Piazza Affari scarta il rimbalzo. Mercati volatili

TRIESTE – Settimana all’insegna del nervosismo per Piazza Affari e per le principali borse europee che si sono dimostrate incapaci di mantenere i guadagni precedentemente conseguiti.

Dopo la negativa chiusura di Wall Street di venerdì 19 a causa delle brutte trimestrali, Milano non ha sicuramente tratto vantaggio dai dati di lunedì su deficit e debito dei paesi dell’area euro diffusi da Eurostat, secondo i quali l’Italia ha registrato nel 2011 un rapporto debito/PIL del 3,9% rivisto al rialzo; non brillanti neppure i dati Istat pubblicati martedì che, nonostante un minimo incremento dello 0,3% delle esportazioni  ed un decremento del 7,6% delle importazioni, vedono chiudere a settembre 2012 la nostra bilancia commerciale con un disavanzo di 596 milioni di euro.
A pesare sugli indici europei anche la decisione di Moody’s di declassare cinque regioni spagnole, tra cui la Catalogna, mentre un dato leggermente migliore rispetto alle attese degli analisti è venuto dall’indice di fiducia dei consumatori (stima flash) del Vecchio Continente, attestatosi ad ottobre a -25,6 punti rispetto ai -25,9 del mese precedente; peggiorato l’indice IFO che misura il trend dello sviluppo economico della Germania.
Giovedì all’insegna di risultati generalmente positivi sulla scorta  delle notizie in arrivo dai Dipartimenti del Commercio e del Lavoro USA: il primo ha infatti comunicato che gli ordini di beni durevoli sono aumentati del 9,9% in settembre, mentre il secondo ha annunciato che le richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusasi il 20 ottobre sono state 369mila, 23mila in meno rispetto al dato precedente.
La notizia (riportata dal Sole 24 Ore) che l’Europa stia lavorando ad una soluzione della delicata situazione economica della Grecia con una proroga di due anni sugli obiettivi di bilancio ed una ristrutturazione del debito attraverso l’abbassamento dei tassi d’interesse ed il riscadenziamento dei prestiti ha coinciso con una ripresa delle Borse europee, che però hanno peggiorato nel finale a seguito della precisazione del FMI (Fondo Monetario Internazionale) che, pur in presenza di progressi con le autorità politiche elleniche, al momento non sia stato raggiunto ancora alcun accordo sul programma di salvataggio.
La settimana di Piazza Affari, peraltro non dissimile da quella degli altri mercati, si è protratta nell’alternante solco dei titoli finanziari: dal generale recupero di lunedì al ribasso del giorno successivo, passando per la ripresa di metà settimana; poi di nuovo giù alla chiusura di ieri, con Unicredit maglia nera a -3,52%  sul taglio delle stime sull’utile per azione della banca dovuto all’incremento delle perdite su prestiti effettuato da Nomura, con ulteriori ribassi a segnare la giornata odierna.

Tra gli industriali settimana tutta da dimenticare anche per Fiat, che si muove in scia ad un settore penalizzato dal profit warning di Daimler (-3%); Equita Sim si aspetta che l’anno corrente chiuda con i conti del Lingotto in linea con la guidance, ma sono meno ottimisti sugli anni seguenti: al ribasso quindi, in media dell’8%, le stime per il 2013-14 sul trading profit (utile della gestione ordinaria) del costruttore torinese.
Fortunatamente la diffusione avvenuta nel pomeriggio di oggi della notizia che l’economia Usa è cresciuta del 2,0% nel terzo trimestre del 2012 ha spiazzato le attese degli analisti, ridando fiato ad una giornata che si era aperta all’insegna dei segni meno dopo le deludenti trimestrali di Apple e Amazon; tutte positive in chiusura le principali Borse europee, con Piazza Affari fanalino di coda con un +0,31%.
Per quanto concerne il reddito fisso, ultima seduta settimanale incentrata sull’asta dei nostri CTZ (Certificati del Tesoro Zero Coupon), il cui rendimento è sceso al 2,4%.
Netta risalita per lo spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che dai 315 Bp (Basis point = punti base) di lunedì è via via cresciuto sino agli attuali 337, portando il rendimento del Btp a due anni sopra il 2,5% e quello del decennale oltre il 4,9%.

In questo quarto ed ultimo trimestre dell’anno stiamo assistendo ad uno smorzarsi del forte rialzo dei mercati registrato a partire dal mese di giugno, dovuto non tanto alla revisione al rialzo degli utili delle imprese (che avrebbe potuto significare l’uscita dal buio tunnel della crisi), quanto da un miglioramento del rating (che suggerisce piuttosto una generalizzata pulizia dei conti d’ordine e dei bilanci). Il lancio di profit warning che sta caratterizzando l’inizio di questa stagione di trimestrali sta contrastando la forza della fase rialzista, suggerendo che l’attuale momento di mercato vada a caratterizzarsi per una particolare fragilità e vulnerabilità nei confronti di qualsiasi scossa e turbamento, com’è evidenziato dalla debolezza dei volumi in Europa e dalla scarsa domanda nei Mercati Emergenti.
Sempre più società risultano ben investite, con una situazione patrimoniale solida e buoni flussi di cassa; l’indebitamento complessivo tra le aziende sta segnando i minimi storici, favorendo in tal modo l’avvio di riacquisto di azioni proprie e la distribuzione di dividendi, strategie che, ai valori attuali, incrementano materialmente i margini di profitto. In conclusione un posizionamento di mercato che, sull’onda del sempre maggior sostegno offerto dalla BCE e dai leader dell’Eurozona, potrebbe trasformarsi in un ulteriore rialzo entro la fine dell’anno.

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