Intercettazioni. Napolitano non è ricattabile. I partiti solidali col Presidente

ROMA – La “campagna di insinuazioni e sospetti” verso Napolitano “ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcune testate di spacciare come veritiere presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il capo dello Stato e il senatore Nicola Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi”.

E’ quanto si legge in una nota del Quirinale. Il Colle ribadisce la corretezza del suo ricorso alla Corte costituzionale: “Risibile perciò è la pretesa di poter ‘ricattare’ il capo dello Stato”.

Insomma ci troviamo di fronte ad un tentativo di destabilizzare la più alta carica delle istituzioni, pensano in molti.   “Si è di fronte con tutta evidenza ad uno strumentale attacco contro la personalità che costituisce il riferimento essenziale e più autorevole per tutte le istituzioni e i cittadini”, per cui “ci si deve opporre ad ogni tentativo di destabilizzazione del Paese”. Così il premier Mario Monti in un colloquio telefonico, in cui esprime “solidarietà” al presidente della Repubblica Napolitano. “Il Paese -aggiunge- saprà reagire a difesa dei valori costituzionali incarnati in modo esemplare dal Presidente Napolitano e dal suo impegno instancabile al servizio della nazione”.

Alle parole di Monti fanno eco quelle del ministro della Giustizia Paola Severino: “Piena solidarietà al Capo dello Stato che subisce oggi l’ennesima campagna di insinuazioni e sospetti. Non si può trasformare la volontà di fare chiarezza su un tema interpretativo cos delicato – aggiunge Severino – spacciandola come volontà di nascondere i contenuti di una o più telefonate o addirittura come volontà di ostacolare un’indagine.  

Per Severino, contro Napolitano è in atto una «ennesima campagna di insinuazioni e sospetti solo perch‚ si è fatto carico, nell’esclusivo interesse dell’istituzione e nel pieno rispetto della correttezza procedurale, di chiedere alla Corte Costituzionale una pronuncia sul regime processuale delle intercettazioni di conversazioni che abbiano tra gli interlocutori il Presidente della Repubblica».
«Non si può trasformare – afferma il ministro in una nota – la volontà di fare chiarezza su un tema interpretativo così delicato rivolgendosi al massimo organo di interpretazione della legge, spacciandola come volontà  di nascondere i contenuti di una o più telefonate o addirittura come volontà di ostacolare un’ indagine che deve avere il suo corso e i suoi esiti
giudiziari. Cos come – prosegue Severino – non si può permettere di trasformare la doverosa difesa delle prerogative costituzionali del Capo dello Stato e la tutela di interessi indisponibili, come quello alla riservatezza nelle sue conversazioni, falsamente rappresentandola come una sorta di sipario da far calare sul contenuto delle intercettazioni». «Chi veramente ama e vuol rispettare e far rispettare i valori della legalità e della giustizia – conclude il Guardasigilli – ha il dovere di attendere, con serenità e senza strumentalizzazioni, la decisione della Corte Costituzionale».

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