Baby prostitute. Tutto iniziò come una bravata

ROMA – Era iniziata come una brutta storia finita sulle pagine di giornali e nei titoli dei tg nazionali la vicenda di due ragazzine quattordicenni che si prostituivano a Roma, nella Roma bene dei Parioli, per comprare vestiti firmati e farsi ripagare con ricariche telefoniche. 

La storia però sta diventando una storiaccia che fa rabbrividire e pone non solo sentimenti di impotenza ma paura, sgomento. Le bambine non erano solo un po’ più “adulte” e disinibite delle loro coetanee, non volevano solo trovare il modo (più semplice non ce n’è) per arrivare a guadagnare cifre stabilite dallo stesso sfruttatore Mirko Ieni (ora in carcere), in una sorta di prezzario, 300 euro per due ore e 500 per mezza giornata. Il giro si sta allargando e assume non solo contorni raccapriccianti ma accende un faro su una vicenda che, si, non avremmo mai voluto sentire ma che non ci può non far riflettere su quale società ci circonda e a cosa sono esposti gli anelli più deboli di questa, i giovani, i ragazzi, gli adolescenti. Ragazzi e ragazze lontani dalla maggiore età e lontani anche dalla soglia dei sedici anni ribadita da una delle baby prostitute alla mamma che la minacciava di ritirarla dal liceo per farla dedicare a tempo pieno alla redditizia attività. 

Le due ragazzine avevano cominciato “un po’ per gioco” ma il salto di qualità non ci sarebbe stato se qualche cliente non fosse stato promosso a sfruttatore interessandosi al business, procurando loro i contatti giusti, prendendo in affitto l’appartamento-alcova ai Parioli grazie al quale gli incontri amorosi divenivano stabili e salivano di prezzo. 

Poi c’è stato il sito internet, ormai noto a molti negli ultimi anni, bakekaincontri.com, che da la possibilità alle avvenenti ragazzine di allargare gli orizzonti, dare loro un’altra prospettiva. Le notizie di questi giorni dimostrano questa escalation e la storia, iniziata come una “bravata” di ragazzine che vendono il proprio corpo, svela tutte le fattezze di una organizzazione che ruota intorno. Non parliamo più (solo) di due adolescenti sfruttate da un adulto senza scrupoli ma salta fuori anche il cliente/professionista di turno, Riccardo Sbarra, in stato di fermo con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, e clienti/procacciatori in altre città. Non solo Roma quindi, ma anche Firenze, Milano, Bologna. Le “lolitine”, così le definiva Sbarra, non erano sole ma coadiuvate da prostitute professioniste, escort che procuravano clienti e introducevano le piccole nei giri che contano, in quelli dove è possibile “fare la vita” e non accontentarsi della ricarica sul cellulare o dei pochi spicci per comprare l’accessorio firmato. Le ragazze erano richieste da Milano, dove il tariffario prevedeva 1000 euro al giorno più le spese, trasferte nella costa toscana, Versilia, Costa Azzurra. Insomma non “semplici prestazioni vicino casa” ma un vero e proprio giro di prostituzione avvalorato anche da quel cliente che le richiese per cinque giorni a Cannes con relativa contrattazione, intercettata dai carabinieri del nucleo investigativo, per trovare un compromesso tra i 500 euro giornalieri offerti e i 1000 richiesti. 

 

La storia però presenta ancora tratti oscuri, non detti e taciuti. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pubblico ministero Cristina Macchiusi aprono in queste ore un secondo fascicolo di inchiesta per cessione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le ragazzine erano in possesso di dosi di droghe e l’attenzione degli investigatori è ora quella di capire come ne vennero in possesso e quale ruolo avessero i loro “clienti manager”. 

Altro aspetto raccapricciante della vicenda è il ruolo di una delle due mamme delle baby squillo, tutt’ora in carcere, che dalle intercettazioni risulta non solo essere a conoscenza di come la figlia si procurasse i soldi, in un primo momento confessò che era sicura la figlia spacciasse ma non poteva immaginare la prostituzione, ma fosse la madre stessa a spronare la figlia. “Senti un po’…ma tu che fai? Non te movi oggi? […] io sto a corto, dobbiamo recupera’” arrivando a consigliare alla figlia di lasciare il liceo se non riusciva a conciliare i due impegni. 

Un ulteriore filone che sta emergendo in queste ore è quello della pedofilia e pedopornografia. Sono stati arrestati una ventina di clienti in questi giorni, ricordiamo che le ragazze dichiararono di avere in media due appuntamenti al giorno e l’inizio di questa attività trova collocazione nello scorso inverno, non solo con l’accusa di sfruttamento della prostituzione minorile ma anche con la produzione di film pornografici. Al giro delle ragazze inoltre non si esclude anche la presenza di altre giovani minori romane, nonché ragazzini  e la figura, da poco emersa, di un probabile baby gigolò.

L’operazione Ninfa continua, non sappiamo a quali risvolti possa arrivare, quali intrecci e trame possa svelare. Quella che sembrava inizialmente “l’autonoma” decisione di due giovani ragazze romane, con famiglie disagiate e poco attente alle spalle, che avevano escogitato un modo per sbarcare il lunario sta prendendo sempre più le fattezze di una organizzazione con addentellamenti in varie città italiane con punte anche fuori dal bel paese. La presenza di adulti che sistematizzavano il meccanismo criminale conferendogli una sorta di armonizzazione e produttività è dato un certo. 

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