ROMA – Si è tenuta oggi, 8 Maggio, la seconda udienza del processo che vede imputato Alberto Palladino, leader di Casapound, per lesioni aggravate e violenza privata nei confronti di alcuni militanti del PD, aggrediti durante un attacchinaggio notturno in zona Prati fiscali alcuni mesi fa.
Palladino, lo ricordiamo, è attualmente agli arresti domiciliari e rimane tutt’ora l’unico identificato per l’episodio. La prima udienza si era tenuta il 12 Aprile scorso, ma era durata solo pochi minuti: il tempo necessario affinchè il giudice comunicasse la data del rinvio. Palladino, in quella sede, aveva preso la parola chiedendo che il regime cautelare a cui era sottoposto venisse alleggerito. Oggi sono invece stati ascoltati i cinque ragazzi aggrediti, i quali ribadiscono le accuse all’esponente di Casapound.
Davanti al Tribunale di Roma, invece, hanno manifestato alcuni membri di Casapound Italia, i quali hanno esposto striscioni in favore di Palladino, invocandone l’immediata liberazione. Armati di megafono, i militanti hanno intonato slogan e rimarcato l’ingiustizia di simili misure per delle lesioni che, secondo loro, “solitamente non richiedono più di 15 giorni di prognosi”. Immediata la replica di Miccoli, segretario cittadino del Pd e sin dall’inizio di questa storia in prima linea contro gli atteggiamenti intimidatori di Casapound e soprattutto contro il clima pesante che, sempre secondo Miccoli, i militanti del movimento avrebbero creato, a suon di scritte e slogan minacciosi.
“Vorrei sapere chi e’ che ha autorizzato questa manifestazione e se e’ normale che si possa organizzare un presidio davanti al tribunale con slogan di minacce, che si possono sentire in prossimita’ dell’aula di udienza, all’indirizzo dei testi che dovranno deporre”.