ROMA – Da oggi alla domanda “ come è suddivisa l’Italia? “ non dovremmo più rispondere “ in ventuno regioni “, bensì in “ otto aree “. A stabilirlo è stata un’indagine svolta dall’ Agenzia delle Entrate, che in base ad una statistica inferenziale, ha stabilito quali sono le aree italiane a rischio di evasione.
Gli otto gruppi, “niente da dichiarare?, stanno tutti bene, gli equilibristi, rischiose abitudini, rischio totale, non siamo angeli, l’industriale e metropolis” ( questi i nomi assegnati direttamente dal fisco ), sono il frutto di uno studio che ha tenuto conto della dimensione e popolosità dell’area, della sua pericolosità sia sociale che fiscale, del tenore di vita medio, delle sue strutture produttive, dalla possibilità all’accesso a strumenti tecnologici e la presenza di infrastrutture. Tramite queste sette variabili, è risultato che le zone a più basso tasso di evasione sono le città del centro-nord, fatta esclusione per le metropolis di Milano e Roma, dove l’alto tasso di pericolosità sociale ha fatto sì che questi due centri urbani risultino come luoghi a medio-alto rischio.
La nuova “ mappatura” dell’ Italia, nata come con l’obbiettivo alla lotta dell’evasione fiscale, già dalle sue prime ore è stata la causa di dibattiti e accuse lanciate soprattutto dai cittadini sul web, che commentando questa indagine esprimono il loro dissenso, ritenendola come un’ inutile spreco di soldi e tempo, soprattutto per un’ Italia che dovrebbe preoccuparsi di altri pericoli, come quello della corruzione. Numerosi anche i commenti ironici, che suggeriscono una nuova indagine che suddivida il nostro stivale in aree in cui i contribuenti possono ancora dare “ indumenti intimi”, e altre in cui è già stato dato tutto, anche la vita.