Abbiamo incontrato la neodirettrice di Villa Massimo, Accademia tedesca a Roma. Con lei abbiamo parlato di promozione culturale, del senso della Istituzione che guida e di come la cultura sia il motore che spinge oltre i nazionalismi che minano il mondo.
Dalla Germania la creazione di relazioni, l’accoglienza della cultura migrante, l’ambizione di un “futuro presente” fatto di mattoni per costruire strade e non muri.
Una storia da curatrice e direttrice di musei, l’arrivo a Villa Massimo immagino segni una nuova sfida. L’Accademia ha un programma di borse di studio per artisti e ricercatori ma allo stesso tempo è attore di diplomazia culturale. Partirei dalla sua concezione di politica culturale…
Guardi, in realtà come Direttrice dell’Accademia Tedesca Villa Massimo non ricopro né un ruolo diplomatico né seguo dei compiti diplomatico-culturali. Nonostante ciò mi rendo conto che la cultura invita quasi sempre a riflessioni politiche. Per quanto riguarda il mio approccio ai compiti che mi spettano a Villa Massimo, bisogna dire che sono felice delle condizioni di partecipazione al bando per i borsisti: gli artisti visivi, architetti, compositori e scrittori ospitati a Villa Massimo non devono per forza avere la cittadinanza tedesca. È più importante che abbiano già lasciato un impatto sulla scena culturale tedesca, anche se vivono lì solo da pochi anni. Il principale criterio di selezione è la qualità del loro lavoro. A Villa Massimo ogni anno dieci persone di età e provenienze diversissime, che spesso non si conoscevano personalmente prima del loro arrivo a Roma, per dieci mesi vivono insieme in uno spazio generoso ma comunque limitato. Sono “costretti” alla convivenza con persone estranee e si creeranno delle comunità temporanee che rispecchiano tutte le sfide, gioie e noie della vita quotidiana di ciascuno di noi. Sono creativi che hanno la libertà di fare quello che desiderano: creare nuove opere – anche in solitudine – dedicarsi all’ozio (creativo) o avviare nuove collaborazioni. La politica culturale che a mio avviso ne risulta è una che promuove la convivenza in massima libertà.
Nel parlare di diplomazia culturale in realtà non penso a incarichi diplomatici in senso stretto, ma faccio riferimento all’azione di promozione della cultura nazionale all’estero, nella convinzione che questa sia il miglior biglietto da visita per un Paese e al tempo stesso un veicolo di comunione e scambio forte tra popoli diversi. In tal senso mi pare che le Accademie straniere a Roma ne siano o debbano esserne espressione. Questione interessante, io credo, in un periodo di discussione intorno all’Europa, che vede anche tensioni separatiste, ma che si accompagna nel mondo della cultura all’idea di abbattimento delle frontiere territoriali. Da anni se ne parla anche in riferimento alla Biennale di Venezia, per esempio…
Non credo che il mio compito sia la “promozione della cultura nazionale all’estero”, forse perché il concetto di “Nazione”, che ha avuto il suo apice nell’Ottocento, oggi mi sembra superato. Ovviamente sono incaricata dal Governo tedesco di sostenere il soggiorno dei borsisti a Roma, artisti selezionati tra i più talentuosi che lavorano in Germania. Come ho provato a spiegare, la loro nazionalità non è determinante.
Nonostante ciò, oltre alla Nazione, che era una delle idee sociologiche di strutturare vite umane, mi interessa molto la questione della convivenza degli esseri umani in genere (ma non solo la convivenza tra uomini mi sembra una sfida, dobbiamo sempre più chiederci come vivere con altri esseri viventi, come mantenere vivibile il nostro pianeta e in tal senso limitarci alle questioni legate alle Nazioni mi sembra poco efficace. Ma di questo possiamo parlare più avanti).
Per quanto riguarda il come si creano delle comunità, anche e soprattutto tra persone che non si conoscono, Villa Massimo è ogni anno un nuovo campo di sperimentazione. Dieci persone vivono insieme qui, spesso non hanno la stessa madrelingua e vogliono creare una rete in un Paese di cui ancora più spesso non sanno la lingua. In tal senso vedo dunque il mio compito quale mediatrice tra di loro, con l’obbiettivo di creare delle piccole comunità temporanee, e come mediatrice tra loro e possibili interlocutori a Roma.
Quale sarà la cifra di Julia Draganović direttrice di Villa Massimo sulla scena locale e nazionale?
La cifra di Julia Draganovic? Sta nell’ascoltare le singole persone, cercare di capire quali sono le loro competenze e potenzialità, dare il massimo sostegno a quello che vogliono fare, cercare di metterli in contatto con chi può arricchire le loro pratiche e conoscenze e coloro che possono renderle più visibili, in breve, mi vedo come una “levatrice” e anche come una mediatrice. Come cifra Le sembra poco? Per me è una grande sfida, perché io stessa sono tentata dal mettermi in primo piano, di decidere da sola e niente è più difficile che ascoltare gli altri e cercare di arrivare a decisioni comuni. Ma in passato ho fatto grandi esperienze di progetti, anche piuttosto spettacolari, superando la mie paure e fidandomi degli artisti con cui lavoravo. Quante volte ho dovuto convincere qualcuno della qualità di un progetto di un artista di cui io stessa non avevo la certezza che fosse fattibile? Ma oggi le cose importanti si creano solo in squadra, ne sono convinta.
Nella sua cifra possiamo dire che è dunque racchiusa la sua visione della Istituzione? Quale mission questa deve avere a suo avviso?
Grazie di questa domanda preziosa! Era infatti una delle prime iniziative durante i miei primi giorni qui a Roma, di formulare insieme allo staff uno statement condiviso sulla mission di Villa Massimo. Dopo tre ore di riunione e workshop siamo giunti alla conclusione che segue: Siamo una casa delle arti aperta, che tramite l’accoglienza e mettendo a disposizione strumenti intende consentire ai più grandi talenti internazionali della Germania di trovare uno spazio di autonomia e libertà.
Quello che mi auguro e che forse non è tanto evidente nella frase cui sopra è che riusciamo a stimolare un’ispirazione reciproca tra i nostri ospiti e il Paese in cui si trovano e la sua cultura. Il nostro compito sta nel rendere possibile anche la tessitura di uno scambio tra le culture che sono più di due.
In quali termini intende lo scambio?
Di recente ha aperto le porte ai curatori italiani per l’incontro con il board dell’associazione internazionale di curatori, IKT. L’Accademia può essere un attivatore e incubatore di sinergie e progetti transnazionali?
Si me lo auguro proprio così in modo tale che un giorno la domanda principale non sia più di quale nazione sia un artista e un curatore, ma di quali contenuti, concetti e materiali si serve per realizzare le sue opere e quale forma prendono.
Parliamo di programmi. Ha già finalizzato la sua programmazione? È annuale o pluriennale? Dopo gli Open Studios che cosa vedremo a Villa Massimo?
La prima programmazione dipende dai talenti, le esperienze, le visioni, le esigenze degli artisti residenti a Villa Massimo e quindi non può che essere annuale. Dopo gli Open Studios saranno previste singole presentazioni di scrittori, compositori, artisti visivi e architetti sia a Villa Massimo che nella città di Roma.
Come ogni anno, l’anno finirà con l’apertura di Villa Massimo con le presentazioni delle produzioni romane dei residenti, il 17 giugno 2020.
Rimanendo nel 2019, quest’anno ricorre il 30° anniversario della caduta del Muro e in questa occasione tantissime istituzioni romane hanno chiesto una testimonianza agli artisti residenti di Villa Massimo. Li potrete ascoltare a Palazzo delle Esposizioni, all’Università di Roma Tre e presso la sede della Commissione Europea a Roma.
Julia Draganović è una curatrice d’arte contemporanea con un particolare interesse per l’arte basata sul tempo, l’arte collaborativa e nuove strategie artistiche in generale, ma che ama anche concepire e allestire mostre classiche con oggetti di ogni tipo. Ha curato esposizioni in Colombia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Svizzera, USA e Taiwan.
È Presidente dell’IKT International Association of Curators of Contemporary Art dal 2014, membro del comitato dell’Outdoor Gallery di Gdansk (Polonia) dal 2008 e membro del board di No Longer Empty, New York dal 2009. Insieme a Claudia Löffelholz, Julia Draganović è membro fondatore del collettivo LaRete Art Projects. Tra i numerosi incarichi ricoperti, è stata curatrice dell’European Studio Program dell’ACC Galerie e della Città di Weimar, Germania (1999-2003), Direttrice artistica del Chelsea Art Museum di New York (2005-2006) e del PAN Palazzo delle Arti Napoli (2007-2009), responsabile di progetti curatoriali per Arte Fiera / Art First Bologna (2010-2012) e di progetti curatoriali per Art Miami (2009-2014).
Da novembre 2013 a giugno 2019 Julia Draganović è stata Direttrice della Kunsthalle Osnabrück, Germania. Da luglio 2019 è la Direttrice dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo.
Villa Massimo ©VillaMassimo
Villa Massimo Viale degli artisti