Sit-in e sciopero della fame contro il silenzio del Vaticano sui preti pedofili

ROMA – Erano una cinquantina i manifestanti provenienti da diversi paesi d’Europa, vittime di violenze da parte di preti pedofili, riunitisi ieri in un sit-in di protesta vicino a Castel Sant’Angelo, nei pressi del Vaticano.

Con cartelli, striscioni e piccole lanterne, i ‘survivors’ – così si autodefiniscono – chiedono da anni al papa tedesco di “assumersi le sue responsabilità e fare emergere la verità sugli abusi perpetrati da preti cattolici”. Quest’anno a questa iniziativa hanno partecipato anche ex alunni dell’Istituto Antonio Provolo di Verona per ragazzi sordomuti. La protesta, è stata promossa dalla rete ‘Survivors Voicè’, a un anno dalla prima manifestazione, svoltasi sempre a Roma nell’ottobre del 2010.

“Nonostante il massimo tradimento del nostro corpo e della fiducia che abbiamo subito, e dopo essere stati relegati in un ‘buco nero’ per tanto tempo, siamo ancora ignorati dalla Chiesa e visti come ‘danni collaterali’. – afferma una delle ‘sopravvissute’, l’inglese Sue Cox -. La Chiesa ha dimostrato ripetutamente mancanza di considerazione e la non volontà di assumersi responsabilità”.
I ‘survivors’ protestano perché “venga fatta la cosa giusta: che ci sia una investigazione indipendente e laica per questi crimini contro l’umanità”. Sui cartelli dei manifestanti poche ma chiari frasi chiedono di “smettere di proteggere i pedofili” e di  “rendere giustizia alle vite distrutte”.

“A distanza di un anno – racconta l’olandese Ton Leerschool, anch’egli vittima di abusi da parte di un prete cattolico- c’è una maggiore consapevolezza nel mondo su quanto è accaduto, ma non c’è stato nessun gesto, nessuna presa di responsabilità da parte della Chiesa. Guardano solo alla loro reputazione, a come limitare i danni”. I partecipanti alla manifestazione hanno affisso al muretto dell’argine lungo il Tevere, a ridosso di via della Conciliazione, un disegno con il volto di papa Ratzinger con la scritta “NO”, ma sono stati immediatamente invitati dalle forze dell’ordine a rimuoverlo.

Intanto ieri due attivisti italiani hanno iniziato lo sciopero della fame: Alberto Sala dell’associazione ‘Piccolo Alan’ si è presentato in Vaticano per chiedere un’udienza al Papa e l’applicazione di linee guida certe da parte della Chiesa; Francesco Zanardi, nelle scorse settimane si è recato a piedi da Savona al Vaticano per chiedere un vero aiuto alle vittime dei sacerdoti pedofili, ma visto il muro di gomma alzato dal Vaticano smetterà di alimentarsi lunedì 31 ottobre.
“Non abbiamo avuto risposta – hanno fatto sapere in un comunicato – e per questo da lunedì cominceremo uno sciopero della fame a oltranza”.  Sciopero della fame contro la mancata applicazione delle linee guida emesse dalla Santa Sede in materia di pedofilia.
Nel frattempo negli Stati Uniti sta iniziando un ennesimo processo per abusi sessuali su minori ad opera dei preti nella diocesi di Philadelphia e in Inghilterra lo scandalo pedofilia nella Chiesa si allarga e coinvolge anche la diocesi di Plymouth.

Ma le cose si stanno aggravando per la Chiesa cattolica dopo che un ex assistente sociale, incaricato di indagare sulle accuse di abusi sessuali nella diocesi di Plymouth, è stato incriminato e arrestato per possesso di 4.000 immagini pedopornografiche.
L’ennesimo scandalo del  pedofilo ingaggiato proprio per indagare sulla protezione dei bambini, mostra il vero volto della Chiesa cattolica, ormai incapace di trovare tra le sue fila una persona pulita e capace di porre rimedio anche in una sola diocesi.
Proprio in questi giorni il Vaticano ha ordinato una visita di controllo anche nell’abbazia benedettina di Ealing, nei pressi di Londra, dove, nella cui adiacente scuola, St Benedict’s, sarebbero stati compiuti abusi sugli scolari dagli anni Sessanta fino al 2009. Ma chi controllerà il controllore?

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