Delude l’industria tedesca, ancora attesa per le Banche centrali

TRIESTE – Le incertezze  che hanno caratterizzato la scorsa ottava sono state molte, dall’andamento dalla disoccupazione e dell’inflazione nel Vecchio Continente a quello dell’occupazione americana oltreoceano, ma gli investitori si sono focalizzati soprattutto sulla riunione del board della Banca Centrale Europea (BCE) tenutosi giovedì a Napoli: nessuna nuova iniziativa, con il tasso di rifinanziamento principale invariato al minimo storico dello 0,05% ed il governatore Mario Draghi a dettagliare il piano d’acquisto di ABS (Asset Backed Securities), i prestiti cartolarizzati delle imprese, e di covered bond.

Con i mercati in cerca di spunti per il rimbalzo dopo la quarta settimana consecutiva al ribasso ed una situazione geopolitica globale ancora spinosa, le Borse, Piazza Affari in particolare, hanno continuato nella correzione iniziata ai primi di settembre, questa volta sull’onda della delusione per la mancata adozione da parte della BCE di ulteriori misure di stimolo all’economia; la scorsa settimana il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Borsa Italiana, ha subito una flessione del 2,86% riducendo così il rialzo da inizio anno al 6,5%:  venerdì prossimo la revisione del rating sull’Italia da parte di Moody’s.

In Europa la locomotiva tedesca rallenta ancora (è notizia odierna il tonfo di agosto degli ordini all’industria, in contrazione del 5,7% su base mensile, più del doppio di quella flessione del 2,5% attesa dagli analisti), la Cina fatica a confermare tassi di crescita a due cifre, tanto che la Banca Mondiale ne ha tagliato le previsioni di crescita, il Giappone, lentamente sfumato l’effetto delle politiche accomodanti del premier Shinzo Abe, sta per entrare in una fase di recessione: la ripresa mondiale è di fatto congelata, con le economie che oltre agli USA dovrebbero fare da traino più concentrate sulle esportazioni che non sull’aumento della domanda interna, situazione insostenibile per una ripresa del sistema economico mondiale stabile e duratura.

Mentre continua il braccio di ferro tra chi pretende che l’Eurozona faccia di più per uscire dalla crisi e chi invece insiste sulla disciplina di bilancio, nella consueta conferenza stampa seguita alla riunione della BCE Draghi ha riconosciuto un rallentamento della crescita a causa della disoccupazione, ricordando ai governi di proseguire sulla strada di consolidamento dei conti perché soltanto chi è impegnato nelle riforme strutturali potrà sfruttare la flessibilità già prevista nel Patto di Stabilità: «Le riforme strutturali devono accelerare in molti Paesi», ha esortato.

Quasi un monito alla Francia che, il giorno precedente, aveva annunciato il mancato rispetto dei vincoli di bilancio imposti dal patto di stabilità con lo sforamento fino al 2017 del tetto del 3% imposto sul deficit, proprio come l’Italia: molto probabilmente la Commissione Europea respingerà il disegno di legge sul bilancio 2015 di Parigi alla fine di ottobre, chiedendone una modifica in base ai nuovi poteri che la UE le ha accordato lo scorso anno.

Clima completamente diverso sull’altra sponda dell’Atlantico, dove l’economia USA torna ad accelerare: la creazione di nuovi posti di lavoro oltre le attese degli economisti ed un tasso di disoccupazione ai minimi dal 2008 confermano la validità delle scelte combinate dell’amministrazione statale e della Fed, aprendo nuovi scenari sulla politica monetaria a stelle e strisce, forse più vicina ad un rialzo dei tassi.

Giovedì prenderà il via negli Stati Uniti a Washington la riunione del G-20 dei Ministri delle finanze e dei banchieri centrali seguita, alla cui chiusura, il giorno dopo, farà seguito il consesso annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale: è quindi probabile che nel fine settimana Mario Draghi abbia modo di confrontarsi con Janet Yellen riguardo all’avvio di iniezioni di liquidità da parte della BCE in concomitanza con l’inizio della stretta monetaria da parte della Fed, scenario ipotetico la cui aleatorietà potrà essere definita soltanto dopo la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione del FOMC (Federal Open Market Commitee, il braccio di politica monetaria della banca centrale USA) e del bollettino mensile dell’Eurotower.

Restando in ambito macroeconomico l’agenda della settimana è piuttosto scarica: domani in calendario le decisioni monetarie della Bank of Japan ed i dati sulla produzione industriale della Germania, seguiti il giorno successivo dalla divulgazione dei verbali della riunione di metà settembre del FOMC; giovedì diffusione del bollettino mensile della BCE e discorso di Mario Draghi, seguiti dai provvedimenti di politica monetaria della Bank of England e dalla bilancia commerciale non destagionalizzata tedesca; chiusura d’ottava con Moody’s ad esprimersi sul rating del Belpaese, mentre l’Istat ne rende noti i dati della produzione industriale relativi ad agosto; revisione del rating e produzione industriale anche per la Francia. 

Seduta positiva per i listini asiatici, spinti dalla buona performance di New York venerdì scorso. La Borsa di Tokyo (+1,16%) ha chiuso in netto rialzo, incoraggiata dall’ottimismo di Wall Street e dalla forza del dollaro dopo i dati positivi sull’occupazione in USA.

La Banca Mondiale ha invece tagliato le proprie stime sull’economia della Cina, dopo il +7,7% registrato nel 2013; l’istituzione di Washington prevede un PIL 2014 del 7,4% e del 7,2% per il 2015 contro il +7,5% atteso in precedenza: secondo gli esperti «le misure prese per contenere il debito dei governi locali, per controllare le banche ombra e per contrastare le capacità in eccesso, la forte domanda energetica, e l’elevato inquinamento, ridurranno gli investimenti e la produzione manifatturiera».

Con Shanghai e Singapore rimaste oggi ferme, il rialzo si è esteso alla sola Hong Kong (+1,1%), a seguito dell’aprirsi di qualche spiraglio di trattativa tra gli studenti in mobilitazione e le autorità, subito ripreso dal mercato con molti titoli a recuperare terreno ed il settore immobiliare anche oggi in luce.

Apertura positiva per le Borse europee che hanno sfruttato l’onda lunga dei dati USA sul mercato del lavoro di venerdì (tasso di disoccupazione sceso sotto il 6% per la prima volta da metà 2008) e delle conseguenti performance di New York e di Tokyo, proseguita poi con il segno più; sostanzialmente ignorato il calo degli ordini all’industria tedesca che potrebbe rappresentare quel tassello in più sul quale la BCE potrebbe costruire nuove misure di stimolo all’economia. le di seduta con i listini ad innervosirsi progressivamente, complice il rallentamento di Wall Street ed il World Economic Outlook di domani, con il quale il FMI dovrebbe tagliare le stime di crescita dell’economia globale: lieve rialzo per Parigi (+0,11%), Francoforte (+0,15%) positiva, Londra (+0,55%) in crescita, quasi esuberante Madrid (+0,74%).

Anche Milano è partita bene con Moncler (+3,25%) a guidare il paniere grazie al “Buy” di BofA, mentre per Gtech (+0,7%) è sempre il processo di fusione con Igt ad attrarre l’attenzione degli investitori; al giro di boa di metà seduta è Sogefi (+8,12%) a raccogliere il testimone e tirare la volata dopo sei sedute consecutive di flessione, grazie all’annuncio dell’accordo con Peugeot per l’equipaggiamento della 208 Hybrid Air 2L con le nuove molle ammortizzatore brevettate dal gruppo italiano ma, dopo essere rimasta in territorio positivo per gran parte della giornata, Piazza Affari (FTSE Min -0,40%, FTSE Italia All Share -0,34%) ha chiuso con una flessione la prima seduta della settimana.

Sul fronte del debito sovrano in leggero aumento lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a 10 anni: la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp settembre 2024) e quello tedesco è salita a 142 punti base dai 139 punti della chiusura di venerdì, per un rendimento del decennale italiano del 2,33%.

Invariato lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, che si è confermato ai 48 punti base della chiusura di venerdì, con un rendimento rimasto poco sopra lo 0,4%.

Lo spread tra Bonos spagnolo e Bund tedesco ha chiuso invece a 1213 punti base, con un rendimento del 2,13%.

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