Non c’è pace per Pompei. Dopo i crolli, anche i furti

ROMA – Solo ieri è stata resa nota la notizia della scomparsa di un pezzo di affresco che raffigura la dea “Artemide” dalla domus di “Nettuno” negli scavi di Pompei.

Ad affermarlo è stata la Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia. Scattano dunque, le indagini per ritrovare lo stucco affrescato dall’inestimabile valore. La scoperta del furto, era stata segnalata da un custode in servizio che effettuava un giro di controllo nella Regio VI. La data certa della scomparsa, però, ancora non è stata stabilita. Può risalire a settimane fa, addirittura mesi. L’ambiente, infatti, è fuori dal circuito di visita e non sempre i custodi o i tecnici della soprintendenza entrano nelle domus chiuse. I carabinieri stanno svolgendo indagini a tutto campo per ritrovare l’affresco trafugato dalla Regio VI, per identificare il responsabile. Le telecamere del sistema di videosorveglianza, però, non coprono via Consolare, l’area tra Porta Ercolano e via delle Terme in cui si è consumato il mistero.

Difficile, dunque, vedere il volto del colpevole, o dei colpevoli, dalle immagini registrate dalla sala regia. La scomparsa dell’opera d’arte, quindi, è un vero e proprio giallo. In un primo momento si era pensato che la parte dell’affresco mancante di “Artemide”, la dea seduta ai piedi di Apollo, potesse essere nel laboratorio di restauro della soprintendenza, vista l’accurata tecnica utilizzata per staccare l’affresco dalla parete. Era partita così la ricerca interna. Gli investigatori, però, non hanno trovato alcun riscontro positivo in tal senso anche perché la casa di “Nettuno” non è interessata da lavori di restauro. E’ stato accertato che “Artemide” è stata trafugata da mani esterne e non si trova in alcun luogo o laboratorio interno della soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia. L’inchiesta, dunque, si è estesa all’esterno del sito, in particolare nel campo del mercato nero delle opere d’arte. Il Mibact non rimane a guardare e, a quanto apprende l’Adnkronos, ha avviato un’indagine interna, che si affianca a quella delle forze dell’ordine. L’affresco protagonista del furto, e’ di un metro quadrato e raffigura Apollo e Artemide, ed e’ proprio la figura della dea ad avere attirato i ladri. “Dal sopralluogo eseguito dai tecnici della Soprintendenza e dai carabinieri di Pompei – si legge in una nota – e’ stato accertato che ignoti si sono introdotti nella casa, che si trova all’interno di un settore della citta’ non aperta al pubblico e con un oggetto metallico hanno scalpellato l’angolo superiore di un piccolo quadretto, asportando un frammento di circa 20 cm di diametro, in cui compariva la figura di Artemide”. Le forze dell’ordine indagano anche sulle attivita’ di vigilanza del personale di custodia anche nei giorni precedenti al furto. “La notizia del furto e’ stata finora tenuta riservata per non compromettere il risultato delle indagini in corso, particolarmente delicate”- spiega la Soprintendenza per giustificare il silenzio sul fatto. Il Procuratore Alessandro Pennasilico ipotizza che: “Nei furti perpetrati nelle aree archeologiche, a Pompei come altrove, quando la refurtiva è di piccole dimensioni, si può anche pensare al comportamento ‘incivile’ di un visitatore qualsiasi ma in questo caso più fattori fanno immaginare che il furto possa essere stato eseguito su commissione: l’area è chiusa ai visitatori, il pezzo è stato ‘tagliato’, difficile che un turista potesse entrare in quella domus e avesse a disposizione i mezzi necessari al furto”; e afferma anche che “il primo passo è ora riuscire a determinare con precisione il momento nel quale il furto è stato compiuto”. Una data precisa aiuterebbe anche a utilizzare al meglio quanto può essere recuperato dai filmati di videosorveglianza. “E’ vero che l’area in senso stretto non è coperta dalla videosorveglianza ma ci sono comunque delle possibilità da sfruttare”, sottolinea. Quanto alla possibilità che nella vicenda sia coinvolta la camorra, il Procuratore osserva che “la criminalità organizzata è sempre molto attenta, a tutto” ma “forse è eccessivo ipotizzare un coinvolgimento specifico per questo tipo di crimine”.

La scomparsa del frammento di affresco raffigurante Artemide dalla Casa del Nettuno non è l’unico caso recente di sottrazione dagli scavi di Pompei. C’è già stato un precedente che si è però concluso positivamente: a gennaio scorso, secondo quanto si apprende da fonti delle forze dell’ordine, la Soprintendenza archeologica si era infatti vista recapitare un pacchetto contenente un frammento di pochi centimetri. Il frammento raffigurava un decoro di foglie, probabilmente appartenente a una decorazione rimossa dalla domus di provenienza e sottoposta a restauro in un laboratorio specializzato all’interno dell’area archeologica. Il pacchetto risultò inviato da Firenze ma con mittente ‘fantasma’. “Le norme ed i finanziamenti ci sono, Pompei muore di ritardi, di incuria e di burocrazia. Serve un piano drastico: ci sono 6 milioni di euro per estendere la videosorveglianza ancora non spesi” queste le accuse di Marcucci del Pd. Non c’è dunque un’attimo di pace per la famosissima Pompei. Forse proprio perchè anche un singolo granello di polvere che fa parte di questa città, rappresenta una storia incredibile e un tesoro inestimabile di arte e ricordi. Ma forse proprio per questo è un sito da salvaguardare e proteggere. Andrebbe dunque usata ogni singola possibilità per garantire la salvaguardia sia dalle corrosioni del tempo e della natura, ma a quanto pare anche dell’uomo. 

 

 

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