Il PMI cinese affonda il Giappone e differisce la ripresa europea

TRIESTE – Dopo un’ottava conclusasi venerdì scorso con una seduta negativa per le Borse del Vecchio Continente, alle prese con gli interrogativi per le prossime mosse della Federal Reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) intenzionata a rivedere le proprie politiche di sostegno all’economia, anche Wall Street ha chiuso all’insegna della debolezza, con l’indice Dow Jones in forte ribasso (-1,36%) nonostante il miglior dato da luglio 2007 dell’indice Michigan sulla fiducia dei consumatori, in rialzo a 84,5 punti dagli 83,7 della lettura preliminare (un valore inferiore a 50 indica una contrazione della fiducia, un valore superiore a 50 una sua espansione).

Complici anche le forti correzioni subite dalla Borsa di Tokyo negli ultimi giorni, il periodo compreso tra il 27 ed il 31 maggio si è contraddistinto per una forte volatilità a Piazza Affari, capitalizzata dall’indice FTSE Mib, il più significativo di Borsa Italiana, con un miglioramento dell’1,88% tale da portare il progresso da inizio anno ad un soddisfacente +5,78%.
Sul fronte macroeconomico, che studia le interdipendenze tra i principali “aggregati” economici quali il mercato dei beni (relazione tra risparmio ed investimenti), quello monetario (determinazione del tasso d’interesse) e quello del lavoro (salari ed occupazione), la settimana che si apre oggi è ricca di importanti appuntamenti: mercoledì Eurostat diffonderà i dati del PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese) su base trimestrale ed annuale, mentre giovedì BOE (Bank of England, la banca centrale del Regno Unito) e BCE (Banca Centrale Europea) comunicheranno le proprie decisioni in materia di politica monetaria; di particolare rilievo la seguente conferenza stampa a commento di tali decisioni del presidente Mario Draghi e finale di ottava con i dati sull’occupazione negli Stati Uniti a maggio al centro dello scenario internazionale.

Per quanto concerne la giornata odierna, in mattinata è stato divulgato l’aggiornamento dell’indice Pmi (Purchasing Managers Index) manifatturiero di maggio nell’Eurozona, indicatore composito dell’attività che riflette la capacità di acquisizione di beni e servizi: i dati di Italia, Francia, Germania ed Europa sono in miglioramento con valori superiori alle attese degli analisti, ciò nondimeno, essendosi fermato  ancora una volta sotto quota 50, il settore permane in una fase di generale contrazione.
Illuminanti e molto chiare le parole del Governatore della BCE a questo proposito: la situazione «economica della zona euro rimane impegnativa, ma ci sono segnali di una possibile stabilizzazione» ha detto all’International Monetary Conference di Shanghai, sottolineando che una graduale ripresa dovrebbe avviarsi «nell’ultima parte del 2013»; in sintesi: i primi segnali di ripresa dell’economia dell’Eurozona cominceranno a vedersi soltanto a fine anno.
Nel pomeriggio sono state invece diffuse le rilevazioni dell’indice ISM (Institute for Supply Management), il più importante report nazionale per il settore manifatturiero statunitense che, essendo sceso a 49 punti dai 50,7 di aprile, non solo ha segnalato una riduzione dell’attività produttiva in controtendenza alle attese, ma ha anche toccato il livello più basso dal giugno 2009 decretando una decisa frenata dell’economia del comparto.
Per quanto riguarda i mercati asiatici, avvio di settimana decisamente negativo per la Borsa di Tokyo, che ha risentito dei segnali di rallentamento dell’economia cinese: in particolare ha deluso la rilevazione dell’indice Pmi manifatturiero, sceso in maggio sotto quella quota 50 punti base che segna lo spartiacque tra una previsione di espansione dell’economia (superiore) ed una prospettiva di recessione (inferiore).
Dopo aver archiviato un maggio risultato essere il primo mese a saldo negativo dall’insediamento del premier Shinzo Abe e dall’inaugurazione della sua politica espansiva, gli operatori si aspettano che Tokyo possa proseguire il suo ritracciamento anche a causa del forte rialzo sin qui conseguito (+40% da inizio anno), con l’odierna correzione dell’indice Nikkei (-3,72%) che potrebbe rappresentare soltanto delle prese di beneficio da parte di quanti dall’estero hanno colto la buona occasione del rialzo ed ora temono perdite relative al tasso di cambio; negative anche le piazze di Shanghai ed Hong Kong, che hanno perso rispettivamente lo 0,06% e lo 0,17%.

Le difficoltà delle piazze asiatiche hanno trovato eco anche nel Vecchio Continente che, dopo un effimero tentativo di rimbalzo sulla positiva apertura di Wall Street, vede tutti i propri principali listini arretrare nel finale di seduta: Madrid ha perso lo 0,44%, Parigi ha ceduto lo 0,71%, Francoforte lo 0,76%, Londra in ritardo dello 0,88%; in rosso anche Piazza Affari (FTSE Mib -0,91%, FTSE Italia All-Share -0,86%) dove le azioni ordinarie e di risparmio Pirelli e quelle di Camfin sono rimaste sospese dalle negoziazioni per l’intera giornata in attesa di un comunicato.
Milano ha aperto l’ottava con una generale flessione del settore finanziario (Popolare di Milano -3,29%, IntesaSanpaolo -1,99%, Unicredit -2,37%) con la sola eccezione del Monte dei Paschi di Siena, in rialzo dell’1,12%; dopo il pesante ribasso subito venerdì nuovamente in rosso Telecom Italia (-3,17%), alle prese con la separazione dell’infrastruttura di rete e con l’ipotesi di integrazione con 3Italia. Fiat sulle montagne russe dopo il forte rialzo accumulato la scorsa settimana, con il titolo che chiude in guadagno del 3,27% grazie alla controllata Chrysler, che a maggio negli Stati Uniti ha registrato un aumento dell’11% delle vendite, il miglior maggio dal 2007 ed il trentottesimo mese consecutivo di crescita.
Sul fronte del debito sovrano senza particolari scossoni lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni che, dopo aver oscillato  intorno ai 270 punti dai 269 punti di venerdì scorso, ha chiuso la seduta a 264 Bp (Basis point, punti base) con un tasso pari al 4,16%.
Il differenziale tra Spagna e Germania nuovamente in rialzo a 294 Bp con un rendimento dei Bonos, i titoli di Stato spagnoli, al 4,2%.

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