Per Josefa Idem PortaBandiera Italiana a Londra 2012

Se (finalmente) davvero tocca a una donna: scegliamola tutti!

RAVENNA – Ignorando assolutamente a chi competa l’onere di dare il benservito alla nostra “capricciosa” (quanto bravissima) campionessa del nuoto mettendo, così, fine alla querelle dei vari: “lo faccio”; “non lo faccio”; “lo faccio con riserva”; “lo faccio solo se…” e, da ultimo, sembrerebbe: “non lo faccio ma vi propongo… una mia amica”; Prima che qualcun altro (abilitato o meno; trasmissione di grido o giornale di tendenza) proponga qualche altro nome per il ruolo di portabandiera alle prossime olimpiadi di Londra, ritengo che, appurato che esistono – obbiettivamente, al momento – problemi più importanti per il nostro Paese, non sia del tutto “peregrino” avanzare comunque, sulla questione, due proposte di merito e, almeno una, di metodo.

In primo luogo, sarebbe il caso, credo, di mettere al sicuro un risultato: quello, cioè, di far svolgere, durante la cerimonia di apertura delle prossime olimpiadi di Londra 2012, dopo la bellezza di 112 anni e ben 25 edizioni dei giochi estivi (nel 1904 non partecipammo a quelle di Saint Louis), la funzione di alfiere per l’Italia ad un’atleta; una donna che rappresenti il simbolo di qualcosa che cambia anche nello sport.

Dopo il “diniego-non diniego-diniego” della Pellegrini, infatti, più di un osservatore, insieme – a quanto ci è dato sapere – a più d’un dirigente federale e del CONI; a vari presidenti di provincie e di regione e, addirittura, a numerosi sindaci, insomma, tutte persone “che contano” hanno riavanzato l’ipotesi – forse perché “alfiera” suona male – di un porta bandiera al maschile. Ebbene, sarebbe il caso che, almeno su questo punto si fosse tutti d’accordo e si prendesse l’impegno di individuare “l’alfiera” scegliendola tra le tante, bravissime e qualificatissime atlete.

Una volta assodato, quindi, che “dovrà essere una donna”, con tutto il rispetto che è dovuto al “futuro” e alle forze giovani del Paese, la prima volta di una atleta portainsegna non potrà che essere affidata ad una delle veterane del nostro sport: non tanto come forma di “risarcimento” per i tanti anni vissuti dalle nostre campionesse, anche quando i risultati venivano solo grazie al loro impegno, all’ombra dei loro colleghi maschi ma, anche e, soprattutto, quale riconoscimento della loro maggior forza di volontà e del “surplus” d’impegno che, da sempre, viene richiesto ad una donna-mamma che lavora. Figuriamoci ad una che per mestiere si misura con il proprio e l’altrui limite.

Scegliere una “veterana”, peraltro, non può che essere un buon segnale: per un paese allo sbando che avrebbe bisogno di ritrovare quell’amore, quel senso di appartenenza, quella forza d’animo e quel coraggio che le nostre donne hanno sempre dimostrato, soprattutto nei momenti più difficili; per il nostri giovani che avrebbero qualcuna – la nostra vessillifera alle olimpiadi – a cui ispirarsi per impegnarsi, per progredire e per cambiare; per l’Italia tutta alle prese, da troppo tempo, con oligarchie considerate invincibili e che, invece, come c’insegnano le nostre atlete, possono essere modificate e ricondotte a ragione.

è in questo ambito, dunque, e con questi sentimenti che proponiamo di promuovere ad alfiera della nostra squadra olimpica, Josefa IDEM: una donna, una mamma, un’atleta, una persona di cuore e di coraggio che incarna tutti i sentimenti di questa nostra Italia migliore.

Certo, il suo cognome “tradisce” ascendenze non proprio padane ma il suo cuore – legato ad un romagnolo DOC – è ormai parte di questa terra dove vive da quasi 25 anni, dove sono nati i suoi figli, romagnoli biondissimi e dove ha iniziato ad esprimere il suo impegno , sociale e politico, per migliorare – se possibile – la vita di tutti.

Chi, poi, come noi santernesi ha la fortuna di averla come compaesana, conosce la sua naturalezza, il suo modo – tutto romagnolo – schietto e sincero di rapportarsi alla vita e alle sue difficoltà, così come ha imparato ad apprezzare la sua fragile composta timidezza – tutta tedesca – di rapportarsi alle persone. Ma, ancora, ha imparato ad apprezzare in lei una forza di volontà, senza pari, che l’ha portata – dopo due gravidanze e a 44 anni suonati – a vincere la medaglia d’argento olimpica, a solo 4 millesimi di secondo da un’atleta ucraina di quasi vent’anni più giovane.

Quindi, al netto del confitto d’interessi – non so se c’è, ma va di moda dichiararlo – io, tutti i compaesani di Santerno, insieme a tutti i cittadini di Ravenna – che hanno avuto modo di apprezzarla come assessore allo Sport – vorremmo vedere, la sera del 27 luglio, la nostra “Sefi” sventolare il tricolore italiano, sotto i cui colori gareggia e che ha onorato di medaglie da oltre 25 anni. Sarebbe, pensateci bene, oltre che un buon passo avanti verso la sprovincializzazione del nostro Paese, anche un ottimo viatico per il miglioramento delle relazioni italiane con il partner tedesco.

Le firme che presentiamo, perciò, a sostegno della candidatura di Josefa vogliono essere una forzatura – fatta sui vertici del CONI – né più né meno di quelle portate a sostegno di altre atlete. Sostegno che corre il rischio, però, di annullarsi nella forza dei veti incrociati, lasciando spazio ad altre logiche ed altre aggregazioni.

Per questo motivo, sperando che non suoni come una sterile forzatura, proponiamo di procedere ad una libera elezione per nominare democraticamente, il portabandiera alle olimpiadi di Londra scegliendolo tra una rosa selezionata di nomi.

Siamo lo ammettiamo degli inguaribili utopisti ma, visto che non si vota per il governo – almeno per il momento – ci si lasci almeno il diritto di dire la nostra su chi debba “sventolare” i nostri colori alla Olimpiadi.

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