. L’alleggerirsi della massa ha drasticamente cambiato la sua orbita. Potrebbe dunque schiantarsi sulla Terra provocando danni irreparabili”.

Ho pensato alla solita bufala.

L’ivoriano si presenta.

“Piacere sono Mahmadou, sono nato in Italia, ma i miei genitori sono della Costa D’Avorio. Qui stiamo al sicuro!”.

Tonino ha lo sguardo fisso sulle tette della signora. Si gira verso di noi.

“E’ na calla. Ancora c’abboccate. Se la so studiata bene pe’ distracce dalle zozzerie che devono fa in parlamento. Quanto ce scometti che stasera sfoderano un ber decreto d’urgenza pé bloccà quarche processo?”.

Io per digerire quanto ho sentito mi tuffo in acqua. Nuoto un po’, poi mi metto a pancia all’aria. Faccio il morto a galla.

Tonino mi guarda e continua la sua opera di abbordaggio.

“Signò, quello è ‘n piddino. Dorme pure mentre nuota. E’ ‘n bonaccione. Qualunque cosa je fanno, continua a votalli. Sotto sotto però je piacerebbe esse’ de sinistra. E’ ‘no sfigato, aveva organizzato ‘sta bella giornata e mò se sta a ‘mparanoià pé ‘sta storiella. Ma come posso fa?”.

Lo interrompe Mahmadou:

“Ci penso io!”.

Dal niente il mare piatto diventa mosso. Si materializza a trenta centimetri da me un’onda alta due metri. Chiudo gli occhi e mi ritrovo sott’acqua. Vedo una specie di pescecane, sembra Ghedini. Poi un pescepalla, sembra Borghezio. Ho paura, vorrei mettere la testa fuori. Allora penso al PD e mi si materializza davanti un polipo con i baffi. Ha centouno tentacoli. E’ abbracciato a Nemo, quello del cartone animato. Ha la pinna sinistra più piccola di quella destra. Cazzo, è il mio partito. Poi all’improvviso il mare si calma. Apro gli occhi e sono ancora steso a fare il morto a galla. Come se fosse stata una mia allucinazione. Allora resto lì, a guardare le nuvole. Ce n’è una a forma di Renzi e una a forma di Bersani. E no, così non va. Esco dall’acqua. Muoio dal freddo.

Mahmadou mi viene incontro con un asciugamano.

“Il primo bagno?”

“Sì, il primo della stagione.”

Mentre mi asciugo, Mahmadou tira fuori dal suo portafoglio un documento giallo.

“E’ il mio permesso di soggiorno. Sono regolare”.

“Amico, non lo metto in dubbio. Io sono pure per lo ius soli!”.

Mahmadou sorride.

“Scusa, ma qui tutti i clienti mi fanno la stessa domanda. Sei un clandestino? E io non voglio essere visto male, né voglio che questa domanda la vadano a fare al mio datore di lavoro. Alla signora. Basta poco per scoraggiarla, per farmi licenziare. La stagione è dura e per me questo lavoro è molto importante”.

“Lo capisco bene, mi dispiace. Non ti preoccupare”.

“E’ come se fossi un alieno. Sono cresciuto a Roma, come te, ma solo il prossimo anno, a diciotto anni, potrò diventare italiano.”

Mi sono subito immedesimato in Mahmadou. Anche io mi sento un extraterrestre quando parlo di politica. Non sono ascoltato da nessuno. E’ come se non esistessi, qualunque cosa dica o chieda viene raggirata. Non capita, trascurata. Ho volantinato, ascoltato comizi, pagato tessere, sottoscritto un contratto elettorale, ma niente. Loro possono fare sempre il contrario di tutto e non rispondere delle loro cose. Sia io che Mahmadou siamo alieni strani però. Non facciamo paura. Sì, ok, lui è nero, ma è piccolo. Io sono comunista, ma senza movimento.

Torniamo al tavolo e chiedo una birra. Poi guardo Mahmadou.

“Bevi?”

“No, sono musulmano”.

Sono le 16.00, manca un’ora al cielo rosso.

Sentiamo le sirene, quelle della polizia. Un’Alfa 33 sgangherata parcheggia sgommando sul lungomare.

Due uomini tracagnotti si avvicinano al nostro tavolino. Puntano l’ivoriano.

“Tu vieni con noi!”

“Perché?”

“Ci hanno segnalato un venditore abusivo e non mi sembra ce ne siano altri nei paraggi! Tira fuori il bustone!”.

Mahmadou li fissa e in un momento il cielo si riempie di nuvoloni. Inizia a grandinare. La signora ci invita ad andare tutti sotto la grondaia del suo chiosco.

La grandine è irregolare, cade con violenza, ma non è fitta. Osserviamo la vettura dei poliziotti, pian piano viene ammaccata dalla tempesta. Esplode un finestrino.

Tonino raccoglie un pezzo di ghiaccio. Lo tiene in mano. Si scioglie, ma resta compatto.

“Cazzo, ma questo è ‘n sercio!”

I poliziotti tirano fuori le manette.

“E’ stato lui”, indicando Mahmadou.

“E’ uno stregone, è colpa sua”.

Uno dei due, il più anziano, prova a contattare il commissariato.

“Stanno piovendo pietre!”

E dall’altra parte della trasmittente.

“E’ iniziato! Dobbiamo avvisare l’Fbi”.

Passano dieci minuti e vediamo un elicottero svettare tra le meteoriti. Scende un tizio vestito da Blues Brothers. Muscoloso, come Shwartzenegger.

“Benvenuti alla fine del mondo! Pezzetti di merda, lo sappiamo. Siete stati voi. Avete un’ora di tempo per risolvere questo cazzo di problema”.

Ci passa in rassegna ad uno ad uno.

Guarda me e Tonino.

“Voi siete due nostalgici della falce e martello. Ogni giorno vi vedete al bar sotto casa. Il vecchio beve lambrusco perché vuole sentirsi Guccini e tu sei un classico giovane in crisi. Parlate del Pd, solo del Pd. Tu non hai le palle per votare l’estrema sinistra, il vecchio invece perdonava tutto a Berlinguer e ora si diverte a criticare. Il vostro profilo psicologico è indecifrabile. Per noi potreste essere dei potenziali serial killer”.

Prosegue con gli altri indiziati.

“La signora è una vedova, ha avuto in eredità questo chiosco ed è sommersa di debiti. Non chiava da anni. E’ una potenziale suicida. E lui è un extraterrestre. Sappiamo che non è assolutamente un caso il vostro incontro qui. Chiedeteci cosa volete e lo avrete, ma mettete fine a questa storia. Poi tutto tornerà come prima”.

La signora piange, Mahmadou è senza parole, io guardo Tonino, lui mi fa l’occhiolino e si fa avanti.

“Ok, signor tenente Cazzo dei miei stivali. Vi buttiamo giù un’agenda e poi ce pensamo noi!”.

“Che agenda?”

“Un’agenda politica. Punti che vanno risolti entro pochi minuti”.

“Va bene, ma in fretta, stanno venendo a prendervi con degli F-35”.

“Cor cazzo! Noi su quei giocattoli de merda nun ce mettemo piede. Anzi ne chiediamo l’eliminazione. Venite con un veicolo che abbia posto per tutti e quattro e con un pilota”.

“Va bene, ma questa agenda può avere valore solo in Italia”.

Smette di piovere, riappare il sole.

Ci mettiamo seduti al nostro tavolino. Le sedie sono miracolosamente asciutte.

L’agente resta al suo posto, i pantaloni dei poliziotti sono bagnati delle loro urine.

Tonino avvisa Mahmadou:

“Te, ragazzì, nun ce la racconti giusta, ma sti cazzi! 1)Reddito di cittadinanza; 2)Distribuzione delle ricchezze cò na bella patrimoniale sui ricconi; 3)Leggi che tutelano le donne, i gay e le trans; 4)Rendere pubblici i beni essenziali: acqua, luce e gas; 5)Espropriare case vuote da diversi anni e edifici inutilizzati e renderli case popolari e centri culturali; 6)Tassare le rendite finanziarie ed investire sulla cultura: 7)Stabilire un reddito massimo e un reddito minimo; 8)Orario di lavoro massimo settimanale di 30 ore; 9)Pensioni a sessanta anni uguali per tutti; 10)Abolizione delle leggi ad personam; 11)Ius soli. Ce state?”.

Era tutta la vita che avrei voluto sentire cose simili. All’unisono facciamo capire che sì, ci stiamo.

Tonino ha scritto tutto su un fazzoletto di carta.

Maciste tira fuori l’iphone, fotografa il pizzino. Scrive un sms e chiede a Mahmadou di accendere la radio.

Ancora i Negramaro: “Meraviglioso…”. La canzone è ancora una volta interrotta.

“Ci scusiamo nuovamente, Enrico Letta e Angelino Alfano escono ora da un Consiglio dei Ministri straordinario che ha appena approvato la “Salva mondo”. Una svolta storica che per benedizione di Napolitano, del Parlamento e su richiesta della Comunità europea e della Nato è già legge. Cambia tutto in Italia. Ora solo l’asteroide può fermare il cambiamento”.

Alle 16.30 un Boeing di colore verde acqua ci viene a prelevare. Entriamo nella cabina di comando.

Neanche Obama può seguirci con i radar. Quel che accade ora dipende solo da noi. Nel frattempo il mondo sa che il pericolo è scampato. In Italia si festeggia il cambiamento e tutti sono in Piazza ad ammirare il cielo. Provvisti di ombrelli rinforzati alla meno peggio. Avvolti da buste di plastica, impacchettati con del cartone, protetti da lenzuola e da vestiti vecchi.

Ho paura, cedo come tutti gli altri la parola a Mahmadou. Lui si rivolge al pilota.

“Da che parte è l’asteroide?”

“Nord-est, abbiamo missili per distruggere un continente!”

“Bene dirigiamoci a sud-ovest!”

“Come vuole!”

Tonino chiede se c’è una radio.

“Certo, è satellitare, la accendo?”

“E accennila, almeno moriremo cantando”.

Sono le 16.50

Il pilota è perplesso.

“L’asteroide si è alleggerito notevolmente. Il vostro amico ha dei poteri soprannaturali. Ma è sopra Roma, può comunque fare dei danni. Cosa dobbiamo fare? Abbiamo solo dieci minuti”.

Il cielo si fa rosa, tra poco sarà rosso.

Mahmadou sorride. Come sorride un adolescente.

“Hai un contratto a tempo indeterminato?”

“No. Sono ancora un volontario.”

“Allora chi te lo fa fare? Io non sono un extraterrestre. Non sono un clandestino. Sono solo un italiano”.

Non ricordo più nulla. So che il cielo si fece rosso. Che la radio trasmetteva ancora Letta che tornava sui suoi passi. Ci voltava le spalle perché era stato richiamato all’ordine da Berlusconi.

“Questo decreto è stato fatto troppo in fretta, sicuramente nei prossimi giorni dovremo modificarlo…”

Ancora Negramaro. Uno spumante e un grande fracasso.

Dopo il boato assordante, con le orecchie che fischiavano, sentivamo ancora quella musica.

Dove fino a un istante prima si trovava Enrico Letta, capo del governo di larghe intese, si apriva una spaventosa voragine. Dall’enorme cratere si levavano nubi di fumo nero.

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